«Dobbiamo difenderci da soli, per il nostro diritto di lavorare, per la nostra dignità di lavoratori ed esseri umani, per il nostro diritto di vivere!». A lanciare il grido è Vittorio Susani, cassaintegrato della Unilever di Casalpusterlengo, oggi, con una lettera al quotidiano Il Cittadino di Lodi. Uno dei pochi lavoratori rimasti quest'anno in cassa integrazione, spiega, un secondo anno pagato dalla Regione Lombardia. E aggiunge: «Peccato però che da due mesi la Regione non stia pagando a noi lavoratori espulsi dall'azienda il nostro misero stipendio».
Alle ultime elezioni sindacali interne la CGIL ne è uscita sconfitta: la sua linea «ha portato solo, in accordo con l'azienda, al vergognoso sacrificio di 170 lavoratori». E per cosa poi? «Solo per aumentare i profitti della multinazionale, non per far fronte alla famosa crisi mondiale». E «la nuova RSU sembra mantenere le stesse posizioni della vecchia, senza imporre la sua voce per far rientrare i cassaintegrati rimasti (saremo forse solo una ventina oramai), senza organizzare una lotta, senza muovere un dito insomma». Ed il lavoro secondo Susani c'è: «Si sa che la Unilever ha richiamato alcuni lavoratori fino a settembre». E dunque qualcosa si può, si deve fare «per garantire il lavoro a tutti quelli che ne hanno diritto, cassaintegrati compresi!».
Dalla lettera si possono trarre due insegnamenti. Il primo sul piano sindacale: «Non dobbiamo dare ascolto a chi dice di esser dalla nostra parte ma poi ci volta le spalle e accetta tutto quello che l'azienda gli dice di fare».
Il secondo politico, riguardante la Regione: «Mi chiedo come possano giocare così sulla pelle di persone e famiglie che da due mesi non vedono un euro e che però devono sfamare se stessi e i loro figli...». Beh, c'è «Comunione e Fatturazione» da finanziare...
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