Il Corriere della Sera ha pubblicato lunedì scorso una lettera di Vittorio Sgarbi, inviata nella sua veste di sindaco di Salemi. La lettera è un grido di allarme di un attentato al paesaggio che sta per compiersi non solo a Salemi o in Sicilia, ma in tutta l'Italia, Lodigiano compreso. L'ultima sottolineatura la faccio perché vivo in un ambito dove una amministrazione comunale di centrosinistra si riempie la bocca con parole come «green economy», ma che ha previsto nel Pgt (piano di governo del territorio), come molti se non tutti i comuni lodigiani, un aumento della cementificazione e permette nel contempo col suo silenzio la distruzione nel territorio del comune di filari, che nel programma elettorale invece aveva promesso di aumentare, perché la presenza di alberi è un aiuto contro l'inquinamento che fa di questo territorio, nonostante le apparenze, uno dei più inquinati del mondo. Il pericolo segnalato da Sgarbi nel Lodigiano è presente perché gli agricoltori o le loro associazioni hanno già cominciato a mettere le mani avanti sul quotidiano Il Cittadino.
Scrive Sgarbi: «Un nuovo miraggio di facili guadagni sembra abbia accalappiato agricoltori in crisi e molti imprenditori in cerca di provvidenze pubbliche». Il miraggio si chiama fotovoltaico. A sostegno del quale, aggiunge Sgarbi, vengono avanzate «considerazioni che ho già sentito: nuovi posti di lavoro e cospicue remunerazioni per i proprietari dei terreni che smetterebbero di coltivare l'uva, le arance, gli ulivi, per dare in affitto i poderi». Tutto il mondo è paese e la prassi sempre la stessa. Sgarbi lamenta, siamo in Sicilia, le infiltrazioni mafiose, che già si sono viste nell'eolico. Qui da noi solo da qualche settimana si sono aperti finalmente gli occhi scoprendo che la «Sicilia» o la «Campania» non sono poi così lontane, ma ce le abbiamo in casa.
«Se la politica oggi può prevenire la devastazione del paesaggio non vedo perché non lo debba fare. Non vedo perché si debba cancellare la civiltà agricola per dare spazio a fonti di energia rinnovabile». Insomma, dice Sgarbi, si scelgano altri siti, aree dismesse, come è stato fatto qui in comune di San Fiorano con la base militare in disuso da decine di anni. Sgarbi sostiene che usando indicazioni previste dal protocollo di Kyoto si sta tentando «di far passare una serie di bubbole». E racconta: «Il miraggio di questo nuovo business legato al fotovoltaico è arrivato anche a Salemi, la città di cui sono sindaco dal 2008. In un'assemblea con una minoranza di agricoltori vittime della globalizzazione e disperati per l'erosione dei redditi e con imprenditori pronti a utilizzare il fiume di contributi pubblici dell'Unione Europea, mi è stato chiesto di autorizzare l'installazione di impianti fotovoltaici nelle campagne. Ho risposto: fin quando sono sindaco, decido io. E faccio parlare Salemi in tutto il mondo per la sua civiltà, non per lo stupro del paesaggio».
Per Sgarbi «sul fotovoltaico nelle campagne non c'è nessuna mediazione possibile», e «bisogna smetterla con la retorica per cui siccome c'è gente che deve lavorare, si continua a distruggere il paesaggio». E sottolinea: «Non si tiene certo aperta una fabbrica che inquina solo perché bisogna garantire uno stipendio ai dipendenti». Ma dice, «tuttavia, non avendo pregiudizi sul fotovoltaico, ho anche indicato un'alternativa». E cioè: «In Italia abbiamo un numero impressionante di edifici orrendi su cui si possono installare i pannelli».
Il giudizio è netto e su di esso una riflessione serena dovrebbe essere prima o poi fatta: «Gli impianti fotovoltaici, proprio come gli impianti eolici, sono orrori contro l'agricoltura, contro la civiltà, contro il paesaggio, contro il territorio. Per complicità della Regione e per complicità dell'Europa. La campagna viene stuprata: si estirpano i vigneti per realizzare le piattaforme di cemento armato. I pannelli solari e le pale eoliche creano un'alterazione del paesaggio, anche se vengono montate con un obiettivo positivo: produrre energia pulita».
Per Sgarbi gli impianti fotovoltaici e le pale eoliche sono illegali perché «in palese contrasto con l'articolo 9 della Costituzione: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione"».
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