Oggi, nelle pagine di Lettere & Opinioni, il quotidiano Il Cittadino pubblica una lettera, inquietante per molti aspetti, che, proprio per quanto denuncia, va aiutata nella sua divulgazione. Cosa che nel mio piccolo faccio.
Scrive Angelina Corvi: «Caro direttore, sono Angelina, desidero estrinsecarle la mia disapprovazione su quanto visto. Tutti gli anni nella ricorrenza del 25 aprile, appena fa bello, mi faccio accompagnare da mia nipote a Corno Giovine presso la cascina Castelletto a porre un fiore dove fu fucilato il giovine Beltrami. Fu sicuramente un bravo ragazzo, molto mite anche se poco scelto di cervello, solo, fece una morte orribile di agonia, in quanto fu impedito il soccorso a chi stava sfalciando l’erba con lui, sotto minaccia d'armi. Lo conoscevamo tutti nelle cascine perché veniva a chiedere lavoro o un boccone di pane. Ho trovato il cippo commemorativo disfatto, i due grossi cipressi tagliati, li avevamo piantati 60 anni fa, il cippo sommerso di terra della pulizia dei fossi. Ho chiesto spiegazione al contadino, mi ha detto che gli alberi erano caduti, alla mia reazione che il ceppo del tronco era lì bel diritto come risulta dalle foto [il giornale pubblica una foto], ha cambiato versione sussurrando di pensare ai fatti miei. Chiedo la vostra collaborazione affinché la tomba sia sistemata e gli alberi ripiantati, mi raccomando non piccolini piccolini che poi muoiono subito ma di almeno 3 metri. Grazie».
In tutto il Lodigiano, territorio tra i più inquinati del mondo, che ha un triste primato di tumori, agricoltori dissennati suonano la danza macabra della motosega. E nessuno fa niente per impedire il taglio di alberi od obbligare ad una ripiantumazione. Alberi che aiuterebbero a mitigare l'inquinamento. Lo sfregio di Corno Giovine è un simbolo. Il simbolo di una nuova Resistenza da mettere in piedi contro questi avvoltoi del verde e chi in ambito amministrativo li sostiene per i trenta denari di qualche manciata di voti.
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