lunedì 5 luglio 2010

Padroni a casa nostra

La Lega inaugura la nuova sede provinciale, «un investimento per tutto il territorio, la gente troverà sempre le porte aperte e potrà venire anche a criticare e gli amministratori della Lega dovranno accogliere le esigenze». Così Pietro Foroni, presidente della Provincia di Lodi, riportato oggi dal quotidiano Il Cittadino di Lodi. Tanto per citare tra i molti c'è anche Andrea Gibelli che spiega: «Dalla prima sede all'attuale sono cambiate tante cose. Nel 1990 si parlava di federalismo di nascosto, oggi sta nascendo già il Lombardismo, una necessità storica che dimostra come le regioni che pretendono l'assistenzialismo statale siano ormai sganciate dalle regioni virtuose come la Lombardia». Certo qualche puntino sulle i forse andrebbe messo, ma sarà per un'altra volta, anche se, onestamente, quel «Lombardismo» un po' inquieta. Più importante è quanto Foroni dice d'una gestione del Lodigiano targata Lega. E per prima cosa, un finanziamento di 21 milioni di euro per cinque arterie stradali del territorio e «non un euro di indebitamento». Ed è già una partenza col piede giusto. E aggiunge: «Inoltre abbiamo tirato fuori dei progetti che giacevano da anni nei cassetti, riguardanti la ristrutturazione di alcune scuole». Ma guarda... «La Provincia sta lavorando sodo, ci sarà una rivoluzione viabilistica e culturale per tutto il Lodigiano. Per essere padroni a casa nostra». Che dire? Un «ci voleva» ci sta dopo una gestione in gran parte fallimentare della precedente giunta Felissari che riempiva i cassetti, non a caso bocciata dagli elettori.
Piace quel «rivoluzione culturale», che si spera non si limiti ad una riedizione dei cartelli bilingui o a qualche sponsorizzazione targata Padania, ma che si preoccupi realmente di portare questo territorio nel ventunesimo secolo favorendo, ad esempio, il superamento dei campanili e cominciando a ragionare sull'accorpamento dei piccoli comuni in entità sostanzialmente più grandi. È anche questa la rivoluzione culturale cui puntare assieme ad un assetto statuale federalista. Non solo si otterrebbero benefici in termini economici con l'eliminazione di sprechi, doppioni e quant'altro, ma si contribuirebbe ad elevare con una maggiore competizione la qualità della politica amministrativa e dei politici lodigiani, generalmente oggi ovunque ad un livello basso.

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