martedì 6 luglio 2010

Eccellenze

Racconta Gigi Bisleri di Lodi oggi in una lettera pubblicata dal Cittadino d'una sua disavventura, che proprio per l'entità, in fin dei conti lieve, mostra l'aspetto paradossale della tanto decantata eccellenza sanitaria lombarda. È sabato 3 luglio, il signor Bisleri ha un fastidio all'occhio e decide di recarsi al pronto soccorso dell'ospedale di Lodi per le cure del caso. Lì si fa un'ora e mezza di attesa «in piedi e in fila» per poter accedere alla fine all'accettazione. Finalmente. Ma la dottoressa di turno, dopo la valutazione del caso gli comunica che lo specialista in ospedale non c'era e gli consigliava di recarsi all'ospedale di Pavia, proprio non dietro l'angolo, dove avrebbe trovato la specifica assistenza di cui aveva bisogno.
Morale: «Mi domando e mi chiedo, dice il Bisleri, è mai possibile che per accedere all'accettazione bisogna fare una fila in piedi, quando nei negozi meglio organizzati basta ritirare un numerino e attendere la chiamata?». Già, un distributore di numeri non manderebbe certo in malora la sanità lombarda. «Faciliterebbe il compito ed i pazienti potrebbero attendere la chiamata tranquillamente seduti. Non penso che applicare questo sistema crei problemi al pubblico ed alla amministrazione». Puro buon senso.
E veniamo al voto sull'«eccellenza»: «Con tanto parlare che si fa della sanità, è mai possibile che in un sabato pomeriggio il reparto oculistica sia chiuso e non ci sia uno specialista reperibile?». Già, un pugno in un occhio.

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