sabato 31 luglio 2010

Convulsioni

Mi è capitato tra le mani un comunicato del Partito Comunista dei Lavoratori di ieri, titolo: «Per una risposta di classe alla crisi del berlusconismo». Non mi sarei soffermato a rifletterci sopra più di tanto se quel titolo non m'avesse richiamato alla mente un'agenzia del giorno prima, che riportava le parole del segretario del Pd Pierluigi Bersani a commento dello stato dell'arte, in quel momento, dello scontro Berlusconi-Fini, ampiamente superato poche ore dopo. Diceva Bersani: «Siamo oltre le colonne d'Ercole del berlusconismo, in acque sconosciute». Già la citazione classica era segno di un non sapere che pesci pigliare di fronte ad una realtà politica incompresa e forse incomprensibile per il segretario democrat. Tant'è che aggiunge subito: «A questo punto o fanno un ragionamento su una nuova fase di transizione o scelgono di galleggiare o strappano e non si sa dove si va. Mi auguro riflettano». E intanto? Nel mentre riflettono? Diceva l'agenzia: «Il Pd è pronto ad "ogni evenienza", ma spetta alla maggioranza prendere atto che si è giunti ad una svolta e che è necessario un atto di 2responsabilità. Bersani ribadisce la disponibilità dei democratici a sostenere un eventuale governo di transizione che "ristabilisca la democrazia parlamentare che è stata stravolta" e affronti alcuni "temi fondanti"». Insomma pronti alla supplenza. Altro che il tormentone rivolto a D'Alema, l'invito a fare qualcosa di sinistra. Qui siamo alla frutta. E ancora Bersani ribadiva a chi li chiedeva della possibilità delle elezioni anticipate: «Non sono nella nostra disponibilità, nelle nostre intenzioni. La maggioranza è di fronte ad un bivio: o accetta il fatto che c'è un pensiero nuovo o va a un galleggiamento precario, o ad uno strappo. Ma la palla sta a loro, al loro senso di responsabilità». Mamma mia. Questo è il partito, parola di Rosy Bindi, che potrebbe vincere con tranquillità le elezioni anticipate? Scherziamo?
Ma torniamo al comunicato. Questo è l'incipit: «La crisi verticale del berlusconismo è insieme una crisi di blocco sociale, di equilibri politici, di relazioni istituzionali. E apre una fase di convulsioni politiche profonde». Perbacco, una catastrofe globale sembrerebbe di capire. Un abisso pronto ad inghiottire la borghesia italiana e la casta politica, ma veltronianamente anche la restante parte della società. Il rimedio, la panacea però c'è, continua il comunicato: «Ma solo il rilancio di una grande mobilitazione sociale del mondo del lavoro, attorno alle proprie rivendicazioni indipendenti, può portare sino in fondo la crisi in atto e darle uno sbocco positivo per le classi subalterne». Il potere ai lavoratori. Ma esiste ancora la «classe operaia», quella che andava in paradiso? Per il Pcl se non si rilancia il rischio del viceversa è tremendo: «Viceversa, si rischia o la sopravvivenza del governo e magari con essa un nuovo affondo plebiscitario del Cavaliere; oppure una soluzione trasformista di ricambio istituzionale, benedetta da Bankitalia e Marchionne. In entrambi i casi la continuità delle politiche dominanti contro i lavoratori». Insomma non siamo molto lontani da Bersani, il livello verbale è più «marxista», ma la sostanza la stessa: fuffa. Già, perché chi dovrebbe mettere in piedi la mobilitazione medicinale? Ma è ovvio: dice il comunicato che «è ora che tutte le sinistre politiche e sociali uniscano le proprie forze in un'azione di classe indipendente, in piena autonomia da centrosinistra e centrodestra, puntando apertamente ad una soluzione di classe della crisi berlusconiana nella prospettiva di un governo dei lavoratori», che è «l'unico governo che possa liberare l'Italia dalla dittatura della Fiat, dei banchieri, delle mille cricche del malaffare». Insomma è sempre più chiaro perché la Lega rafforzi il suo elettorato proprio con quei lavoratori che secondo il Pcl dovrebbero, in prospettiva naturalmente, governare l'Italia.

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