Dopo la digressione sui paradossi dell’inno di Mameli fatta nel precedente post, riprendo ora un articolo sullo stesso tema tratto dalle rassegne stampa di ieri, pubblicato da Il Mattino, a sigla M.P.M. ed intitolato «Ma ora se ne può occupare la magistratura ordinaria». Il tema centrale è sempre il Senatur e le sue sparate, come se quest’ultime fossero un problema fondamentale e straordinariamente urgente per la vita quotidiana degli italiani, nordici o meridionali che siano.
Nulla esclude che ora possa essere la magistratura ordinaria a indagare su Umberto Bossi, per quelle parole e quel gesto nei confronti dell’inno nazionale. Per Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, la decisione dei magistrati veneziani indica soltanto che non hanno ritenuto colpevole di vilipendio il Senatur, nelle sue funzioni di membro del governo.
Quale è la differenza tra i fatti che hanno portato Umberto Bossi a una condanna definitiva per vilipendio nel 2007 e gli eventi di Padova, per i quali è stata richiesta l’archiviazione?
«Il codice penale, all’articolo 292, parla di vilipendio alla bandiera o ad altro emblema dello Stato. Ma non mi pare che l’inno nazionale sia mai assurto ufficialmente a emblema dello Stato. Da qui, probabilmente, la differente conclusione da parte della Procura di Venezia».
Il procuratore aggiunto Carlo Mastelloni ha chiesto l’archiviazione perché le espressioni utilizzate da Bossi non sarebbero in rapporto strumentale con l’esercizio delle sue funzioni ministeriali. Significa che non si può procedere perché in quella circostanza Bossi non agiva da rappresentante del governo ma magari da esponente della Lega?
«I reati sono di competenza del Tribunale dei ministri quando vengono compiuti nell’esercizio della funzione di ministro. Spetterà ora a questo Tribunale decidere se archiviare o inviare gli atti, nel caso specifico, alla Procura di Padova qualora si ipotizzasse che il reato c’è stato ma non compiuto da Bossi quale ministro. E visto che a Padova si trattava di un congresso di partito, si può pensare che in quella circostanza Bossi agisse nella veste di leader politico».
Questo significa che ora può essere indagato dalla magistratura ordinaria per quel gesto nei confronti dell’inno?
«Sì, se ne può occupare la magistratura ordinaria, se si ravvisano gli estremi del reato».
Che cosa si intende esattamente con vilipendio?
«La materia è abbastanza discussa in giurisprudenza. Il vilipendio è qualcosa di più che non una espressione critica anche se aspra. È negare valore, disprezzare. La giurisprudenza utilizza una serie di espressioni per interpretare in maniera restrittiva ciò che è il vilipendio rispetto a ciò che si intende come critica».
Che cosa rischia chi è riconosciuto colpevole di vilipendio?
«Per il vilipendio alla bandiera la pena prevista è la reclusione da uno a tre anni».
Nulla esclude che ora possa essere la magistratura ordinaria a indagare su Umberto Bossi, per quelle parole e quel gesto nei confronti dell’inno nazionale. Per Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, la decisione dei magistrati veneziani indica soltanto che non hanno ritenuto colpevole di vilipendio il Senatur, nelle sue funzioni di membro del governo.
Quale è la differenza tra i fatti che hanno portato Umberto Bossi a una condanna definitiva per vilipendio nel 2007 e gli eventi di Padova, per i quali è stata richiesta l’archiviazione?
«Il codice penale, all’articolo 292, parla di vilipendio alla bandiera o ad altro emblema dello Stato. Ma non mi pare che l’inno nazionale sia mai assurto ufficialmente a emblema dello Stato. Da qui, probabilmente, la differente conclusione da parte della Procura di Venezia».
Il procuratore aggiunto Carlo Mastelloni ha chiesto l’archiviazione perché le espressioni utilizzate da Bossi non sarebbero in rapporto strumentale con l’esercizio delle sue funzioni ministeriali. Significa che non si può procedere perché in quella circostanza Bossi non agiva da rappresentante del governo ma magari da esponente della Lega?
«I reati sono di competenza del Tribunale dei ministri quando vengono compiuti nell’esercizio della funzione di ministro. Spetterà ora a questo Tribunale decidere se archiviare o inviare gli atti, nel caso specifico, alla Procura di Padova qualora si ipotizzasse che il reato c’è stato ma non compiuto da Bossi quale ministro. E visto che a Padova si trattava di un congresso di partito, si può pensare che in quella circostanza Bossi agisse nella veste di leader politico».
Questo significa che ora può essere indagato dalla magistratura ordinaria per quel gesto nei confronti dell’inno?
«Sì, se ne può occupare la magistratura ordinaria, se si ravvisano gli estremi del reato».
Che cosa si intende esattamente con vilipendio?
«La materia è abbastanza discussa in giurisprudenza. Il vilipendio è qualcosa di più che non una espressione critica anche se aspra. È negare valore, disprezzare. La giurisprudenza utilizza una serie di espressioni per interpretare in maniera restrittiva ciò che è il vilipendio rispetto a ciò che si intende come critica».
Che cosa rischia chi è riconosciuto colpevole di vilipendio?
«Per il vilipendio alla bandiera la pena prevista è la reclusione da uno a tre anni».
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