Sullo stesso tema delle morti bianche raccolto dal precedente post, è utile anche la lettura del seguente articolo «Fasulli i dati sulle morti bianche», tratto da Libero di ieri, che giornale dell’opposizione pidina certo non è.
La denuncia del sottosegretario: “I dati sulle morti bianche fasulli”. Si muore durante il lavoro, ma anche sul tragitto verso l’ufficio. Poi però si va a finire tutti in un’unica elastica categoria, come se la causa fosse una sola: il mercato senza regole.
È stata tanto estesa da dipingere a tinte più fosche la realtà delle "morti bianche". Ci pensa Roberto Castelli, sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, a ridimensionare il fenomeno.
Commentando i dati diffusi dal Censis, non teme di affrontare il tabù affermando che «le statistiche sulle morti sul lavoro che periodicamente ci vengono trasmesse sono fasulle. Infatti soltanto in Italia esiste il paradosso per il quale si contano come morti sul lavoro, al fine di poter dare benefici assicurativi da parte dell’Inail, anche le morti che avvengono per incidenti stradali capitati mentre si va al lavoro o mentre si torna a casa dopo il lavoro. Morti che evidentemente nulla hanno a che vedere con la sicurezza in fabbrica».
Assolte le imprese
Sa di aver infranto un mito del vetero-marxismo, secondo il quale i padroni sfruttano gli operai fino a ucciderli. Ma la sua non è tanto una provocazione quanto un tentativo di ridurre le contraddizioni che alimentano la retorica propagandistica della lotta di classe. Infatti il ministro si premura di aggiungere che «con ciò non si vuole assolutamente sottovalutare il problema. Anzi occorre impegnarsi sempre di più. Tuttavia credo che un po’ di verità faccia bene a tutti. È il momento di smetterla di criminalizzare gli imprenditori italiani. Se infatti estrapoliamo gli incidenti che avvengono in agricoltura e in edilizia, vedremo che in Italia la sicurezza delle aziende manifatturiere è ai migliori livelli europei».
Il primo a scandalizzarsi è il viceministro del Lavoro del governo ombra del Pd, Cesare Damiano, secondo il quale «le parole di Castelli sono pericolose e prive di fondamento, un vero attacco alle norme sulla sicurezza sul lavoro». Difende le statistiche fornite dall’Inail, definendole «puntuali» perché «il consuntivo sulle morti viene fornito soltanto ad un anno di distanza per evitare dati non veritieri». Forse la ritiene una prova della loro attendibilità, ma «è molto facile disaggregare le cause compresi i decessi relativi ai tragitti casa lavoro e viceversa». Peccato che non sia mai stato fatto finora. Anche Damiano, comunque, deve ammettere che dai dati emerge una «tendenza positiva», ma «deve essere potenziata, visto che la diminuzione non è ancora allineata alle richieste dell’Europa. Un solo decesso è sempre una tragedia, lo ricordi Castelli», avverte ammonendolo: «Di questo si dovrebbe preoccupare spingendo il governo a proseguire su questa strada anziché, come ha fatto fino ad oggi, manomettere le buone leggi che riguardano salute, sicurezza appalti e lavoro nero». Perciò, anziché cercare dichiarazioni ad effetto, il ministro «farebbe bene a chiedere conto di questo comportamento al suo governo e battersi perché entro la fine dell’anno venga attuato il decreto sui lavori usuranti che contribuirebbe a diminuire gli incidenti», conclude l’esponente del Pd.
Castelli aveva già la replica pronta: «È tipico della mentalità di sinistra pretendere le scuse da chi dice la verità. Non si capisce perché su un tema serio come quello delle morti sul lavoro si debba discutere mistificando la realtà».
Numeri gonfiati
Eppure non c’è speranza di convincere l’opposizione che non è gonfiando i numeri che si ottiene maggiore giustizia. Infatti, insiste il senatore del Pd Tiziano Treu, vicepresidente della Commissione lavoro del Senato, «è da irresponsabili sminuire la gravità del fenomeno. È vero che esistono differenze tra i vari settori, ma proprio per questo è privo di senso voler sottovalutare la gravità degli infortuni nei comparti decisivi di agricoltura ed edilizia come tenta di fare Castelli. Piuttosto la situazione esistente deve spingere il governo, per ora restio, a concentrare gli sforzi proprio negli ambiti che sappiamo essere maggiormente pericolosi».
Anzi Treu vanta anche tra i meriti del Pd di aver «chiesto espressamente, nel corso di una audizione con l’Inail, di impegnare maggiori risorse ed energie proprio in questa direzione, volgendo lo sguardo anche all’area delle piccole imprese che presenta un tasso di infortuni più alto della media. Bisogna continuare la strada cominciata nella scorsa legislatura migliorando soprattutto il rispetto delle regole e non smantellando le tutele e le sanzioni esistenti. Che cosa vuol fare veramente il governo? I segnali per ora sono pessimi».
Come se non fossero cadute decine di operai da ponteggi e impalcature, quando era al governo lui.
La denuncia del sottosegretario: “I dati sulle morti bianche fasulli”. Si muore durante il lavoro, ma anche sul tragitto verso l’ufficio. Poi però si va a finire tutti in un’unica elastica categoria, come se la causa fosse una sola: il mercato senza regole.
È stata tanto estesa da dipingere a tinte più fosche la realtà delle "morti bianche". Ci pensa Roberto Castelli, sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, a ridimensionare il fenomeno.
Commentando i dati diffusi dal Censis, non teme di affrontare il tabù affermando che «le statistiche sulle morti sul lavoro che periodicamente ci vengono trasmesse sono fasulle. Infatti soltanto in Italia esiste il paradosso per il quale si contano come morti sul lavoro, al fine di poter dare benefici assicurativi da parte dell’Inail, anche le morti che avvengono per incidenti stradali capitati mentre si va al lavoro o mentre si torna a casa dopo il lavoro. Morti che evidentemente nulla hanno a che vedere con la sicurezza in fabbrica».
Assolte le imprese
Sa di aver infranto un mito del vetero-marxismo, secondo il quale i padroni sfruttano gli operai fino a ucciderli. Ma la sua non è tanto una provocazione quanto un tentativo di ridurre le contraddizioni che alimentano la retorica propagandistica della lotta di classe. Infatti il ministro si premura di aggiungere che «con ciò non si vuole assolutamente sottovalutare il problema. Anzi occorre impegnarsi sempre di più. Tuttavia credo che un po’ di verità faccia bene a tutti. È il momento di smetterla di criminalizzare gli imprenditori italiani. Se infatti estrapoliamo gli incidenti che avvengono in agricoltura e in edilizia, vedremo che in Italia la sicurezza delle aziende manifatturiere è ai migliori livelli europei».
Il primo a scandalizzarsi è il viceministro del Lavoro del governo ombra del Pd, Cesare Damiano, secondo il quale «le parole di Castelli sono pericolose e prive di fondamento, un vero attacco alle norme sulla sicurezza sul lavoro». Difende le statistiche fornite dall’Inail, definendole «puntuali» perché «il consuntivo sulle morti viene fornito soltanto ad un anno di distanza per evitare dati non veritieri». Forse la ritiene una prova della loro attendibilità, ma «è molto facile disaggregare le cause compresi i decessi relativi ai tragitti casa lavoro e viceversa». Peccato che non sia mai stato fatto finora. Anche Damiano, comunque, deve ammettere che dai dati emerge una «tendenza positiva», ma «deve essere potenziata, visto che la diminuzione non è ancora allineata alle richieste dell’Europa. Un solo decesso è sempre una tragedia, lo ricordi Castelli», avverte ammonendolo: «Di questo si dovrebbe preoccupare spingendo il governo a proseguire su questa strada anziché, come ha fatto fino ad oggi, manomettere le buone leggi che riguardano salute, sicurezza appalti e lavoro nero». Perciò, anziché cercare dichiarazioni ad effetto, il ministro «farebbe bene a chiedere conto di questo comportamento al suo governo e battersi perché entro la fine dell’anno venga attuato il decreto sui lavori usuranti che contribuirebbe a diminuire gli incidenti», conclude l’esponente del Pd.
Castelli aveva già la replica pronta: «È tipico della mentalità di sinistra pretendere le scuse da chi dice la verità. Non si capisce perché su un tema serio come quello delle morti sul lavoro si debba discutere mistificando la realtà».
Numeri gonfiati
Eppure non c’è speranza di convincere l’opposizione che non è gonfiando i numeri che si ottiene maggiore giustizia. Infatti, insiste il senatore del Pd Tiziano Treu, vicepresidente della Commissione lavoro del Senato, «è da irresponsabili sminuire la gravità del fenomeno. È vero che esistono differenze tra i vari settori, ma proprio per questo è privo di senso voler sottovalutare la gravità degli infortuni nei comparti decisivi di agricoltura ed edilizia come tenta di fare Castelli. Piuttosto la situazione esistente deve spingere il governo, per ora restio, a concentrare gli sforzi proprio negli ambiti che sappiamo essere maggiormente pericolosi».
Anzi Treu vanta anche tra i meriti del Pd di aver «chiesto espressamente, nel corso di una audizione con l’Inail, di impegnare maggiori risorse ed energie proprio in questa direzione, volgendo lo sguardo anche all’area delle piccole imprese che presenta un tasso di infortuni più alto della media. Bisogna continuare la strada cominciata nella scorsa legislatura migliorando soprattutto il rispetto delle regole e non smantellando le tutele e le sanzioni esistenti. Che cosa vuol fare veramente il governo? I segnali per ora sono pessimi».
Come se non fossero cadute decine di operai da ponteggi e impalcature, quando era al governo lui.
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