Riprendo senza commento alcuno da Il Giornale di oggi l’articolo « Sì al nucleare. Catastrofisti isolati» che espone i risultati di un sondaggio sulla questione nucleare.
La maggioranza degli italiani chiede al governo di costruire nuove centrali nucleari. Da subito. Senza perdere altro tempo in dibattiti e trattative con ambientalisti tutti d’un pezzo, lobby e comitati di quartiere. Lo rivela un sondaggio di Swg, l’osservatorio vicino al centrosinistra, su un campione di 800 cittadini. Risultato: il 54% è favorevole al ritorno al nucleare, contro il 36% di contrari. Si sa, siamo il Paese del «Not in my backyard»: ben vengano le innovazioni e le grandi opere, «ma non nel mio cortile». E invece adesso c’è pure un 39% di italiani che accetterebbe volentieri la costruzione di una centrale nel proprio territorio, in un raggio da uno a cento chilometri da casa.
Il sondaggio, commissionato da Confesercenti, è stato condotto tra il 20 e il 25 luglio. Proprio all’indomani dell’incidente nella centrale di Tricastin, in Provenza: niente di grave, annunciò subito il governo e confermarono i giornali francesi di destra e di sinistra, da Le Figaro a Libération. Ma abbastanza per mandare nel panico i quotidiani italiani.
Il titolo di Repubblica? «Cento operai contaminati, paura nucleare in Francia». E ancora: «I francesi sono seduti su una bomba».
Ma gli italiani non sono più così attratti dal catastrofismo. Nel fronte degli «irriducibili», solo la metà degli intervistati da Swg teme «guasti agli impianti» o «scorie radioattive».
Il motivo numero uno di chi si schiera contro il nucleare è che esistono fonti «alternative», molto più trendy, dal solare all’eolico. Fonti «più pulite», inesauribili, e politically correct. Unica controindicazione: oggi come oggi servono a poco.
E nemmeno il risparmio energetico, da solo, sembra destinato a risolvere il problema. Lo rivela lo stesso sondaggio: il 21% degli italiani tiene ancora gli elettrodomestici in «stand-by», lasciando accese inutili spie luminose, e appena il 37% ha in casa un sistema di isolamento termico.
Così, a 21 anni dal referendum costato agli italiani più o meno 100 miliardi di euro, l’Italia è pronta a riprendere la strada del nucleare.
Il governo ha annunciato un nuovo «piano energia» entro 6 mesi.
«L’Italia ha due debiti, il debito pubblico e il debito energetico - ha detto ieri il ministro dell’Economia Tremonti -. Quello energetico è cresciuto talmente tanto che obbliga a una soluzione fatta di tanti strumenti, nucleare compreso».
La maggioranza degli italiani chiede al governo di costruire nuove centrali nucleari. Da subito. Senza perdere altro tempo in dibattiti e trattative con ambientalisti tutti d’un pezzo, lobby e comitati di quartiere. Lo rivela un sondaggio di Swg, l’osservatorio vicino al centrosinistra, su un campione di 800 cittadini. Risultato: il 54% è favorevole al ritorno al nucleare, contro il 36% di contrari. Si sa, siamo il Paese del «Not in my backyard»: ben vengano le innovazioni e le grandi opere, «ma non nel mio cortile». E invece adesso c’è pure un 39% di italiani che accetterebbe volentieri la costruzione di una centrale nel proprio territorio, in un raggio da uno a cento chilometri da casa.
Il sondaggio, commissionato da Confesercenti, è stato condotto tra il 20 e il 25 luglio. Proprio all’indomani dell’incidente nella centrale di Tricastin, in Provenza: niente di grave, annunciò subito il governo e confermarono i giornali francesi di destra e di sinistra, da Le Figaro a Libération. Ma abbastanza per mandare nel panico i quotidiani italiani.
Il titolo di Repubblica? «Cento operai contaminati, paura nucleare in Francia». E ancora: «I francesi sono seduti su una bomba».
Ma gli italiani non sono più così attratti dal catastrofismo. Nel fronte degli «irriducibili», solo la metà degli intervistati da Swg teme «guasti agli impianti» o «scorie radioattive».
Il motivo numero uno di chi si schiera contro il nucleare è che esistono fonti «alternative», molto più trendy, dal solare all’eolico. Fonti «più pulite», inesauribili, e politically correct. Unica controindicazione: oggi come oggi servono a poco.
E nemmeno il risparmio energetico, da solo, sembra destinato a risolvere il problema. Lo rivela lo stesso sondaggio: il 21% degli italiani tiene ancora gli elettrodomestici in «stand-by», lasciando accese inutili spie luminose, e appena il 37% ha in casa un sistema di isolamento termico.
Così, a 21 anni dal referendum costato agli italiani più o meno 100 miliardi di euro, l’Italia è pronta a riprendere la strada del nucleare.
Il governo ha annunciato un nuovo «piano energia» entro 6 mesi.
«L’Italia ha due debiti, il debito pubblico e il debito energetico - ha detto ieri il ministro dell’Economia Tremonti -. Quello energetico è cresciuto talmente tanto che obbliga a una soluzione fatta di tanti strumenti, nucleare compreso».
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