Giordano Bruno Guerri su Il giornale di oggi ci delizia con questo «Per colpire Berlusconi Asor Rosa rivaluta Mussolini». Nessun commento solo una chiosa alla fine del testo.
Appena qualche giorno fa ho rilevato - su queste pagine - che la sinistra sembra disposta a nostalgie fasciste, pur di denigrare il governo in carica. Per la gioia di attaccare il ministro Sandro Bondi si osanna il suo omologo del ventennio, Giuseppe Bottai, con un’operazione surreale quanto scorretta, politicamente e storicamente.
Non avrei però immaginato di essere così subitaneo profeta quando - ieri mattina, sulla prima pagina del manifesto - ho letto il titolo «Più del fascismo» su un articolo di Alberto Asor Rosa. Che non è Travaglio e dal quale ci si aspetterebbe un’analisi storiografica fatta più con il cesello che con l’accetta.
Invece, ecco il colpo di scure che fa dell’attuale governo un fascio peggiore del fascio: «Il terzo Governo Berlusconi rappresenta senza ombra di dubbio il punto più basso nella storia d’Italia dall’Unità in poi. Più del fascismo? Inclino a pensarlo».
Pur di sostenere che Berlusconi «rappresenta fedelmente la decadenza crescente del pianeta Italia», Asor Rosa è disposto a dimenticare il carcere e il confino che il regime fascista infliggeva agli oppositori, la dittatura, le guerre, le leggi razziali, l’alleanza con Hitler: tutto.
Le vittime di quel regime si stanno rivoltando nella tomba, anche perché - portando a termine l’equazione - si deve per forza dedurre che chi si oppone al governo odierno (stando comodamente seduto nel suo studio per scrivere su un giornale finanziato da denaro pubblico), ha meriti uguali, se non superiori, a quelli di chi per combattere Mussolini andò in esilio o in prigione, imbracciò il mitra e salì in montagna.
Va precisato che, dopo l’avvio infelice, gran parte dell’articolo di Asor Rosa, non riguarda Berlusconi e la rivoluzione liberale ancora da compiere, ma la sinistra e i suoi errori, ciò che ha sbagliato e ciò che dovrebbe fare. L’altra forzatura sta dunque nel titolo dato dal manifesto al pezzo. Si sa che i quotidiani spesso esagerano i titoli, ma in questo caso è come se il Giornale titolasse questo mio testo «il manifesto peggio della Pravda».
Anche questa forzatura, però, ha una sua spiegazione, non propriamente onorevole.
Nel titolo centrale del «quotidiano comunista» si elencano le colpe della nuova Finanziaria, fra le quali spiccano «i tagli all’editoria che uccidono il manifesto».
Per il quotidiano romano Berlusconi, dunque, è peggio del fascismo (che i giornali di opposizione non li faceva proprio uscire) perché toglie il finanziamento pubblico a quotidiani che non riescono a mantenersi da soli, di sinistra di centro o di destra che siano; e che non riescono a mantenersi da soli perché non hanno abbastanza lettori.
Perché il manifesto non abbia sufficienti lettori, poi, è un altro problema.
Forse non ci sono abbastanza comunisti.
Forse ci sono troppi giornali di sinistra per una sinistra che comincia a preferire le televisioni (magari berlusconiane) alle letture politiche. Forse quel che dicono è incomprensibile anche al più volonteroso dei militanti.
La conclusione di Asor Rosa, il suo consiglio per battere il berlusconfascismo, infatti, è la seguente: «Ciò a cui sembra opportuno pensare è un vasto e persino eterogeneo movimento di forze reali, che sta dentro e fuori vecchi partiti e per il quale vale la parola d’ordine che l’unica organizzazione possibile è l’autorganizzazione: una rete di istanze e rappresentanze diverse, collegate strategicamente e non gerarchicamente, che assorba e rivitalizzi le vecchie forze piuttosto che viceversa». Capito?
Certamente: una riedizione del buon vecchio “piano Graziani” ma questa volta in versione per la resurrezione del comunismo.
Appena qualche giorno fa ho rilevato - su queste pagine - che la sinistra sembra disposta a nostalgie fasciste, pur di denigrare il governo in carica. Per la gioia di attaccare il ministro Sandro Bondi si osanna il suo omologo del ventennio, Giuseppe Bottai, con un’operazione surreale quanto scorretta, politicamente e storicamente.
Non avrei però immaginato di essere così subitaneo profeta quando - ieri mattina, sulla prima pagina del manifesto - ho letto il titolo «Più del fascismo» su un articolo di Alberto Asor Rosa. Che non è Travaglio e dal quale ci si aspetterebbe un’analisi storiografica fatta più con il cesello che con l’accetta.
Invece, ecco il colpo di scure che fa dell’attuale governo un fascio peggiore del fascio: «Il terzo Governo Berlusconi rappresenta senza ombra di dubbio il punto più basso nella storia d’Italia dall’Unità in poi. Più del fascismo? Inclino a pensarlo».
Pur di sostenere che Berlusconi «rappresenta fedelmente la decadenza crescente del pianeta Italia», Asor Rosa è disposto a dimenticare il carcere e il confino che il regime fascista infliggeva agli oppositori, la dittatura, le guerre, le leggi razziali, l’alleanza con Hitler: tutto.
Le vittime di quel regime si stanno rivoltando nella tomba, anche perché - portando a termine l’equazione - si deve per forza dedurre che chi si oppone al governo odierno (stando comodamente seduto nel suo studio per scrivere su un giornale finanziato da denaro pubblico), ha meriti uguali, se non superiori, a quelli di chi per combattere Mussolini andò in esilio o in prigione, imbracciò il mitra e salì in montagna.
Va precisato che, dopo l’avvio infelice, gran parte dell’articolo di Asor Rosa, non riguarda Berlusconi e la rivoluzione liberale ancora da compiere, ma la sinistra e i suoi errori, ciò che ha sbagliato e ciò che dovrebbe fare. L’altra forzatura sta dunque nel titolo dato dal manifesto al pezzo. Si sa che i quotidiani spesso esagerano i titoli, ma in questo caso è come se il Giornale titolasse questo mio testo «il manifesto peggio della Pravda».
Anche questa forzatura, però, ha una sua spiegazione, non propriamente onorevole.
Nel titolo centrale del «quotidiano comunista» si elencano le colpe della nuova Finanziaria, fra le quali spiccano «i tagli all’editoria che uccidono il manifesto».
Per il quotidiano romano Berlusconi, dunque, è peggio del fascismo (che i giornali di opposizione non li faceva proprio uscire) perché toglie il finanziamento pubblico a quotidiani che non riescono a mantenersi da soli, di sinistra di centro o di destra che siano; e che non riescono a mantenersi da soli perché non hanno abbastanza lettori.
Perché il manifesto non abbia sufficienti lettori, poi, è un altro problema.
Forse non ci sono abbastanza comunisti.
Forse ci sono troppi giornali di sinistra per una sinistra che comincia a preferire le televisioni (magari berlusconiane) alle letture politiche. Forse quel che dicono è incomprensibile anche al più volonteroso dei militanti.
La conclusione di Asor Rosa, il suo consiglio per battere il berlusconfascismo, infatti, è la seguente: «Ciò a cui sembra opportuno pensare è un vasto e persino eterogeneo movimento di forze reali, che sta dentro e fuori vecchi partiti e per il quale vale la parola d’ordine che l’unica organizzazione possibile è l’autorganizzazione: una rete di istanze e rappresentanze diverse, collegate strategicamente e non gerarchicamente, che assorba e rivitalizzi le vecchie forze piuttosto che viceversa». Capito?
Certamente: una riedizione del buon vecchio “piano Graziani” ma questa volta in versione per la resurrezione del comunismo.
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