Sui risultati della “cura Brunetta” riprendo questo articolo di Luisa Grion tratto da La Repubblica di venerdì 8 agosto 2008. La scelta è casuale tra i diversi articoli che ho recuperato sullo stesso tema.
Allora bastava dirlo, bastava far capire che la festa è finita.
La battaglia contro i «fannulloni» inaugurata dal ministro della Funzione Pubblica Brunetta e le nuove norme appena introdotte su visite mediche e certificati, stanno funzionando. Gli statali, rispetto ad un anno fa, si ammalano di meno e - anche se la Cgil ribadisce che non c’è notizia e che la media di assenze si è assottigliata già dal 2006 - i numeri forniti dal ministero fanno un certo effetto.
Perché a luglio, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, le assenze nel settore pubblico sono calate in media del 37,1 per cento.
Con punte - nel Cnel e all’Aran per esempio - che superano il 70. Tradotto in «uomini» ciò vuol dire che dietro agli sportelli di tutta Italia ci sono state 25 mila presenze in più.
Lo rileva un monitoraggio a campione del ministero (210 amministrazioni su un totale di 3200), che ormai segue la pratica con costanza e fa sapere che«l’effettoBrunetta» aumenta di mese in mese: sempre rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso a maggio la riduzione di malattie (inferiori ai dieci giorni continuati) era del 10,9 per cento; a giugno è stata del 22,4; a luglio - appunto - del 37,1 per cento.
In pratica dal totale di 205.388 giorni assenza si è passati a 129.250. Se un anno fa, sempre a luglio, la media di malattia per dipendente era di un giorno al mese ora è diventata dello 0,6. Ciò vuol dire, dice il ministero, che riportata sull’intero anno, la media d’assenza si porta su un valore medio di dieci giorni.
Secondo Carlo Podda - segretario generale della Funzione Pubblica Cgil che critica l’attendibilità dei dati - non vi è nulla di nuovo: l’effetto Brunetta non c’entra perché già nel 2006 Istat e Ragioneria Generale fissavano la media di assenza pubbliche a 10,5 giorni l’anno.
Brunetta risponde difendendo a sua volta i dati «omogenei e confrontabili», ma al di là del battibecco (e dello scontro già in atto con i sindacati riguardo alle risorse disponibili per il rinnovo dei contratti tarate sull’inflazione programmata e non su quella reale) resta il fatto che un cambiamento «culturale» è in corso.
Su Youtube (il sito web che ospita video inviati dagli utenti), il fenomeno «fannulloni» - per esempio - spopola e raggiunge aspetti molto simili alla delazione: colleghi che, a loro insaputa, filmano il vicino di scrivania che fa un riposino ignaro di andare in rete, o utenti che con il telefonino riprendono impiegati che si dilungano in telefonate private. Al di là del metodo è chiaro che l’argomento colpisce l’opinione pubblica. Le assenze messe in luce dal ministero riguardano d’altra parte amministrazioni di natura diversa (dalle regioni ai ministeri) e di diversa collocazione territoriale. Il problema, insomma, c’è e l’occhio puntato sortisce effetti: il Cnel, per esempio ha ridotto i giorni di malattia su luglio del 77 per cento, ma che il caso esistesse lo si capisce anche dal fatto che l’attuale presidente, Antonio Marzano, appena incaricato (fine 2005) aveva inviato un messaggio alla segreteria generale chiedendo un maggior rispetto delle regole e una maggiore presenza. Ora resta da capire se diminuiti i giorni di assenza - la produttività degli uffici aumenta.
Non è detto, ammette lo stesso ministero: «non sempre le amministrazioni in cui il calo è più sensibile sono quelle meno efficienti».
È bastato, dunque, dirlo, dire che la festa è finita, per invertire un andazzo scandaloso. Dirlo, la cosa più semplice del mondo. E, ovvio, mostrare la ferma volontà di passare a vie di fatto.
Allora bastava dirlo, bastava far capire che la festa è finita.
La battaglia contro i «fannulloni» inaugurata dal ministro della Funzione Pubblica Brunetta e le nuove norme appena introdotte su visite mediche e certificati, stanno funzionando. Gli statali, rispetto ad un anno fa, si ammalano di meno e - anche se la Cgil ribadisce che non c’è notizia e che la media di assenze si è assottigliata già dal 2006 - i numeri forniti dal ministero fanno un certo effetto.
Perché a luglio, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, le assenze nel settore pubblico sono calate in media del 37,1 per cento.
Con punte - nel Cnel e all’Aran per esempio - che superano il 70. Tradotto in «uomini» ciò vuol dire che dietro agli sportelli di tutta Italia ci sono state 25 mila presenze in più.
Lo rileva un monitoraggio a campione del ministero (210 amministrazioni su un totale di 3200), che ormai segue la pratica con costanza e fa sapere che«l’effettoBrunetta» aumenta di mese in mese: sempre rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso a maggio la riduzione di malattie (inferiori ai dieci giorni continuati) era del 10,9 per cento; a giugno è stata del 22,4; a luglio - appunto - del 37,1 per cento.
In pratica dal totale di 205.388 giorni assenza si è passati a 129.250. Se un anno fa, sempre a luglio, la media di malattia per dipendente era di un giorno al mese ora è diventata dello 0,6. Ciò vuol dire, dice il ministero, che riportata sull’intero anno, la media d’assenza si porta su un valore medio di dieci giorni.
Secondo Carlo Podda - segretario generale della Funzione Pubblica Cgil che critica l’attendibilità dei dati - non vi è nulla di nuovo: l’effetto Brunetta non c’entra perché già nel 2006 Istat e Ragioneria Generale fissavano la media di assenza pubbliche a 10,5 giorni l’anno.
Brunetta risponde difendendo a sua volta i dati «omogenei e confrontabili», ma al di là del battibecco (e dello scontro già in atto con i sindacati riguardo alle risorse disponibili per il rinnovo dei contratti tarate sull’inflazione programmata e non su quella reale) resta il fatto che un cambiamento «culturale» è in corso.
Su Youtube (il sito web che ospita video inviati dagli utenti), il fenomeno «fannulloni» - per esempio - spopola e raggiunge aspetti molto simili alla delazione: colleghi che, a loro insaputa, filmano il vicino di scrivania che fa un riposino ignaro di andare in rete, o utenti che con il telefonino riprendono impiegati che si dilungano in telefonate private. Al di là del metodo è chiaro che l’argomento colpisce l’opinione pubblica. Le assenze messe in luce dal ministero riguardano d’altra parte amministrazioni di natura diversa (dalle regioni ai ministeri) e di diversa collocazione territoriale. Il problema, insomma, c’è e l’occhio puntato sortisce effetti: il Cnel, per esempio ha ridotto i giorni di malattia su luglio del 77 per cento, ma che il caso esistesse lo si capisce anche dal fatto che l’attuale presidente, Antonio Marzano, appena incaricato (fine 2005) aveva inviato un messaggio alla segreteria generale chiedendo un maggior rispetto delle regole e una maggiore presenza. Ora resta da capire se diminuiti i giorni di assenza - la produttività degli uffici aumenta.
Non è detto, ammette lo stesso ministero: «non sempre le amministrazioni in cui il calo è più sensibile sono quelle meno efficienti».
È bastato, dunque, dirlo, dire che la festa è finita, per invertire un andazzo scandaloso. Dirlo, la cosa più semplice del mondo. E, ovvio, mostrare la ferma volontà di passare a vie di fatto.
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