Ieri un’altra polemica è stata rilanciata dai giornali, quella sulle morti bianche. Riprendo in questo post un primo articolo pubblicato da La Repubblica, a firma di Paolo Berizzi, titolo e accessori: «L’accusa del leghista Castelli "Morti bianche, cifre gonfiate". Il sopravvissuto della Tyssen: vergogna». La Repubblica è naturalmente un giornale dell’opposizione, di un’opposizione spesso razionale e “di fatti”, ma dalla lettura di questo articolo traspare un’opportunistica strumentalità nell’uso della questione che richiederebbe un più sereno esame.
Le statistiche sulle morti bianche? Sono fasulle. Manipolate per fare ottenere risarcimenti assicurativi anche alle famiglie di quei lavoratori che perdono la vita sulla strada mentre vanno o tornano dal lavoro. Così, dopo l’indagine pubblicata dal Censis che ha rielaborato i dati ufficiali (1.170 decessi nel 2007, a fronte dei 663 omicidi), il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Roberto Castelli, che auspica: «È arrivato il momento di fare un’operazione verità». Sui dati, intende il senatore leghista. Perché «soltanto in Italia si contano come morti sul lavoro, al fine di poter dare benefici assicurativi da parte dell’Inail, anche le morti che avvengono per incidenti stradali capitati mentre si va al lavoro o mentre si torna a casa a fine giornata. Morti che evidentemente - sostiene nulla hanno a che vedere con la sicurezza in fabbrica».
Lo studio del Censis («abbiamo usato dati iper ufficiali di Eurostat e Inail», precisa il direttore generale dell’istituto Giuseppe Roma) dice che le morti bianche in Italia sono quasi il doppio delle vittime degli omicidi, due volte quelle della Francia e il 30 per cento in più rispetto a Germania e Spagna.
Ma Castelli non ci sta («un po’ di verità fa bene a tutti»): «È il momento di smetterla - dice - di criminalizzare gli imprenditori italiani. Se infatti estrapoliamo gli incidenti che avvengono in agricoltura e in edilizia, vedremo che in Italia la sicurezza delle aziende manifatturiere è ai migliori livelli europei». Com’è facile supporre, le parole del senatore leghista hanno sollevato un polverone.
Dai politici, dai sindacati, dall’Anmil (associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro), si è alzato un coro di indignazione.
Un’uscita giudicata a dir poco «inopportuna». «Le dichiarazioni di Castelli sono pericolose e prive di fondamento, un vero attacco alle norme sulla sicurezza sul lavoro», dice, sottolineando la puntualità delle statistiche fornite dall’Inail, Cesare Damiano, parlamentare Pd, ex ministro del Lavoro.
«Anziché cercare dichiarazioni a effetto il sottosegretario farebbe bene a preoccuparsi del fatto che il suo governo sta manomettendo le buone leggi che riguardano salute, sicurezza e lavoro nero». «È da irresponsabili sminuire la gravità del fenomeno», aggiunge il vice presidente della commissione lavoro del Senato, Tiziano Treu. Il giudizio più severo arriva da Achille Passoni, del Pd, che parla di «delirio agostano»: «Castelli si vergogni di fronte all’Italia e chieda subite scusa a tutti coloro che hanno avuto un parente morto o ferite per cause di lavoro».
Il collega di partito Daniele Marantelli, deputato varesino, un mese fa era stato l’autore dello slogan "Zero morti per Expo 2015” un segnale lanciato al governo affinché, in vista dell’apertura dei cantieri per la manifestazione milanese, si vigili sulla sicurezza proponendosi come obiettivo l’azzeramento del bollettino degli infortuni mortali. Proprio in vista dell’Expo, Marantelli si augura che «Castelli e gli altri rappresentanti del governo oltre al business e agli appalti pensino anche al valore della vita umana». Quella di cui parla il presidente dell’Anmil, Pietro Mercandalli: «Davanti alle cifre, anziché strumentalizzarle, bisognerebbe riflettere. Ricordo a Castelli che nel 2007, nel settore manifatturiero di cui lui parla, abbiamo avuto 185 infortuni mortali (101 in Francia, 113 in Spagna e 127 in Germania)». Forti critiche arrivano anche da Paola Agnello Modica, della segreteria nazionale della Cgil: «E singolare che rivoglia estrapolare i settori dell’agricoltura e dell’edilizia. Perché? Sono lavoratori di serie B? Forse perché in questi settori sono spesso impiegati gli immigrati? Il sottosegretario si occupi di più delle condizioni delle strade che i lavoratori sono costretti a percorrere e investa in trasporto pubblico anziché in polemiche». Alla fine della giornata, la replica di Castelli: «Su un tema serio come quello delle morti bianche non bisogna mistificare la realtà».
Le statistiche sulle morti bianche? Sono fasulle. Manipolate per fare ottenere risarcimenti assicurativi anche alle famiglie di quei lavoratori che perdono la vita sulla strada mentre vanno o tornano dal lavoro. Così, dopo l’indagine pubblicata dal Censis che ha rielaborato i dati ufficiali (1.170 decessi nel 2007, a fronte dei 663 omicidi), il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Roberto Castelli, che auspica: «È arrivato il momento di fare un’operazione verità». Sui dati, intende il senatore leghista. Perché «soltanto in Italia si contano come morti sul lavoro, al fine di poter dare benefici assicurativi da parte dell’Inail, anche le morti che avvengono per incidenti stradali capitati mentre si va al lavoro o mentre si torna a casa a fine giornata. Morti che evidentemente - sostiene nulla hanno a che vedere con la sicurezza in fabbrica».
Lo studio del Censis («abbiamo usato dati iper ufficiali di Eurostat e Inail», precisa il direttore generale dell’istituto Giuseppe Roma) dice che le morti bianche in Italia sono quasi il doppio delle vittime degli omicidi, due volte quelle della Francia e il 30 per cento in più rispetto a Germania e Spagna.
Ma Castelli non ci sta («un po’ di verità fa bene a tutti»): «È il momento di smetterla - dice - di criminalizzare gli imprenditori italiani. Se infatti estrapoliamo gli incidenti che avvengono in agricoltura e in edilizia, vedremo che in Italia la sicurezza delle aziende manifatturiere è ai migliori livelli europei». Com’è facile supporre, le parole del senatore leghista hanno sollevato un polverone.
Dai politici, dai sindacati, dall’Anmil (associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro), si è alzato un coro di indignazione.
Un’uscita giudicata a dir poco «inopportuna». «Le dichiarazioni di Castelli sono pericolose e prive di fondamento, un vero attacco alle norme sulla sicurezza sul lavoro», dice, sottolineando la puntualità delle statistiche fornite dall’Inail, Cesare Damiano, parlamentare Pd, ex ministro del Lavoro.
«Anziché cercare dichiarazioni a effetto il sottosegretario farebbe bene a preoccuparsi del fatto che il suo governo sta manomettendo le buone leggi che riguardano salute, sicurezza e lavoro nero». «È da irresponsabili sminuire la gravità del fenomeno», aggiunge il vice presidente della commissione lavoro del Senato, Tiziano Treu. Il giudizio più severo arriva da Achille Passoni, del Pd, che parla di «delirio agostano»: «Castelli si vergogni di fronte all’Italia e chieda subite scusa a tutti coloro che hanno avuto un parente morto o ferite per cause di lavoro».
Il collega di partito Daniele Marantelli, deputato varesino, un mese fa era stato l’autore dello slogan "Zero morti per Expo 2015” un segnale lanciato al governo affinché, in vista dell’apertura dei cantieri per la manifestazione milanese, si vigili sulla sicurezza proponendosi come obiettivo l’azzeramento del bollettino degli infortuni mortali. Proprio in vista dell’Expo, Marantelli si augura che «Castelli e gli altri rappresentanti del governo oltre al business e agli appalti pensino anche al valore della vita umana». Quella di cui parla il presidente dell’Anmil, Pietro Mercandalli: «Davanti alle cifre, anziché strumentalizzarle, bisognerebbe riflettere. Ricordo a Castelli che nel 2007, nel settore manifatturiero di cui lui parla, abbiamo avuto 185 infortuni mortali (101 in Francia, 113 in Spagna e 127 in Germania)». Forti critiche arrivano anche da Paola Agnello Modica, della segreteria nazionale della Cgil: «E singolare che rivoglia estrapolare i settori dell’agricoltura e dell’edilizia. Perché? Sono lavoratori di serie B? Forse perché in questi settori sono spesso impiegati gli immigrati? Il sottosegretario si occupi di più delle condizioni delle strade che i lavoratori sono costretti a percorrere e investa in trasporto pubblico anziché in polemiche». Alla fine della giornata, la replica di Castelli: «Su un tema serio come quello delle morti bianche non bisogna mistificare la realtà».
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