martedì 5 agosto 2008

Calderoli sul federalismo

Tornerò a concentrare l’attenzione del mio lettore sulla questione sicurezza nei prossimi post. Faccio una parentesi per riprendere dal Corriere della Sera di ieri la lettera al direttore di Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa. Il tema è uno dei più seguito da questo blog: il federalismo. Scrive Calderoli:

«Caro Direttore, dopo aver letto l’articolo di Angelo Panebianco sul Corriere di ieri, Il paradosso del federalismo, vorrei ricordare che il problema di tutti gli Stati, da sempre, è quello di ridurre il costo della macchina pubblica. Una soluzione a riguardo è rappresentata dai modelli a struttura federalista e questo non lo sostiene il sottoscritto, ma, tra gli altri, la Banca Mondiale o il premio Nobel per l’economia Wuhan [Aumann? - ndr*]. E lo sostiene l’analisi empirica che dimostra come gli Stati federali costino di meno e si siano sviluppati di più rispetto a quelli a struttura centralista e che al loro interno le realtà territoriali meno sviluppate siano cresciute maggiormente di quelle che sviluppate già lo erano.
Il modello di Stato centralista, infatti, è ormai stato abbandonato perché ha mostrato l’impossibilità di garantire una tenuta dei conti pubblici. Il nostro Stato, oggi, è uno Stato centralista e finto federalista, in cui i soldi entrano a livello dello Stato, che li trasferisce alle Regioni e agli Enti locali, che a loro volta li spendono senza un controllo e in assenza di responsabilità, tra l’altro sulla base della spesa storica, per cui tanto più uno spendeva, ed era quindi meno efficiente, e tanto più riceveva, mentre quello che era più efficiente, e pertanto spendeva di meno, paradossalmente riceveva di meno.
Il modello che noi proponiamo, diversamente, si basa sull’eliminazione del trasferimenti da parte dello Stato, sull’eliminazione della spesa storica, con il riferimento invece a dei costi standard che tutti devono rispettare, e su tributi propri di Regioni ed Enti locali, tributi propri che dovranno garantire correlazione rispetto al servizio erogato, in modo che il cittadino possa capire e giudicare. I tributi propri consentiranno una politica economica ad Enti locali e Regioni, e permetteranno anche di cancellare l’evasione fiscale: ogni sindaco ben conosce la situazione economica dei suoi cittadini e se da quella dipendono le proprie entrate farà emergere il nero non solo per il suo Comune ma conseguentemente anche per la Regione e per lo Stato. La mia proposta taglia dunque la spesa pubblica, contrasta l’evasione fiscale, consente al territorio una propria politica economica e consente una riduzione della pressione fiscale e paradossalmente garantisce l’unità delle regioni più ricche d’Europa con quelle più povere. Le posizioni di Panebianco e dei centralismi, diversamente, ci avviano verso la strada belga.»


*Relativamente al misterioso Wuhan scrive p_luca nel forum di Kataweb: "Il Corriere di oggi pubblica una lettera dell’ineffabile Calderoli in cui spiega che il federalismo viene sostenuto, tra gli altri, da ”il premio Nobel per l’economia Wuhan”. Benissimo. Eccetto che…NON C’È NESSUN NOBEL PER L’ECONOMIA CON QUESTO NOME, solo una (inquinatissima) città della Cina. L’unico economista del gruppo che ha scritto esplicitamente di federalismo (diciamo esplicitamente perché sia mechanism design sia l’opera di Hayek offrono spunti al riguardo, ma pretendere che Calderoli se ne accorga sarebbe troppo) è James Buchanan, che vinse il premio nel 1986. Un nome difficile, quasi impronunciabile. Che, nel passare di bocca in bocca da un portaborse ad un altro si deve essere progressivamente trasformato in Vuchanan, Vuhnan, Vuhan infine Wuhan, che siccome è un foresto ci deve volere la w, mica la v."

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