giovedì 14 agosto 2008

Forza Russia ovvero l'esaltazione del putinismo

Riprendo da Il Riformista di ieri un interessante articolo di Stefano Cappellini su come la questione del Caucaso sia stata vissuta in certi ambienti nostrani. L’articolo in particolare individua una sorta di partito trasversale favorevole alla Grande Madre Russia, che battezza con l’etichetta “Forza Russia”. Quanto segue è il testo:

Forza Russia, ecco il partito degli amici di Mosca. Filorussi d’Italia: tanti a destra, tantissimi a sinistra, ma qualcuno pure al centro e in alto. Si snoda in gran parte su un asse rosso-bruno il fronte putiniano mobilitato dalla crisi nel Caucaso. Senza dimenticare però che nemmeno in questi giorni complicati il premier Silvio Berlusconi, che voleva la Russia nell’Ue, ha preso le distanze dall’«amico» Vladimir Putin, e che il più autorevole accusatore della Georgia per la crisi in Ossezia del sud è un membro della maggioranza di governo. E che membro: Lamberto Dini, presidente della commissione Esteri del Senato, rinverdisce i precedenti filoserbi di quando era titolare della Farnesina e si esprime così sulle responsabilità del conflitto bellico: «Non c’è dubbio che Saakashvili abbia grandemente sbagliato ad avviare in maniera irresponsabile un’azione militare che ha già provocato migliaia di morti. L’Ossezia del Sud godeva di un’ampia autonomia che Saakashvili ha voluto drasticamente ridurre, provocando l’inevitabile reazione di Mosca». Secondo Dini sbaglia Robert Kagan, teorico neo-con, nel vedere ambizioni putiniane di Grande Russia: «Più che l’affermazione della Grande Russia, vedo una risposta alla Grande Nato. A Kagan si potrebbe rispondere che dall’angolo visuale di Mosca si avverte una strategia degli Usa volta a circondare la Russia con paesi partner della Nato», dice l’ex premier.
Dini è in buona compagnia a sinistra, dove non si capisce mai fino a che punto la simpatia per Mosca sia un vecchio riflesso condizionato o il frutto di un’analisi aggiornata. Marco Rizzo, il più putiniano tra i comunisti italiani, la mette così: «Putin è obbligato a comportarsi come ha fatto, perché se non lo facesse lui, lo farebbero altri». Altri chi? «I comunisti, che restano la seconda forza del paese e vincerebbero le elezioni a mani basse se Putin non reagisse all’aggressività delle nazioni filoamericane che ormai circondano il confine russo». Chiamiamolo marxismoputinismo:
«Putin - dice Rizzo - ha messo fine al processo di occidentalizzazione e al capitalismo di rapina degli anni di Eltsin, restituendo al paese quelle risorse energetiche strategiche che gli oligarchi si erano accaparrati». La posizione dell’europarlamentare del Pdci non è quella ufficiale del partito (il segretario Diliberto, in ferie all’estero, parlerà al ritorno), ma non è certo isolata. Bastava sfogliare Liberazione di ieri: Giulietto Chiesa, collega di Rizzo a Strasburgo, intervistato dal quotidiano di Rifondazione difendeva la Russia su tutta la linea e definiva «una vergogna mondiale» il comportamento dei media internazionali in gran parte schierati con la Georgia. Non si stupisce il trotzkista Marco Ferrando, leader del Pcl, solidale con gli osseti del sud ma insensibile alle ragioni del marxismo-putinismo: «Ci sono pulsioni staliniste sopravvissute alla fine dell’Urss. C’è chi a livello subliminale è convinto che la politica neoimperiale di Putin contribuisca a rispolverare le glorie del passato».
Gianluigi Pegolo, principale esponente della corrente ultracomunista che ha permesso a Paolo Ferrero di insediarsi alla segreteria del Prc, non ci sta a passare per nostalgico, «ma - spiega al Riformista - non c’è dubbio che è la Georgia ad aver rotto l’equilibrio in una regione in cui da anni è in atto il tentativo di erodere le basi di sostegno politico della Russia. Qui si gioca col fuoco». Ferrero, per parte sua, non accetta la logica del tifo: «Questo tra Usa e Russia è uno scontro di potenze al quale bisogna rispondere rilanciando le ragioni del disarmo e dei movimenti pacifisti». Ma per il leader di Rifondazione le responsabilità americane e quelle russe pari non sono: «Si cominciano a raccogliere i frutti avvelenati della politica inaugurata dagli Stati Uniti sul Kosovo e sull’allargamento a est della Nato. Si è scelto di destabilizzare il diritto internazionale, e la colpa è degli Usa. Ma li dobbiamo sconfiggere noi, non delegare il compito a Putin, che di sinistra, peraltro, non ha nulla».
A destra del Pdl, al contrario, più d’uno sarebbe felice di delegare la missione anti-yankee alla Grande Madre Russia.
Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova ed europarlamentare, chiede a Strasburgo di «riconoscere formalmente le richieste dell’Ossezia e condannare la violenza della Georgia nonché le interferenze statunitensi nella zona». Casapound, centro sociale romano vicino alla Fiamma tricolore, in un comunicato piange «duemila morti e trentamila profughi». «E questo si legge - il risultato dell’aggressione portata dalla Georgia a danno della popolazione dell’Ossezia del Sud, la cui unica colpa è quella di essere di etnia russa e di voler un ricongiungimento con la madre patria». E se guerra deve essere, commenta il sito noreporter.org, la risposta di ultradestra a Indymedia, «bisogna augurarsi che la vincano i Russi».

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho letto a proposito due articoli di Sergio Romano e di Giulietto Chiesa. Io, personalmente li condivido, e dico che hanno ragione i Russi, perché sono circondati dalla politica aggressiva degli USA. Di più, sono evidenti due pesi e due misure. L’indipendenza va bene per il Kosovo, ma non per i Curdi e gli Osseti, secondo il teorema Bush-Rice. Per fortuna non tutti hanno subito la propaganda assordante filo americana…..Premetto che io non ho alcuna simpatia per Putin e la sua oligarchia, so bene che la Russia non è una vera democrazia. Ma non lo è neanche la Georgia, con il fantoccio degli USA Saakashvili, e nessuno degli stati dell’ex Unione Sovietica. E’ solo per un senso di giustizia che sostengo la Russia. Mi dà fastidio che ci sia una superpotenza arrogante che pretende di essere lo sceriffo del mondo.

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