Nino Cirillo ha intervistato Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno. L’intervista è stata pubblicata ieri dal quotidiano Il Messaggero. Mantovano parla dell’impiego dei soldati nelle città ma anche del problema dell’immigrazione clandestina ed un’ultima frecciatina allo svedese Hammarberg che “spara a zero sull’Italia” con “opuscoli di giornale”. Di seguito il testo.
È un caldo pomeriggio di mezza estate. Caldo, ma non quanto il tema della sicurezza oggi Italia. Stanno per arrivare i militari nelle nostre città, l’ultima scommessa per riprendere in mano le redini della situazione. E Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Intemo, lo sa.
Non sono pochi 2.500 uomini?
«Intanto sono tremila, Ed è il massimo delle sforzo che la Difesa poteva fare. Eppoi ci permetteranno di liberare sul campo almeno 1.500 unità di polizia. Lo sappiamo bene che per i Vespri Siciliani furono impiegati ventimila militari, ma c’era ancora il serbatoio della leva e non eravamo così impegnati in campo internazionale».
Basteranno per uscire dall’emergenza?
«Prodi ha avuto due anni di extragettito e in questi due anni ha tagliato un miliardo e seicento milioni di fondi proprio alle forze di polizia. Siamo arrivati noi, che l’extragettito ce lo sogniamo e che ci accontenteremmo di arrivare a tagli zero. Certo, è anche un problema di comparti all’interno del nostro governo, ma ho l’impressione che le forze di polizia davvero abbiano già dato...»
Come finirà questo 2008 per la sicurezza?
«Accanto alle 1.500 unità recuperate vogliamo immettere in servizio almeno altri 2.000 uomini, tutti i vincitori di concorsi del periodo di Prodi che aspettano ancora di poter iniziare a lavorare».
Questi militari non piacciono neanche a tutti, persino il sindaco di Roma Alemanno ha fatto dei distinguo.
«Sono remore che capisco, ma vedrete che tutto andrà a finire bene. Abbiano trovato un buon punto di equilibrio anche con Roma, dove il solo arrivo dei militari comporterà il recupero di 320 poliziotti. Gli agenti saranno piazzati a sorvegliare le postazioni di maggiori visibilità, i soldati, invece, si occuperanno delle stazioni e della perlustrazione all’interno del Grande Raccordo Anulare».
La sicurezza, in questa legislatura, è ancora di destra e di sinistra?
«Purtroppo alle parole l’opposizione non ha fatto seguirei fatti. Non parlo dell’Italia dei Valori che ha deciso di scendere sul terreni della demagogia, ma del Partito Democratico: troppi condizionamenti ideologici. Si sono rifiutati di votare un pacchetto sicurezza che per metà conteneva progetti del governo Prodi e per un altro 30 per cento emendamenti presentati proprio da loro e puntualmente accolti. Giudicate voi».
Immigrati, Lampedusa, sbarchi. Sembra sempre la stessa estate italiana.
«Siamo preoccupati anche noi, ma le norme che abbiamo introdotto i frutti li daranno. Ci vorranno mesi, ma li daranno. Ci rendiamo ben conto che le difficoltà interne hanno convinto la Libia ad allentare la sorveglianza, ma è sempre sugli accordi a monte che bisogna lavorare. Con l’Albania ha funzionato così bene».
La Spagna indica un altra strada.
«La conosco la strada della Spagna: è quella che ha fatto decuplicare in pochi anni gli arrivi in Italia di gente provenite dal Marocco. Preferiscono fare tutto il viaggio lungo la costa, fino alla Libia, piuttosto che affrontare i muri di Zapatero. Uso delle armi a parte, è la dimostrazione che il rigore funziona».
Per finire, l’Europa. Stanno andando meglio le cose?
«Si fa presto a dire Europa. È un po’ come la Chiesa – mi si perdoni il paragone –, quando si scambiano le parole di qualche oscuro esponente per la posizione ufficiale del Vaticano. L’Europa vera è quella del consiglio dei ministri della Giustizia, non è l’Europa di Hammarberg che mette insieme dati non omogenei e opuscoli di giornale e poi spara a zero sull’Italia. L’Europa vera è quella che arriva a prevedere un limite di diciotto mesi per la permanenza nei centri per immigrati. La Bossi-Fini si spinge solo fino a due».
È un caldo pomeriggio di mezza estate. Caldo, ma non quanto il tema della sicurezza oggi Italia. Stanno per arrivare i militari nelle nostre città, l’ultima scommessa per riprendere in mano le redini della situazione. E Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Intemo, lo sa.
Non sono pochi 2.500 uomini?
«Intanto sono tremila, Ed è il massimo delle sforzo che la Difesa poteva fare. Eppoi ci permetteranno di liberare sul campo almeno 1.500 unità di polizia. Lo sappiamo bene che per i Vespri Siciliani furono impiegati ventimila militari, ma c’era ancora il serbatoio della leva e non eravamo così impegnati in campo internazionale».
Basteranno per uscire dall’emergenza?
«Prodi ha avuto due anni di extragettito e in questi due anni ha tagliato un miliardo e seicento milioni di fondi proprio alle forze di polizia. Siamo arrivati noi, che l’extragettito ce lo sogniamo e che ci accontenteremmo di arrivare a tagli zero. Certo, è anche un problema di comparti all’interno del nostro governo, ma ho l’impressione che le forze di polizia davvero abbiano già dato...»
Come finirà questo 2008 per la sicurezza?
«Accanto alle 1.500 unità recuperate vogliamo immettere in servizio almeno altri 2.000 uomini, tutti i vincitori di concorsi del periodo di Prodi che aspettano ancora di poter iniziare a lavorare».
Questi militari non piacciono neanche a tutti, persino il sindaco di Roma Alemanno ha fatto dei distinguo.
«Sono remore che capisco, ma vedrete che tutto andrà a finire bene. Abbiano trovato un buon punto di equilibrio anche con Roma, dove il solo arrivo dei militari comporterà il recupero di 320 poliziotti. Gli agenti saranno piazzati a sorvegliare le postazioni di maggiori visibilità, i soldati, invece, si occuperanno delle stazioni e della perlustrazione all’interno del Grande Raccordo Anulare».
La sicurezza, in questa legislatura, è ancora di destra e di sinistra?
«Purtroppo alle parole l’opposizione non ha fatto seguirei fatti. Non parlo dell’Italia dei Valori che ha deciso di scendere sul terreni della demagogia, ma del Partito Democratico: troppi condizionamenti ideologici. Si sono rifiutati di votare un pacchetto sicurezza che per metà conteneva progetti del governo Prodi e per un altro 30 per cento emendamenti presentati proprio da loro e puntualmente accolti. Giudicate voi».
Immigrati, Lampedusa, sbarchi. Sembra sempre la stessa estate italiana.
«Siamo preoccupati anche noi, ma le norme che abbiamo introdotto i frutti li daranno. Ci vorranno mesi, ma li daranno. Ci rendiamo ben conto che le difficoltà interne hanno convinto la Libia ad allentare la sorveglianza, ma è sempre sugli accordi a monte che bisogna lavorare. Con l’Albania ha funzionato così bene».
La Spagna indica un altra strada.
«La conosco la strada della Spagna: è quella che ha fatto decuplicare in pochi anni gli arrivi in Italia di gente provenite dal Marocco. Preferiscono fare tutto il viaggio lungo la costa, fino alla Libia, piuttosto che affrontare i muri di Zapatero. Uso delle armi a parte, è la dimostrazione che il rigore funziona».
Per finire, l’Europa. Stanno andando meglio le cose?
«Si fa presto a dire Europa. È un po’ come la Chiesa – mi si perdoni il paragone –, quando si scambiano le parole di qualche oscuro esponente per la posizione ufficiale del Vaticano. L’Europa vera è quella del consiglio dei ministri della Giustizia, non è l’Europa di Hammarberg che mette insieme dati non omogenei e opuscoli di giornale e poi spara a zero sull’Italia. L’Europa vera è quella che arriva a prevedere un limite di diciotto mesi per la permanenza nei centri per immigrati. La Bossi-Fini si spinge solo fino a due».
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