La presenza fisica nelle strade di forze dell’ordine, siano essi poliziotti o carabinieri o militari, o fossero anche agenti in borghese, vale mille telecamere che possano essere installate ai quattro cantoni di una città. Chi dice il contrario sa di usare argomenti solo per il gusto o la malattia della polemica in nome di una finta democrazia, quella propria e personale che si concreta nel fondarsi depositario e difensore, vestale del sacro fuoco del verbo sociale, ombelico dell’universo mondo attorno cui tutto ruota volente o nolente.
Certo il buon Ignazio, che di cognome fa La Russa, esagera: «Oltre ai delinquenti, agli stupratori, a chi fa furti e rapine sono contrari alla presenza dei militari per garantire solo i post sessantottini: i figli, non in senso anagrafico, di chi gridava "basco nero il tuo posto è il cimitero" o quelli che consideravano polizia e carabinieri golpisti. Quando qualcuno dice che questa è un’operazione di facciata dice una cosa poco seria». Ma individua una realtà che è comunque un problema sociale. Quei giovani “sbandati” che protestano sono gli orfani traumatizzati di un’epoca irripetibile, giovani che vivono nel mito d’una età dell’oro che non può ripetersi, che non ha motivo di ripetersi, non ha possibilità perché nella realtà delle cose gli abitanti dello stivale stanno vivendo una felice nemesi, seppure sembri un ossimoro, di quel tempo ormai lontano quando l’ideale di un futuro migliore per il paese fu stroncato dal braccio politico della reazione che si chiamava Partito Comunista Italiano, sopravvissuto successivamente alla messa in liquidazione giudiziaria, tanto da esaltarsi nella “gioiosa macchina da guerra” di occhettiana memoria.
Non è un caso se, come si dice adusi ai termini obsoleti, l’Italia vada a destra. La nemesi per la sinistra, quella sinistra che ha fermato e affondato il paese, è finalmente all’opera e col consenso di tutti.
Restano però quei poveri giovani dei collettivi che attaccavano lunedì sul Colosseo lo striscione «Free Rome» e distribuivano ai turisti volantini con la scritta «questa non è democrazia». Sono un problema sociale che sarebbe il caso di cominciare a considerare seriamente e non con l’occhio da pesce lesso, tollerante perché morto, della sinistra illusa di rappresentare ancora gli ultimi, i più deboli che da tempo hanno compreso la sua autoreferenzialità politica fatta di interessi di bottega che, come ha insegnato il governo Prodi, poco “ci azzeccano” con operai e pensionati. I giovani, tutti i giovani sono un patrimonio per il paese. Bisogna offrire loro un futuro certo, darsi da fare per garantire loro la sicurezza del domani. Solo così si può togliere carne da cannone alla “reazione” sinistra alla nuova stagione che gli italiani hanno deciso di regalarsi almeno per i prossimi cinque anni.
Tornando alla questione della sicurezza nelle strade, annoto solo una frase che mi ha colpito per la sua “stupidità”: «Ho troppo rispetto per i militari per vederli ridotti a comparse da Cinecittà». L’ha detta Di Pietro, che, come si è sentito ieri alla Camera in diretta nazionale, non ha più pudori e pur di fare audience sfida ormai Borghezio o qualche altro leghista sul terreno del trivio da bar. Una frase ipocrita ed offensiva per le Forze Armate, che poteva risparmiarsela, lui, per parafrasare, cervello che non c’è.
Certo il buon Ignazio, che di cognome fa La Russa, esagera: «Oltre ai delinquenti, agli stupratori, a chi fa furti e rapine sono contrari alla presenza dei militari per garantire solo i post sessantottini: i figli, non in senso anagrafico, di chi gridava "basco nero il tuo posto è il cimitero" o quelli che consideravano polizia e carabinieri golpisti. Quando qualcuno dice che questa è un’operazione di facciata dice una cosa poco seria». Ma individua una realtà che è comunque un problema sociale. Quei giovani “sbandati” che protestano sono gli orfani traumatizzati di un’epoca irripetibile, giovani che vivono nel mito d’una età dell’oro che non può ripetersi, che non ha motivo di ripetersi, non ha possibilità perché nella realtà delle cose gli abitanti dello stivale stanno vivendo una felice nemesi, seppure sembri un ossimoro, di quel tempo ormai lontano quando l’ideale di un futuro migliore per il paese fu stroncato dal braccio politico della reazione che si chiamava Partito Comunista Italiano, sopravvissuto successivamente alla messa in liquidazione giudiziaria, tanto da esaltarsi nella “gioiosa macchina da guerra” di occhettiana memoria.
Non è un caso se, come si dice adusi ai termini obsoleti, l’Italia vada a destra. La nemesi per la sinistra, quella sinistra che ha fermato e affondato il paese, è finalmente all’opera e col consenso di tutti.
Restano però quei poveri giovani dei collettivi che attaccavano lunedì sul Colosseo lo striscione «Free Rome» e distribuivano ai turisti volantini con la scritta «questa non è democrazia». Sono un problema sociale che sarebbe il caso di cominciare a considerare seriamente e non con l’occhio da pesce lesso, tollerante perché morto, della sinistra illusa di rappresentare ancora gli ultimi, i più deboli che da tempo hanno compreso la sua autoreferenzialità politica fatta di interessi di bottega che, come ha insegnato il governo Prodi, poco “ci azzeccano” con operai e pensionati. I giovani, tutti i giovani sono un patrimonio per il paese. Bisogna offrire loro un futuro certo, darsi da fare per garantire loro la sicurezza del domani. Solo così si può togliere carne da cannone alla “reazione” sinistra alla nuova stagione che gli italiani hanno deciso di regalarsi almeno per i prossimi cinque anni.
Tornando alla questione della sicurezza nelle strade, annoto solo una frase che mi ha colpito per la sua “stupidità”: «Ho troppo rispetto per i militari per vederli ridotti a comparse da Cinecittà». L’ha detta Di Pietro, che, come si è sentito ieri alla Camera in diretta nazionale, non ha più pudori e pur di fare audience sfida ormai Borghezio o qualche altro leghista sul terreno del trivio da bar. Una frase ipocrita ed offensiva per le Forze Armate, che poteva risparmiarsela, lui, per parafrasare, cervello che non c’è.
Nessun commento:
Posta un commento