Strage di Bologna. Oggi la celebrazione dell’attentato vissuto dalla piazza, come si è visto nei telegiornali, non come un atto di terrorismo contro la comunità nazionale ma come un martirologio della sinistra. Una vicenda oscura su cui ancora oggi non si è fatta chiarezza.
“Signor Sindaco, – ha scritto Berlusconi a Cofferati, – Le sono vicino, come italiano e come Presidente del Consiglio, nel mesto anniversario di una delle pagine più tristi e dolorose della nostra storia. La Sua città, Bologna, ha pagato un duro tributo al terrorismo e l’Italia intera non dimentica e condivide il Suo dolore. Voglio confermarLe che il Governo tiene alta la guardia contro il riemergere di vecchie minacce e contro l’aggressività delle nuove.”
Ma utile anche per riflettere un articolo di ieri su Il Secolo d’Italia intitolato “Strage di Bologna: la procura si difende ma non convince Roma”; ecco il testo:
«La procura di Bologna difende il proprio operato nell’inchiesta sulla strage del 2 agosto, ma elude il punto della questione sollevata da alcuni parlamentari del Pdl, ovvero se «stia attentamente e scrupolosamente indagando sulle importanti novità emerse nella Mitrokhin».
I giudici di Bologna, infatti, si limitano a rispondere che «da tempo è in corso di esecuzione apposita rogatoria diretta al Bundesgericthof di Karlsruhe, organo federale competente per la materia di terrorismo, la cui collaborazione ha già consentito di acquisire elementi, attualmente all’esame per ogni pertinente valutazione, mentre per altro argomento è in corso di predisposizione distinta rogatoria per l’autorità giudiziaria francese». Ma proprio il documento, firmato dal procuratore aggiunto reggente Silverio Piro, lascia trasparire le ragioni dell’appello dei deputati al ministro della Giustizia Angelino Alfano: il sospetto che «non vi sia una ferma volontà da parte della Procura di verificare» le novità emerse sull’inchiesta. Fra queste, oltre ai documenti della Mitrokhin, anche le dichiarazioni del presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, che a più riprese ha messo in dubbio la "pista nera" per la strage e di recente, al Corriere della sera, ha spiegato di sapere con certezza che la strage fu firmata dal terrorismo palestinese.
Proprio a Cossiga si rivolge ora Valerio Cutonilli, legale di Luigi Ciavardini, condannato come esecutore materiale della strage insieme a Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. «Faccio appello alla sua spiccata sensibilità e – scrive Cutonilli a Cossiga – al senso dello Stato che molto spesso l’ha distinta da altre personalità politiche, per compiere un gesto atteso da tutti noi: si rechi spontaneamente presso la Procura della Repubblica di Bologna e metta a tacere quanti tentano di riproporre quegli odi ideologici che tanto hanno nuociuto alla nostra società». Nella sua lunga lettera, Cutonilli ricorda che sono migliaia gli italiani che hanno «la speranza di raggiungere un minimo di verità sull’evento più grave della storia italiana del dopoguerra». Una speranza a cui possono rispondere le parole di Cossiga, che «purtroppo – conclude Cutonilli – per la pessima abitudine in voga nel nostro Paese di ridurre i confronti a invettive volgari, sono liquidate da taluni addirittura come depistaggi».
“Signor Sindaco, – ha scritto Berlusconi a Cofferati, – Le sono vicino, come italiano e come Presidente del Consiglio, nel mesto anniversario di una delle pagine più tristi e dolorose della nostra storia. La Sua città, Bologna, ha pagato un duro tributo al terrorismo e l’Italia intera non dimentica e condivide il Suo dolore. Voglio confermarLe che il Governo tiene alta la guardia contro il riemergere di vecchie minacce e contro l’aggressività delle nuove.”
Ma utile anche per riflettere un articolo di ieri su Il Secolo d’Italia intitolato “Strage di Bologna: la procura si difende ma non convince Roma”; ecco il testo:
«La procura di Bologna difende il proprio operato nell’inchiesta sulla strage del 2 agosto, ma elude il punto della questione sollevata da alcuni parlamentari del Pdl, ovvero se «stia attentamente e scrupolosamente indagando sulle importanti novità emerse nella Mitrokhin».
I giudici di Bologna, infatti, si limitano a rispondere che «da tempo è in corso di esecuzione apposita rogatoria diretta al Bundesgericthof di Karlsruhe, organo federale competente per la materia di terrorismo, la cui collaborazione ha già consentito di acquisire elementi, attualmente all’esame per ogni pertinente valutazione, mentre per altro argomento è in corso di predisposizione distinta rogatoria per l’autorità giudiziaria francese». Ma proprio il documento, firmato dal procuratore aggiunto reggente Silverio Piro, lascia trasparire le ragioni dell’appello dei deputati al ministro della Giustizia Angelino Alfano: il sospetto che «non vi sia una ferma volontà da parte della Procura di verificare» le novità emerse sull’inchiesta. Fra queste, oltre ai documenti della Mitrokhin, anche le dichiarazioni del presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, che a più riprese ha messo in dubbio la "pista nera" per la strage e di recente, al Corriere della sera, ha spiegato di sapere con certezza che la strage fu firmata dal terrorismo palestinese.
Proprio a Cossiga si rivolge ora Valerio Cutonilli, legale di Luigi Ciavardini, condannato come esecutore materiale della strage insieme a Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. «Faccio appello alla sua spiccata sensibilità e – scrive Cutonilli a Cossiga – al senso dello Stato che molto spesso l’ha distinta da altre personalità politiche, per compiere un gesto atteso da tutti noi: si rechi spontaneamente presso la Procura della Repubblica di Bologna e metta a tacere quanti tentano di riproporre quegli odi ideologici che tanto hanno nuociuto alla nostra società». Nella sua lunga lettera, Cutonilli ricorda che sono migliaia gli italiani che hanno «la speranza di raggiungere un minimo di verità sull’evento più grave della storia italiana del dopoguerra». Una speranza a cui possono rispondere le parole di Cossiga, che «purtroppo – conclude Cutonilli – per la pessima abitudine in voga nel nostro Paese di ridurre i confronti a invettive volgari, sono liquidate da taluni addirittura come depistaggi».
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