Riprendo ancora sull’attualità della strage di Bologna un articolo da La Repubblica di oggi che fornisce una sintesi delle diverse posizioni sulla questione emerse fino a ieri. L’articolo si muove su un background che si fonda su una verità giudiziaria “non smentita” e di “ipotesi” per contro. Vero è che una sentenza è semplicemente una sentenza, da rispettare certo ma sempre fatto giudiziario contingente, non verità storica, come la stessa storia giudiziaria insegna. L’articolo comunque fornisce, come dicevo, una buona sintesi su come la politica abbia vissuto l’anniversario di quel lontano atto di terrorismo ed in particolar modo evidenzia involontariamente come a sinistra si sia restii a dare spazio a ricerche su fatti e eventi che tornano “utili” così come sono stati delineati, e dunque risultano quantomeno “scomode”. Per fare un parallelo vicino alla terra istriana, un po’ quanto alla destra nuove letture ed interpretazioni dei fatti sulla questione delle foibe. Quanto segue è il testo dell’articolo, firmato da Francesco Bei.
Strage, scontro sulle "zone d’ombra"
Pdl: da Fini dubbi legittimi. Pd: no, si è comportato da uomo di parte
Palestinesi o fascisti? Verità giudiziaria o verità tout court? Dopo 28 anni intorno alla strage di Bologna è ancora polemica e questa volta sono state le parole di Gianfranco Fini – che da presidente della Camera ha inviato un messaggio ai familiari delle vittime augurandosi che si dissolvano le «zone d’ombra» intorno all’eccidio – a scaldare gli animi.
Dopo la dura replica del sindaco Cofferati al presidente della Camera (si veda l’intervista di ieri a Repubblica), a difesa di Fini e a favore della riapertura delle indagini si schiera il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto. «I dubbi avanzati da Fini – afferma – sono del tutto legittimi. A suo tempo è stato stabilito un singolare teorema a senso unico: per definizione la strage deve essere fascista, i suoi autori sono Mambro e Fioravanti, chi mette in discussione questi due assiomi è fascista o amico dei fascisti».
Ora invece che «seri dubbi sulla ricostruzione dei fatti» sono stati avanzati «anche da studiosi che nulla hanno a che fare con l’area Msi-An», «non si capisce perché – conclude Cicchitto – questi dubbi debbano essere bollati come indegni». D’accordo con l`esponente forzista è Francesco Storace, segretario della Destra, che si lamenta tuttavia dell’intervento del ministro Rotondi sul palco di Bologna «Cicchitto ha ragione. Peccato che il rappresentante del governo alla manifestazione abbia parlato d’altro». Anche la Lega, con Mario Borghezio, plaude al «coraggio» di Fini e chiede l’apertura di una commissione d’inchiesta sui fatti del 2 agosto 1980 per «squarciare il velo delle verità di comodo».
E da sinistra, si fa sentire con l’Ansa l’ex presidente della commissione Stragi, Giovanni Pellegrino, per il quale la verità sulla strage di Bologna è ancora tutta «da scrivere». Per Pellegrino Mambro, Fioravanti e Ciavardini «sono stati condannati sulla base di indizi» e quindi è difficile dire con certezza «se siano davvero colpevoli o innocenti». Riguardo all’ipotesi "palestinese", l’esponente del Pd ricorda che si tratta di una «vecchia pista» che venne seguita anche dalla commissione Stragi, ma che poi si decise di lasciar stare anche «per l’impossibilità di ascoltare Carlos a Parigi».
Pellegrino lascia comunque intendere che potrebbero esserci novità: «Ora so che la Procura di Bologna sta seguendo una pista, staremo a vedere... Nel frattempo scambiare ipotesi per certezze, così come ha fatto anche Cossiga, è assolutamente sbagliato».
Intanto l’uscita di Fini sulle «zone d’ombra» continua ad alimentare la polemica politica. Sandra Zampa, deputato Pd (ed ex capo ufficio stampa di Prodi) dice di trovare «sconcertante che alte cariche istituzionali tornino a mettere in discussione una verità che è accertata». E dunque da Fini «ci si attendeva un intervento capace di superare l’appartenenza a una parte politica». Critica anche Silvana Mura, coordinatrice dipietrista dell’Emilia Romagna: «Forse sarebbe più utile che chi ricopre importanti cariche istituzionali utilizzasse la sua autorevolezza per sollecitare il governo a togliere il segreto di Stato sulla strage di Ustica, invece che mettere in forse una sentenza sulla base di ipotesi già vagliate e scartate dalla procura di Bologna».
Strage, scontro sulle "zone d’ombra"
Pdl: da Fini dubbi legittimi. Pd: no, si è comportato da uomo di parte
Palestinesi o fascisti? Verità giudiziaria o verità tout court? Dopo 28 anni intorno alla strage di Bologna è ancora polemica e questa volta sono state le parole di Gianfranco Fini – che da presidente della Camera ha inviato un messaggio ai familiari delle vittime augurandosi che si dissolvano le «zone d’ombra» intorno all’eccidio – a scaldare gli animi.
Dopo la dura replica del sindaco Cofferati al presidente della Camera (si veda l’intervista di ieri a Repubblica), a difesa di Fini e a favore della riapertura delle indagini si schiera il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto. «I dubbi avanzati da Fini – afferma – sono del tutto legittimi. A suo tempo è stato stabilito un singolare teorema a senso unico: per definizione la strage deve essere fascista, i suoi autori sono Mambro e Fioravanti, chi mette in discussione questi due assiomi è fascista o amico dei fascisti».
Ora invece che «seri dubbi sulla ricostruzione dei fatti» sono stati avanzati «anche da studiosi che nulla hanno a che fare con l’area Msi-An», «non si capisce perché – conclude Cicchitto – questi dubbi debbano essere bollati come indegni». D’accordo con l`esponente forzista è Francesco Storace, segretario della Destra, che si lamenta tuttavia dell’intervento del ministro Rotondi sul palco di Bologna «Cicchitto ha ragione. Peccato che il rappresentante del governo alla manifestazione abbia parlato d’altro». Anche la Lega, con Mario Borghezio, plaude al «coraggio» di Fini e chiede l’apertura di una commissione d’inchiesta sui fatti del 2 agosto 1980 per «squarciare il velo delle verità di comodo».
E da sinistra, si fa sentire con l’Ansa l’ex presidente della commissione Stragi, Giovanni Pellegrino, per il quale la verità sulla strage di Bologna è ancora tutta «da scrivere». Per Pellegrino Mambro, Fioravanti e Ciavardini «sono stati condannati sulla base di indizi» e quindi è difficile dire con certezza «se siano davvero colpevoli o innocenti». Riguardo all’ipotesi "palestinese", l’esponente del Pd ricorda che si tratta di una «vecchia pista» che venne seguita anche dalla commissione Stragi, ma che poi si decise di lasciar stare anche «per l’impossibilità di ascoltare Carlos a Parigi».
Pellegrino lascia comunque intendere che potrebbero esserci novità: «Ora so che la Procura di Bologna sta seguendo una pista, staremo a vedere... Nel frattempo scambiare ipotesi per certezze, così come ha fatto anche Cossiga, è assolutamente sbagliato».
Intanto l’uscita di Fini sulle «zone d’ombra» continua ad alimentare la polemica politica. Sandra Zampa, deputato Pd (ed ex capo ufficio stampa di Prodi) dice di trovare «sconcertante che alte cariche istituzionali tornino a mettere in discussione una verità che è accertata». E dunque da Fini «ci si attendeva un intervento capace di superare l’appartenenza a una parte politica». Critica anche Silvana Mura, coordinatrice dipietrista dell’Emilia Romagna: «Forse sarebbe più utile che chi ricopre importanti cariche istituzionali utilizzasse la sua autorevolezza per sollecitare il governo a togliere il segreto di Stato sulla strage di Ustica, invece che mettere in forse una sentenza sulla base di ipotesi già vagliate e scartate dalla procura di Bologna».
Nessun commento:
Posta un commento