mercoledì 13 agosto 2008

Il miracolo secondo La Stampa

Vediamo, dunque, dopo la traduzione nel precedente post, come la stampa italiana celebra il “miracolo italiano” di Silvio Berlusconi annunciato al mondo da Newsweek. Mi risparmio i commenti lasciandoli al mio lettore. Cominciò con l’articolo di Jacopo Iacoboni, su La Stampa di oggi saltando titolo e occhiellame vario:

Sorpresa, il governo di centrodestra è diventato glamour.
E tra i centristi riparte la corsa per trovarci uno strapuntino.
Dai giornali anglosassoni Silvio Berlusconi è abituato ad aspettarsi il peggio (ma anche invettive che gli portano fortuna, da quando l`Economist lo dichiarò unfit to lead Italy, inadatto a governare, e lui ci ha vinto, dopo, un’altra elezione).
Adesso invece è l’americano Newsweek a elogiare i cento giorni del governo, in un pezzo intitolato «Miracle in 100 days» che, fin dal titolo, richiama l’antica formula - che lo stesso Cavaliere sembrava aver abbandonato - del «miracolo italiano». Berlusconi, scrive Newsweek, «nei suoi primi cento giorni in carica ha fatto l’impossibile: mettere ordine in questa nazione apparentemente ingovernabile». S’è sbrigato a fare le sue riforme.
E anche quelle che, come il Lodo Alfano, suscitano dubbi («non è passato inosservato che questa legge presentasse un possibile conflitto d’interessi»), non allarmano poi tanto gli italiani, che «si sentono troppo poveri per farci caso».
Il Paese - prosegue Newsweek - vuole sicurezza «e Berlusconi la fornisce, con una competenza da mano di ferro in guanto di velluto». Silvio è stato bravissimo a Napoli, «emblematica la sua capacità di ripulire la città». In sostanza, per Newsweek il premier ha fatto bene sulla sicurezza; ora però sarà giudicato sull’economia, «e qui la politica del pugno di ferro potrebbe non bastare».
Il titolo del pezzo è stato deciso dal desk in America, significativo segnale di disgelo col berlusconismo; ma il pezzo è di un autore italiano, lo stesso che scrisse l’articolo di copertina sul «Veltrusconi», nel momento in cui anche il Pdl auspicava l’avvio di un dialogo, poi abortito, con Walter. Raccontano nel partito che Paolo Bonaiuti lavora da tempo per «correggere» quelli che al mondo politico berlusconiano appaiono «stereotipi faziosi» sull’Italia. Di qui una particolare attenzione è stata dedicata ai giornalisti stranieri in Italia, «una pratica che era solita fare la sinistra», ricordano nel Pdl.
Così, mentre il Pd impugna Famiglia cristiana, il centrodestra fa lo stesso col magazine americano, in una guerra dei media non estranea alle moral suasion incrociate dei reciproci team del Pdl e del Pd.
Lo si vede dal tono dei commenti, entusiasti. Daniele Capezzone: «Dal settimanale un’analisi lucida, il Pd rifletta».
Giampiero Catone: «Si certifica che il Cavaliere ha fatto anche più di Brown, Sarkozy e Zapatero».
La Loggia: «In cento giorni la concretezza è diventata un fatto». Gaetano Quagliariello: «Un articolo che segna la fine dell’antiberlusconismo».
Archiviato insomma l’Economist, o le articolesse anti-italiane (non antiberlusconiane) del londinese Times, ecco dunque innalzato «il più grande magazine americano». Al punto che il democristiano Gianfranco Rotondi parla di un governo «inaspettatamente glamour», «più forte e affidabile dei precedenti».
Dunque, «in autunno è possibile allargarlo», affinché possa ospitare i tanti figlioli prodighi della costituente di centro, pronti a partecipare anche loro al «miracolo».

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