lunedì 4 agosto 2008

Una "comoda" condanna indiziaria

Il Messaggero oggi ha invece pubblicato, sul tema della strage di Bologna, un’intervista con l`ex presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino. Ecco il testo dell’intervista raccolta da Massimo Martinelli:

Il terrorista Carlos era pronto a farsi interrogare
«Ma poi saltò tutto perché non voleva che fosse presente un giudice francese gay»
Pellegrino: sbagliato pensare che fu come a piazza Fontana
L`ex presidente della commissione stragi: la pista palestinese andrebbe investigata, noi volevamo farlo

«Allora partiamo dai punti certi».
Giovanni Pellegrino è prima di tutto un avvocato penalista; e la deformazione professionale non può tenerla fuori la porta. Ma è stato presidente della Commissione Stragi nei sette anni in cui c’era da fare luce sulle tragedie più immani d’Italia.
I punti certi quali sono?
«Il primo è che Fioravanti, la Mambro e Ciavardini sono stati condannati su base indiziaria».
Significa che l`accusa si basava su indizi e non su prove?
«Su indizi. Che però la Cassazione ha ritenuto gravi, precisi e concordanti».
Il secondo punto?
«Il secondo punto la sentenza li ritiene responsabili in concorso con ignoti. Quindi riconosce che il quadro di responsabilità non è stato completamente accertato».
II movente è accertato: c’era un patto scellerato tra neofascisti e servizi deviati per provocare una reazione autoritaria dello Stato. O no?
«A questa domanda rispondo con una mia considerazione: affermare che la strage di Bologna sia maturata in un quadro che somiglia quello della tragedia di piazza Fontana a Milano a me è sembrato un errore».
Perché?
«Perché l’Italia degli anni Ottanta non era quella del ‘69. Che ci fossero generali golpisti ad agosto dell’80 mi sembra inverosimile».
Quindi?
«Quindi se si facessero nuovi accertamenti il quadro delle responsabilità potrebbe risultare diverso, magari di carattere internazionale, centrato sulla frontiera nord-sud e sui rapporti con i paesi palestinesi. Perché se a piazza Fontana, in termini storici, possiamo dire che sembra l’esito del tentativo della manovalanza neofascista e di apparati istituzionali di spostare a destra l’asse politico italiano, tutto questo negli anni Ottanta non aveva più senso perché l’asse politico italiano si stava spostando a destra da solo. Non aveva bisogno di spinte».
Lei crede alla pista del terrorista Carlos? «Questa di Carlos è una canzone già ascoltata. Noi lo convocammo in Commissione Stragi, lui era d’accordo, era tutto organizzato».
E poi?
«Poi lui mi scrisse una lettera: poneva come condizione che all’interrogatorio non partecipasse un certo magistrato francese che lui aveva definito gay. E saltò tutto».
Quindi lei ci credeva?
«Era un’ipotesi che andava investigata. Però dire che Mambro e Fioravanti non c’entrano perché c’era un palestinese con una valigia che è scoppiata è sbagliato. Noto che c’è una certa tendenza a trasformare in certezze quelle che sono solo ipotesi investigative».
Alla Procura di Bologna dicono che la pista palestinese l’hanno già investigata e scartata.
«Non hanno sentito Carlos, che potrebbe dire cose interessanti. Mi risulta che abbiano fatto una rogatoria per ascoltarlo. Però attenzione: non si può continuare a chiedere piena luce su questa strage rifiutando a priori l’idea che Mambro, Fioravanti e Ciavardini possano non essere i responsabili».

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