Nella gente è radicata la convinzione che l'idea di una repubblica del Nord sia una pensata originale della Lega. A parte il possibile discorso che l'Italia è stata ricucita dagli alleati, dopo la sua divisione nel 1943 in una repubblica al Nord e nel regno meridionale che continuava la dominazione sabauda, con quanto criterio non si sa; di una federazione italiana si parlava già nel 1933 ed in un ambito inaspettato oggi: nel congresso del Partito comunista italiano. Mi è capitato di annotarlo mentre curavo la prima raccolta di testi di Camillo Berneri, pubblicata dal Litorale ("Scritti"), nota che ora riporto qui come curiosità. Queste le frasi di Berneri in cui fa riferimento alla questione: "Il giellismo [il movimento Giustizia e Libertà, fondato a Parigi nel 1929 da un gruppo di esuli antifascisti, tra cui emerse come leader Carlo Rosselli], nel caso che veda l’utilità di battersi in nome del federalismo, troverà acerrimo nemico il partito comunista, il cui federalismo non è che la maschera di un autonomismo unitario. Che in un congresso del 1933 questo partito abbia parlato di repubblica del Nord, di repubblica del Sud, di repubblica sarda non è affatto una garanzia per chiunque sappia a che cosa si riduce il federalismo dell’U.R.S.S.: federazione coatta di cinquanta repubbliche nelle quali vige il dispotismo bolscevico, facente capo allo zarismo moscovita del Comitato centrale esecutivo e di Stalin".
A parte le critiche contro il bolscevismo stalinista del partito comunista italiano, rimane la notizia: il PCI pensava nel 1933 ad un'Italia divisa: Repubblica del Nord, Repubblica del Sud, Repubblica Sarda. Anche l'ipotesi della divisione dell'Italia in repubbliche autonome e sovrane, federate tra loro, è un'idea, dunque, che "viene da lontano".
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