Vito Saccarola, presidente dell'ordine degli ingegneri di Venezia, il 9 ottobre scorso ha detto la sua sul ponte di Calatrava in occasione di una riunione degli ingegneri del Veneto per discutere di infrastrutture, nella sede dell’ordine veneziano a Piazzale Roma. Le dichiarazioni che riporto di seguito sono tratte da un’agenzia dell’AdnKronos.
“Sul ponte di Calatrava si è detto di tutto e di più. Come professionista e come presidente dell’ordine degli ingegneri di Venezia, devo dire che è un'opera bellissima. È anche necessaria? Indispensabile forse no, ma opportuna sì. Anche perché, al di là di tutto quello che si può dire o pensare, oggi il ponte della Costituzione è molto usato”. Ma… vediamo le perplessità: “La prima è sulla manutenzione. Gestire una struttura di questo tipo sarà oneroso: mi auguro e spero che quando il comune ha deciso di fare quest’opera abbia messo in debito conto i costi legati alla manutenzione. Lo chiamiamo ponte ma in realtà è, tecnicamente, una passerella di notevoli dimensioni e forme particolari realizzata con materiali che come tutti i materiali hanno bisogno della dovuta manutenzione. I ponti, come tutte le macchine, si «muovono», come le stesse case di abitazione. Alcune scelte le ritengo non corrette, ma sono opinioni personali. Un esempio? Sono stato sul ponte il giorno prima della apertura e ho notato che il corrimano superiore scotta. Temo che la prossima estate il problema si porrà perché è davvero molto caldo”.
C’è poi la questione dell'accessibilità ai diversamente abili: “'Forse era possibile allungare un po’ il ponte per rendere le pendenze percorribili come prevede la legge (l’8%). Se per assurdo fossi stato sindaco, probabilmente non avrei costruito quel tipo di ponte in quel punto. Forse avrei pensato, se mai fosse stato possibile farlo, a un ponte al livello del traghetto di san Tomà che è uno dei più trafficati della città. Molte delle critiche mosse al ponte sono pretestuose, altre sono corrette. Come quella sui costi che sono lievitati enormemente. Qualcosa, evidentemente, non ha funzionato all’inizio perché non si può fare un appalto di questo tipo su un’opera d’arte. Occorre tuttavia precisare che la normativa sui Lavori Pubblici non consente di utilizzare procedure alternative. Insomma, Calatrava ha progettato un’opera d’arte dopodiché questa per colpa della normativa nazionale è stata trattata come un qualsiasi viadotto autostradale. Ma non è così che dovrebbe funzionare. È evidente che sarebbe stato necessario trovare meccanismi diversi perché non è pensabile che un’impresa faccia un ribasso su di un’opera d’arte con le difficoltà che la stessa comporta. Alla fine le responsabilità sono spalmate un po’ su tutti. Il progettista, forse pensando più all’opera d’arte che al suo utilizzo quotidiano, non ha messo in conto tutti gli elementi necessari a dare tutte le indicazioni a chi doveva poi validare il suo progetto. Chi ha controllato i lavori non è stato in grado di cogliere le peculiarità artistiche del manufatto. Infine, le imprese non si sono rese conto di cosa stavano andando ad offrire”. Più esplicito di così…
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