venerdì 31 ottobre 2008

Le mani di Veltroni nella marmellata scuola

"Il Pd e la piazza. Il segretario alla testa del corteo. E ora Veltroni teme un «nuovo G8»" è un articolo di Lina Palmerini pubblicato oggi da "Il Sole 24 Ore". L'articolo dà molte indicazioni sulla strategia sfascista degli ex Ds e ventila la possibilità che avvenga un nuovo tentativo di sgambetto al governo come quello non riuscito un dì a Genova. A proposito non è ancora ben chiaro perché gli ex Ds allora, passato da poco il testimone a Berlusconi, evitassero di andare ad una manifestazione nella città ligure che avrebbe dovuto essere colorita e gioiosa come fecero invece i dirigenti di Rifondazione. Le note tra parentesi quadre nel testo sono mie.
Ancora una volta in piazza. Walter Veltroni torna a sfilare in corteo allo sciopero generale sulla scuola, il giorno dopo aver lanciato il referendum per abrogare la legge Gelmini. Raggiunge Guglielmo Epifani alla testa della manifestazione insieme a Beppe Fioroni [ma come? non avevano detto che partecipava "confuso" tra la folla?], stringe la mano ad Antonio Di Pietro - con cui ritrova una sintonia sia sulla scommessa referendaria che sulle elezioni in Abruzzo - saluta Paolo Ferrero. «Sono qui perché la scuola è il cuore delle scelte fondamentali di un Paese mentre il Governo fa solo tagli. Dunque, per me esserci è naturale».
La battaglia sulla scuola è un fronte che il segretario non vuole mollare e questo spiega la ragione del rilancio sul referendum abrogativo. Un segnale più politico che reale per due ragioni: la prima è che le materie finanziarie non possono essere oggetto di quesito referendario e, quindi, i tagli contro cui punta l`indice il Pd rimarranno comunque; la seconda è che il referendum si svolgerebbe nel 2010, un tempo biblico per le battaglie politiche. L`offensiva veltroniana va dunque letta più come una sponda politica offerta al movimento di protesta e al mondo della scuola che non un'arma effettiva per disfare la legge Gelmini. E sono proprio le debolezze dello strumento referendario - in particolare, l'impossibilità di sottoporre a quesito i tagli finanziari - le ragioni delle perplessità di Massimo D'Alema che comunque fa sapere di essere a fianco di Veltroni
[tanto non si paga dazio].
La confezione giuridica del referendum è stata affidata a Salvatore Vassallo che sta studiando come colpire i due simboli più contestati della riforma: creazione di fondazioni e maestro unico. Ed è lui che racconta: «Nel quesito si devono selezionare gli elementi che non abbiano implicazioni finanziarie ma che identifichino i punti di maggiore contrarietà all'approccio che la
[sic] Pdl ha avuto sulla riforma. I punti più indiziati, al momento, riguardano fondazioni [che comunque non sono nel decreto Gelmini] e maestro unico».
C'è però un'altra preoccupazione del Pd, e, cioè, la piega che le proteste stanno assumendo sotto il profilo dell'ordine pubblico. La convinzione che ci siano infiltrati nel movimento e che gli scontri a Piazza Navona siano stati pilotati mette in allarme il partito. Pd e Idv hanno presentato un'interrogazione sui fatti di mercoledì e Marco Minniti assicura: «Vigileremo».
C'è la preoccupazione che il Governo trasformi la protesta in una sorta di G-8, allarme che è cresciuto dopo le dichiarazioni di Silvio Berlusconi e poi del ministro Roberto Maroni. «L'idea di trasformare tutto questo in qualcosa che può essere identificato politicamente è un grande errore di valutazione del Governo», ha risposto ieri ai cronisti il segretario del Pd. Ma Veltroni si schiera dalla parte di polizia e carabinieri: «Da parte mia sentirete sempre parole di sostegno alle forze dell'ordine. Può darsi - ammette - che in quella giornata qualcosa non abbia funzionato ma, in generale, gli agenti, fanno un lavoro per poche centinaia di euro e meritano il nostro rispetto». Attacca invece i protagonisti dello scontro: «Preoccupa che ci sia stata un'aggressione così violenta, da parte di persone ben identificate e, diciamo così, non nuove».

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