Oggi, dunque, la kermesse “democratica” a Roma, la festa del santo patrono Veltroni che dal palco dell’arena del Circo Massimo alle 16,30 benedirà serenamente, pacatamente la sua folla. Ma non è Veltroni oggi ad incuriosirmi quanto quell’allegro spilungone di Fassino che in un intervento su Europa ha scritto cose intriganti. Dice nel suo articolo Fassino che quando oggi si terrà la manifestazione “di popolo, di lotta, ma serena e responsabile ci si renderà conto di quanto sciocco sia stato rappresentare questa manifestazione e la piazza come un evento quasi eversivo”. Sta il fatto che non ho sentito parlare di quasi golpe da nessuno della maggioranza. Le illazioni sono sempre arrivate da parte “democratica” commentandosi. E se consapevolezza c’è di non poter sovvertire il risultato delle urne, c’è quantomeno il “sogno”. Scrive Fassino: “Non basta una manifestazione, per quanto grande, a cambiare l’esito delle elezioni. Domenica mattina Berlusconi continuerà ad essere presidente del Consiglio e noi l’opposizione”. Che vuol dire una frase simile se non che la volontà eversiva cova in quel partito? Che ciò che sta a cuore a quel partito non è il bene collettivo del paese, ma semplicemente il ribaltamento della volontà popolare e la conquista del potere come era ed è da sempre nel dna di forze che sono nate dalla costola bolscevica, seppure si siano evolute nel tempo in forme più rispettose della democrazia, anche se ancora contaminate da una esiziale volontà di egemonia? Fassino dice in buona sostanza che indipendentemente da ciò che fa il governo attuale, buono o cattivo che sia per il paese, se solo si potesse trovare lo strumento adatto, il Pd non esiterebbe un minuto a buttare nel cesso la volontà popolare.
E Fassino continua dicendo che troppo poco tempo è passato dal voto e che “la costruzione di un’alternativa di governo non è l’evento miracoloso di un istante ma un processo che richiede tempo e fatica. Ma proprio per questo grandi momenti come la manifestazione di domani assumono un valore simbolico e una funzione mediatica essenziale in una moderna democrazia, dando visibilità all'opposizione e alle sue proposte”. Ancora più chiaro appare, dal fatto che si sottolinei che pochi mesi ci separino dall’esito delle elezioni che ha relegato il Pd ad essere in Parlamento uno dei superstiti del tracollo della coalizione prodiana, che il nocciolo della questione, al di là delle suadenti e serene parole con cui si condiscono le cose, è che si vuole mandare a casa Berlusconi, punto e basta, senza se senza ma. Tout court. O se si vuole preventivamente, in quanto comunque è convinzione “democratica” che il governo sostenuto dalla stragrande maggioranza della popolazione farà male. Perché per il Pd solo il Pd è l’unica forza capace di governare. L’unto dal potere. Questo è il postulato che regge da sempre il lungo cammino nella sua parabola il partito di Veltroni.
Secondo Fassino “i tanti che affluiranno al Circo Massimo saranno lì non solo per rendere chiare le ragioni dei nostri no alle politiche della destra, ma anche per dire quali sono i nostri «sì» e i nostri «come». La credibilità dell’opposizione è data dall’essere capace di avanzare proposte più efficaci e più convincenti di quelle del governo. Ed è quello che abbiamo fatto e stiamo facendo in questi mesi”. Tanto efficaci e convincenti che la fiducia della gente nel governo ed in Berlusconi è aumentata. E quanto al fare si è visto solo un gran portare “democraticamente” in piazza bambini a gridare slogan.
Chiudo con le osservazioni di Pannella in proposito. Il gran vecchio della politica italiana centra ancora una volta il bersaglio. Dice in un colloquio con Il Riformista: Alla manifestazione del Pd “penso che non andrò, anzi non andremo. Se non sbaglio, non siamo neanche stati invitati. Questo tipo di cortei non ha nulla a che vedere con le manifestazioni di protesta delle altre democrazie viventi. Le femministe, Gandhi, tutta gente che protestava per raggiungere un obiettivo concreto. Il Mahatma protestava per il sale, non per il nulla. Non vado a una manifestazione buona solo per riempire le piazze e per svuotare le urne”. E quanto a confronti mette sullo stesso piano la manifestazione passata di Silvio Berlusconi contro il governo Prodi e quella di sabato del Pd: ''Populismo puro''. Ma chioso, con una piccola differenza, che Berlusconi aveva, e si è visto, un popolo cui rivolgersi.
E Fassino continua dicendo che troppo poco tempo è passato dal voto e che “la costruzione di un’alternativa di governo non è l’evento miracoloso di un istante ma un processo che richiede tempo e fatica. Ma proprio per questo grandi momenti come la manifestazione di domani assumono un valore simbolico e una funzione mediatica essenziale in una moderna democrazia, dando visibilità all'opposizione e alle sue proposte”. Ancora più chiaro appare, dal fatto che si sottolinei che pochi mesi ci separino dall’esito delle elezioni che ha relegato il Pd ad essere in Parlamento uno dei superstiti del tracollo della coalizione prodiana, che il nocciolo della questione, al di là delle suadenti e serene parole con cui si condiscono le cose, è che si vuole mandare a casa Berlusconi, punto e basta, senza se senza ma. Tout court. O se si vuole preventivamente, in quanto comunque è convinzione “democratica” che il governo sostenuto dalla stragrande maggioranza della popolazione farà male. Perché per il Pd solo il Pd è l’unica forza capace di governare. L’unto dal potere. Questo è il postulato che regge da sempre il lungo cammino nella sua parabola il partito di Veltroni.
Secondo Fassino “i tanti che affluiranno al Circo Massimo saranno lì non solo per rendere chiare le ragioni dei nostri no alle politiche della destra, ma anche per dire quali sono i nostri «sì» e i nostri «come». La credibilità dell’opposizione è data dall’essere capace di avanzare proposte più efficaci e più convincenti di quelle del governo. Ed è quello che abbiamo fatto e stiamo facendo in questi mesi”. Tanto efficaci e convincenti che la fiducia della gente nel governo ed in Berlusconi è aumentata. E quanto al fare si è visto solo un gran portare “democraticamente” in piazza bambini a gridare slogan.
Chiudo con le osservazioni di Pannella in proposito. Il gran vecchio della politica italiana centra ancora una volta il bersaglio. Dice in un colloquio con Il Riformista: Alla manifestazione del Pd “penso che non andrò, anzi non andremo. Se non sbaglio, non siamo neanche stati invitati. Questo tipo di cortei non ha nulla a che vedere con le manifestazioni di protesta delle altre democrazie viventi. Le femministe, Gandhi, tutta gente che protestava per raggiungere un obiettivo concreto. Il Mahatma protestava per il sale, non per il nulla. Non vado a una manifestazione buona solo per riempire le piazze e per svuotare le urne”. E quanto a confronti mette sullo stesso piano la manifestazione passata di Silvio Berlusconi contro il governo Prodi e quella di sabato del Pd: ''Populismo puro''. Ma chioso, con una piccola differenza, che Berlusconi aveva, e si è visto, un popolo cui rivolgersi.
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