"Scontri e feriti a Roma. Visto? Per questi pacifisti ci vuole la polizia" è un articolo di Gianluigi Paragone su "Libero" di oggi. Scrive il giornalista:
Allora, eravamo scemi noi oppure la polizia serviva? Come volevasi dimostrare, alla fine è dovuta intervenire la Madama per raffreddare i bollenti spiriti degli studenti. I tafferugli erano nell'aria, così come la voglia di menare le mani. Era solo questione di ore. I mammalucchi della sinistra sono serviti di barba e capelli. «Chiamate la polizia», titolava Libero qualche giorno fa. E per questo ci siamo sciroppati le rampogne del primo della classe Veltroni, il quale ad Annozero ironizzava sul nostro buonsenso. Poveretto.
Quando ci permettemmo di dire a voce alta quel che parecchie persone normali stavano dicendo nel tinello di casa davanti alle immagini delle occupazioni, la protesta era solo all'inizio. Era nell'anticamera. Tanto bastava però per capire dove sarebbero andati a parare; bastava leggere gli striscioni e ascoltare le parole d'ordine. La scienza va difesa dai barbari senza indugiare troppo sui diritti degli altri. Per questo chiedevamo l'intervento degli agenti: per garantire il diritto della maggioranza silenziosa e studiosa. Eppure niente, per i professoroni Libero aveva torto marcio. Stavamo aizzando.
Ieri, dopo che sono venuti alle mani gli studenti di destra con quelli di sinistra, il Pd ha chiesto al governo di illustrare alle Camere l'accaduto. «Perché le Forze dell'ordine non sono intervenute subito? Dov'erano?», domandavano in coro alcuni parlamentari del centrosinistra assieme agli studenti col pugno chiuso alzato. Glielo diciamo noi: erano a dividere i facinorosi, erano a garantire che non accadesse il peggio. Infatti alcuni agenti sono finiti all'ospedale proprio per aver formato un cordone tra i gruppi. Ecco dov'erano.
Ma quando il pregiudizio verso polizia e carabinieri ha data antica e livore storico, non c'è niente da fare: non c'è peggior sordo di chi non vuole ascoltare. Come dimostrano le parole del leader della Cgil che ha avuto la faccia tosta di denunciare la «sostanziale indifferenza delle forze di polizia, fin quando lo scontro non è diventato tra fascisti e centri sociali». Ehi Epifani, giù le mani dagli agenti.
Da queste parti per la polizia e per le forze dell'ordine in generale abbiamo sempre nutrito stima e rispetto. Sempre, non all'occorrenza. Altrove invece si attende l'incidente per poi gridare "al lupo, al lupo".
Quando ci permettemmo di dire a voce alta quel che parecchie persone normali stavano dicendo nel tinello di casa davanti alle immagini delle occupazioni, la protesta era solo all'inizio. Era nell'anticamera. Tanto bastava però per capire dove sarebbero andati a parare; bastava leggere gli striscioni e ascoltare le parole d'ordine. La scienza va difesa dai barbari senza indugiare troppo sui diritti degli altri. Per questo chiedevamo l'intervento degli agenti: per garantire il diritto della maggioranza silenziosa e studiosa. Eppure niente, per i professoroni Libero aveva torto marcio. Stavamo aizzando.
Ieri, dopo che sono venuti alle mani gli studenti di destra con quelli di sinistra, il Pd ha chiesto al governo di illustrare alle Camere l'accaduto. «Perché le Forze dell'ordine non sono intervenute subito? Dov'erano?», domandavano in coro alcuni parlamentari del centrosinistra assieme agli studenti col pugno chiuso alzato. Glielo diciamo noi: erano a dividere i facinorosi, erano a garantire che non accadesse il peggio. Infatti alcuni agenti sono finiti all'ospedale proprio per aver formato un cordone tra i gruppi. Ecco dov'erano.
Ma quando il pregiudizio verso polizia e carabinieri ha data antica e livore storico, non c'è niente da fare: non c'è peggior sordo di chi non vuole ascoltare. Come dimostrano le parole del leader della Cgil che ha avuto la faccia tosta di denunciare la «sostanziale indifferenza delle forze di polizia, fin quando lo scontro non è diventato tra fascisti e centri sociali». Ehi Epifani, giù le mani dagli agenti.
Da queste parti per la polizia e per le forze dell'ordine in generale abbiamo sempre nutrito stima e rispetto. Sempre, non all'occorrenza. Altrove invece si attende l'incidente per poi gridare "al lupo, al lupo".
«E colpa dei fascisti», accusano i compagni. «È colpa degli antifascisti», ribattono gli altri. Diciamo che è colpa degli idioti, così mettiamo d'accordo entrambi. Non si è immacolati quando si indossano caschi e maschere per non farsi riconoscere, o quando si prendono le sedie dei bar per tirarsele addosso, o quando si usano spranghe e cinture per far valere le proprie ragioni.
Lo ripetiamo da tempo: tutta questa vicenda delle contestazioni al decreto Gelmini nasconde una buona dose di confusione rispetto alla realtà delle cose e parecchio opportunismo politico. Persino Umberto Eco è arrivato a riconoscere che lo sciopero degli studenti sta favorendo i baroni. In effetti è così. Eppure la sinistra, la Cgil e i rettori inzuppano il biscotto nel casino generale, facendo leva sulla trasversalità della protesta. Fino a poche ore fa si facevano belli del fatto che vi fossero studenti di destra e di sinistra: s'è vista la trasversalità dov'è andata a finire. Se le sono date tra loro. Per non dire della cantilena pacifista di sottofondo: «E una protesta non violenta». Certo, non violenta finché sei d'accordo con loro; se tenti di entrare in aula, volano gli spintoni e le sberle. Perché le usanze della casa sono queste.
A Milano, per esempio, nessun corteo era stato autorizzato. Però i signorini hanno sfilato lo stesso: è legittimo, per carità. Non è legittimo lanciare le uova contro i poliziotti. «La polizia ci ha caricati», frignano gli studentelli. Ha fatto bene, cosa doveva fare: guardare lo spettacolo? Il buon senso ha fatto le valigie. Dite voi se ha senso bloccare i binari della stazione di Lambrate nel milanese o la stazione Centrale a Napoli per salvare la ricerca scientifica. Se ha senso bloccare lo svincolo autostradale tra Salerno e Avellino per boicottare il decreto Gelmini. Non abbiamo scritto "bamba" sulla fronte: questa protesta ha una precisa regia politica, corporativa e sindacale, della quale forse - ribadisco forse - qualche studente non scorge la consistenza. Ma c'è. E per farla valere sono disposti a tutto. Ecco perché, l'altro giorno, scrivevamo: chiamate la polizia. Ed ecco perché per motivi opposti Veltroni se l'era presa così tanto con Libero. Tutto torna.
Lo ripetiamo da tempo: tutta questa vicenda delle contestazioni al decreto Gelmini nasconde una buona dose di confusione rispetto alla realtà delle cose e parecchio opportunismo politico. Persino Umberto Eco è arrivato a riconoscere che lo sciopero degli studenti sta favorendo i baroni. In effetti è così. Eppure la sinistra, la Cgil e i rettori inzuppano il biscotto nel casino generale, facendo leva sulla trasversalità della protesta. Fino a poche ore fa si facevano belli del fatto che vi fossero studenti di destra e di sinistra: s'è vista la trasversalità dov'è andata a finire. Se le sono date tra loro. Per non dire della cantilena pacifista di sottofondo: «E una protesta non violenta». Certo, non violenta finché sei d'accordo con loro; se tenti di entrare in aula, volano gli spintoni e le sberle. Perché le usanze della casa sono queste.
A Milano, per esempio, nessun corteo era stato autorizzato. Però i signorini hanno sfilato lo stesso: è legittimo, per carità. Non è legittimo lanciare le uova contro i poliziotti. «La polizia ci ha caricati», frignano gli studentelli. Ha fatto bene, cosa doveva fare: guardare lo spettacolo? Il buon senso ha fatto le valigie. Dite voi se ha senso bloccare i binari della stazione di Lambrate nel milanese o la stazione Centrale a Napoli per salvare la ricerca scientifica. Se ha senso bloccare lo svincolo autostradale tra Salerno e Avellino per boicottare il decreto Gelmini. Non abbiamo scritto "bamba" sulla fronte: questa protesta ha una precisa regia politica, corporativa e sindacale, della quale forse - ribadisco forse - qualche studente non scorge la consistenza. Ma c'è. E per farla valere sono disposti a tutto. Ecco perché, l'altro giorno, scrivevamo: chiamate la polizia. Ed ecco perché per motivi opposti Veltroni se l'era presa così tanto con Libero. Tutto torna.
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