venerdì 24 ottobre 2008

Università: che cosa si difende?

Non sarà poi per caso che l’università di Palermo, come istituzione, sia stata tra le più calde nel sostenere le manifestazioni anti-Gelmini, anche quelle studentesche, di questi giorni al punto di oscurare in segno di protesta il proprio sito per un giorno. Tant’è che oggi su Repubblica si leggono cose interessanti. Vediamole assieme.
Il quotidiano svela la «parentopoli» che caratterizzerebbe quella università, cioè la gran massa di ordinari, associati, ricercatori legati da rapporti familiari. A Palermo, secondo Repubblica, sarebbero cento le famiglie che contano nelle aule universitarie: 230 consanguinei in tutto, sparsi tra facoltà, dipartimenti e aule. Così i dati. I «clan» del sapere, ci dice il quotidiano, sono più numerosi a Medicina: 158 docenti imparentati tra loro per un totale di 24 famiglie che “contano”. Nella speciale classifica segue la facoltà di Agraria, dove su 129 professori gli insegnati imparentati tra loro sono 23. “Appena” 21, invece, a Giurisprudenza.
Ma Repubblica svela anche altri risvolti e dati significativi, ad esempio riguardo alla provenienza dei docenti dell'Università di Palermo. Il 54% dei professori è palermitano, due su tre vengono dalla provincia. Parrebbe insomma che nell’ateneo ci sia poco spazio per gli “extra-regionali”, per provenienti dalle altre regioni. Le dinastie dei potenti dell’università esercitano il loro potere spesso non solo nelle stesse facoltà, ma anche negli stessi dipartimenti. Secondo quanto scrive Repubblica, in “60 delle cento famiglie censite ci sono almeno due componenti di stanza nello stesso dipartimento o nello settore scientifico disciplinare”.
“I medici non sono diversi dai registi o dagli attori. Si respira l'aria della professione in famiglia e si cerca di seguire le orme di papà. Io non sono pregiudizialmente contrario che un padre accademico abbia un figlio che lo segue all'università. Succede in tutti gli atenei. Detto ciò, deve sempre essere garantito a tutti coloro che hanno i titoli l’accesso alla professione. E sotto questo punto di vista si può fare qualcosa”, a parlare è il nuovo rettore Roberto Lagalla, che arriva dal Policlinico “Paolo Giaccone”, epicentro della «parentopoli». Altro che le chiassate sul maestro unico ammazza posti di lavoro… a Palermo si è già alla successione ereditaria!

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