L’incipit migliore per un commento sulle vicende di piazza che hanno riguardato sinora la scuola è regalato da Giorgia Meloni, oggi ministro della gioventù, non tanto dalla frase “Da ex contestatrice dico ai ragazzi: non siate pappagalli dei politici”, quanto da quest’altra: “Far gridare slogan ai bambini è indegno e illecito”. Io direi apoliticamente, pane al pane vino al vino, che è semplicemente criminale. Un abuso come altri sui minori.
La Meloni nella sua intervista a Il Giornale osserva poi “Che le posizioni di studenti e docenti convergano, è una cosa mai capitata prima. Una contraddizione in termini visto che hanno obiettivi diversi”. E dove ci sono contraddizioni c’è del “marcio in Danimarca”. Che non manca di emergere, al di là delle strumentalizzazioni del sindacalismo corporativo e di partiti ridotti a insignificanti retroguardie che giocano sulle idealità dei giovani per tornare a galla se non altro nelle cronache. Soprattutto in molti ambiti scolastici si è stabilita da tempo una sorta di connivenza, di consorteria allo sfascio da parte di studenti e insegnanti, come ripetutamente la televisione non ha mancato di evidenziare col suo gusto smodato per gli scoop, diffondendo filmati che descrivono non singole malate degenerazioni ma la normale quotidianità della nostra scuola. Ed è a difesa di questo che si portano a chiassare in piazza i giovani e di un cumulo di sprechi messo assieme da un’ideologia che mira non a realizzare il benessere sociale ma la propria egemonia sulla società. Forse contando su un consenso sociale che si crede reale ma che da tempo invece ha fatto la tara alla sinistra di questo paese riconoscendo limiti e strumentalità egemoniche ma soprattutto l’incapacità di governare secondo canoni moderni e con obiettivi di crescita e di risanamento di uno stato che fa acqua da tutte le parti. Non basta il sorriso di Veltroni per imbellettare il volto d’una ideologia politica che viene da lontano e che fa dello sfascio solidale la chiave per agguantare saldamente il potere.
E si usano mezzi, come la piazza e lo scontro fisico con la polizia, e mezzucci, come questo che raccolgo dalle agenzie del 19 ottobre. “In merito alle indiscrezioni apparse oggi su alcuni quotidiani desidero precisare che la notizia secondo la quale aderirò allo sciopero generale della scuola è priva di qualsiasi fondamento. Anche le dichiarazioni che mi sono state attribuite sono false e non corrispondono al mio pensiero”, così ha scritto in una nota Cinzia Gelmini, sorella del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, insegnante della scuola elementare Angelo Canossi a Pontevico, in provincia di Brescia. Siamo, dunque, al falso, come falsità si dicono sulla riforma, più volte denunciate o evidenziate su organi di stampa e talk show televisivi.
E, dunque, non deve alla fine scandalizzare che studenti, dottorandi e ricercatori dell'Università “La Sapienza” in mobilitazione dimostrino la loro vocazione settaria e la loro falsa visione della democrazia (l’abuso dell’aggettivo “democratico” dimostra la propria efficacia quanto e più del famoso “oppio dei popoli” di vecchia memoria) in una frase della loro lettera-appello al presidente della repubblica: “Ci auguriamo che anche lei decida da che parte stare”. L’ignoranza del ruolo è abissale, e costoro saranno classe dirigente domani! E, dunque, per parafrasare le frasi della protesta, niente è più vero che questa scuola e questa università sono solo un fardello costoso e insopportabile, mai un'occasione di crescita e di sviluppo; una spesa, mai un investimento per la comunità, la gente, la società italiana. Ben venga qualunque cosa che cerchi di invertire la tendenza allo spreco ed allo sfascio dell’istruzione pubblica.
Le agenzie dicono che i giovani di Forza Italia minacciano “una class action degli studenti se agli universitari continuerà ad essere impedito di frequentare le lezioni”. Si faccia, questa sarebbe la vera novità di oggi: reagire allo sfascio colpendo gli sfascisti nelle loro tasche. Ma concludendo vediamo cosa resterà della chiassata sfascista.
A Firenze, le sigle Flc Cgil, Cisl Università, Fir Cisl e Uil Pa-Ur hanno portato in piazza universitari e studenti medi, e gli hanno fatto sfilare senza incidenti per le vie del centro di Firenze. Poteva mancare il sostegno del Partito democratico della Toscana alla manifestazione? No certo, ed è quello che di quella manifestazione più si evidenzia nei media e che resterà negli “annali”.
A Milano è finita con uno scontro tra studenti e forze dell'ordine che ha causato una decina di contusi. Il corteo dei manifestanti, forse un migliaio, partito da via Festa del Perdono, ha attraversato la città, fino ad arrivare vicino alla Prefettura, e si è fermato in piazza Cadorna. Qui i ragazzi hanno tentato un blitz per bloccare i treni delle Ferrovie Nord, ma sono stati respinti dai carabinieri che presidiavano la zona. Ci sono stati lanci di candelotti, di fumogeni, poi qualche carica dei militari ha bloccato l'ingresso in stazione del corteo.
Anche a Bologna i manifestanti sono arrivati fino ai binari della stazione. I ragazzi del collettivo Aut-Off, che avevano fatto irruzione a suon di fischietti e tamburi nel rettorato di via Zamboni, all'uscita si sono organizzati in un corteo fuori programma. Alcune centinaia di manifestanti sono riusciti a occupare i primi due binari per qualche minuto, poi sciogliendosi pacatamente serenamente senza disordini o scontro con le forze dell'ordine.
La Meloni nella sua intervista a Il Giornale osserva poi “Che le posizioni di studenti e docenti convergano, è una cosa mai capitata prima. Una contraddizione in termini visto che hanno obiettivi diversi”. E dove ci sono contraddizioni c’è del “marcio in Danimarca”. Che non manca di emergere, al di là delle strumentalizzazioni del sindacalismo corporativo e di partiti ridotti a insignificanti retroguardie che giocano sulle idealità dei giovani per tornare a galla se non altro nelle cronache. Soprattutto in molti ambiti scolastici si è stabilita da tempo una sorta di connivenza, di consorteria allo sfascio da parte di studenti e insegnanti, come ripetutamente la televisione non ha mancato di evidenziare col suo gusto smodato per gli scoop, diffondendo filmati che descrivono non singole malate degenerazioni ma la normale quotidianità della nostra scuola. Ed è a difesa di questo che si portano a chiassare in piazza i giovani e di un cumulo di sprechi messo assieme da un’ideologia che mira non a realizzare il benessere sociale ma la propria egemonia sulla società. Forse contando su un consenso sociale che si crede reale ma che da tempo invece ha fatto la tara alla sinistra di questo paese riconoscendo limiti e strumentalità egemoniche ma soprattutto l’incapacità di governare secondo canoni moderni e con obiettivi di crescita e di risanamento di uno stato che fa acqua da tutte le parti. Non basta il sorriso di Veltroni per imbellettare il volto d’una ideologia politica che viene da lontano e che fa dello sfascio solidale la chiave per agguantare saldamente il potere.
E si usano mezzi, come la piazza e lo scontro fisico con la polizia, e mezzucci, come questo che raccolgo dalle agenzie del 19 ottobre. “In merito alle indiscrezioni apparse oggi su alcuni quotidiani desidero precisare che la notizia secondo la quale aderirò allo sciopero generale della scuola è priva di qualsiasi fondamento. Anche le dichiarazioni che mi sono state attribuite sono false e non corrispondono al mio pensiero”, così ha scritto in una nota Cinzia Gelmini, sorella del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, insegnante della scuola elementare Angelo Canossi a Pontevico, in provincia di Brescia. Siamo, dunque, al falso, come falsità si dicono sulla riforma, più volte denunciate o evidenziate su organi di stampa e talk show televisivi.
E, dunque, non deve alla fine scandalizzare che studenti, dottorandi e ricercatori dell'Università “La Sapienza” in mobilitazione dimostrino la loro vocazione settaria e la loro falsa visione della democrazia (l’abuso dell’aggettivo “democratico” dimostra la propria efficacia quanto e più del famoso “oppio dei popoli” di vecchia memoria) in una frase della loro lettera-appello al presidente della repubblica: “Ci auguriamo che anche lei decida da che parte stare”. L’ignoranza del ruolo è abissale, e costoro saranno classe dirigente domani! E, dunque, per parafrasare le frasi della protesta, niente è più vero che questa scuola e questa università sono solo un fardello costoso e insopportabile, mai un'occasione di crescita e di sviluppo; una spesa, mai un investimento per la comunità, la gente, la società italiana. Ben venga qualunque cosa che cerchi di invertire la tendenza allo spreco ed allo sfascio dell’istruzione pubblica.
Le agenzie dicono che i giovani di Forza Italia minacciano “una class action degli studenti se agli universitari continuerà ad essere impedito di frequentare le lezioni”. Si faccia, questa sarebbe la vera novità di oggi: reagire allo sfascio colpendo gli sfascisti nelle loro tasche. Ma concludendo vediamo cosa resterà della chiassata sfascista.
A Firenze, le sigle Flc Cgil, Cisl Università, Fir Cisl e Uil Pa-Ur hanno portato in piazza universitari e studenti medi, e gli hanno fatto sfilare senza incidenti per le vie del centro di Firenze. Poteva mancare il sostegno del Partito democratico della Toscana alla manifestazione? No certo, ed è quello che di quella manifestazione più si evidenzia nei media e che resterà negli “annali”.
A Milano è finita con uno scontro tra studenti e forze dell'ordine che ha causato una decina di contusi. Il corteo dei manifestanti, forse un migliaio, partito da via Festa del Perdono, ha attraversato la città, fino ad arrivare vicino alla Prefettura, e si è fermato in piazza Cadorna. Qui i ragazzi hanno tentato un blitz per bloccare i treni delle Ferrovie Nord, ma sono stati respinti dai carabinieri che presidiavano la zona. Ci sono stati lanci di candelotti, di fumogeni, poi qualche carica dei militari ha bloccato l'ingresso in stazione del corteo.
Anche a Bologna i manifestanti sono arrivati fino ai binari della stazione. I ragazzi del collettivo Aut-Off, che avevano fatto irruzione a suon di fischietti e tamburi nel rettorato di via Zamboni, all'uscita si sono organizzati in un corteo fuori programma. Alcune centinaia di manifestanti sono riusciti a occupare i primi due binari per qualche minuto, poi sciogliendosi pacatamente serenamente senza disordini o scontro con le forze dell'ordine.
Altrove qualche assemblea in scuole e facoltà, qualche altro corteo poca cosa. Da segnalare l’uso delle nuove tecnologie. Più che di protesta in segno di lutto – direi per il gusto di riconoscere una sorta di lapsus freudiano – il sito web dell’università di Palermo è rimasto oscurato per tutta la giornata. Già, perché la riforma Gelmini va avanti: il voto finale del Senato sulla parte della riforma contenuta nel decreto legge del governo è previsto nella mattinata di mercoledì 29.
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