Tra le cronache della giornata di ieri c'è una che eccelle nel riportare, mi si perdoni il termine, dei deliri raccolti da ombre "confuse tra la folla" come concretezza politica. È l'articolo di Giovanna Casadio su "Repubblica" di oggi. Lo riprendo volentieri qui nella sua interezza perché aiuta a capire anche chi ancora ha capito poco di tutta la vicenda, poco ha capito cosa c'entri tutto il casino fatto con alcune misure rétro. Forse è il caso che comunque sia dia una letta prima e una volta per tutte al decreto della Gelmini. Lo si trova in questo blog, qui. Qua e là nell'articolo della Casadio troverete delle note tra parentesi quadre, tranquilli sono mie.
In corteo i leader del centrosinistra. Alla spicciolata, confusi tra la folla [ci si dovrebbe però mettere d'accordo tra cronisti: non erano alla testa del corteo?]. E tutti chiedono al governo una retromarcia, di «ascoltare la protesta della società»[della società? questo mal vezzo di identificarsi con l'universo gli ex Ds proprio non lo perdono]. Ma la reazione del governo va nella direzione opposta. [nella direzione d'un Paese che a grande maggioranza gli ha affidato il compito di governare]
Il ministro dell`Interno, Roberto Maroni anzi, avvisa gli studenti che occupano: «Chi occupa le scuole abusivamente impedendo agli altri studenti di partecipare alle lezioni sarà denunciato alla magistratura».
Pugno di ferro, dunque. [non è forse semplice difesa dei diritti degli altri? Anche gli altri, quelli che non gridano slogan hanno diritti... non si è mai pensato a questa possibilità? Bocciati in democrazia] Pur precisando che «finora il fenomeno delle occupazioni è stato contenuto in una fisiologica dimensione, la continuità didattica è stata garantita».
Dopo giorni di cortei, scontri e dopo lo sciopero nazionale di ieri, dal Viminale arriva l'annuncio della linea dura. Sminuita inoltre la manifestazione: «Sento parlare di un milione di persone in piazza. C`è il vezzo di moltiplicare per dieci le cifre reali, anche se centomila persone non sono poche», sono i conti di Maroni [Perché sminuita? semplicemente riportata nei suoi numeri reali. Anche la matematica democratica s'è inventata Veltroni!]. Berlusconi poi, è lontanissimo dalla linea del dialogo. Contrattacca: «La manifestazione? Ancora una volta è emersa la scandalosa capacità della sinistra di mentire su cose di buonsenso, di dire il contrario della verità».
Il muro contro muro continua. E se la riforma Gelmini è blindata, la via per Walter Veltroni, per Di Pietro e per la sinistra antagonista (Sd, Prc, Pdci, Verdi) è quella del referendum abrogativo. La legge insomma, è da smantellare. Il segretario del Pd, tra i primi ad arrivare al corteo [che bravo! così non rischia di confondersi con gli altri], saluta i leader sindacali, i manifestanti che gli si fanno attorno e lo applaudono: «Il governo dovrebbe avere il desiderio di ascoltare la protesta che viene da una parte importante della società e dal mondo della scuola. Non trasformi questo momento in un fatto politico [dimentico evidentemente di trovarsi lì in testa al corteo]. La riforma contiene solo tagli al cuore del paese». Sulle firme per il referendum, annuncia: i Democratici sono «pronti» a raccoglierle. Come del resto, Antonio Di Pietro. I due, Walter e Tonino, si incontrano in piazza e si stringono la mano tra i flash dei fotografi e gli inviti della gente: «Uniti». Di Pietro alza i toni e parla di «regime»: «Questo sulla scuola è un altro tassello verso un viaggio che porta prima o poi alla dittatura». [del proletariato!]
In piazza c'è Rosy Bindi: per lei un bagno di folla. «Signora Bindi, è sempre con noi», la salutano un gruppo di insegnanti e la leader piddì scandisce con i manifestanti: «Referendum, referendum» [che grande momento]. Poco più avanti, sfila Paolo Ferrero il segretario di Rifondazione, distante dai compagni Nichi Vendola, Franco Giordano e Fausto Bertinotti [paura di contagio?]. Bertinotti parla di «risveglio», della possibilità di una «formidabile opposizione sociale» [sempre iperbolico il subcomandante dei salotti]. Come Diliberto (Pdci). E Fabio Mussi (Sd), l'ex ministro dell'Università usa un paragone efficace: «Riforma della scuola? E come se per fare la riforma della tv, Berlusconi cominciasse a trasmettere in bianco e nero» [arguto, una puntata a Zelig se l'è prenotata].
Beppe Fioroni, che è stato il predecessore della Gelmini all`Istruzione, è durissimo: «Gelmini e Tremonti escano dal bunker dei "no". La gente arriverà al referendum con la baionetta tra i denti e la bava alla bocca» [capisco che tra pochi giorni è il 4 novembre ed il ricordo dei nostri gloriosi fanti può evocare. Però... lo vogliamo dire alla gente che il referendum è una bufala, una delle tante di cui è maestro il Pd?].
Il ministro dell`Interno, Roberto Maroni anzi, avvisa gli studenti che occupano: «Chi occupa le scuole abusivamente impedendo agli altri studenti di partecipare alle lezioni sarà denunciato alla magistratura».
Pugno di ferro, dunque. [non è forse semplice difesa dei diritti degli altri? Anche gli altri, quelli che non gridano slogan hanno diritti... non si è mai pensato a questa possibilità? Bocciati in democrazia] Pur precisando che «finora il fenomeno delle occupazioni è stato contenuto in una fisiologica dimensione, la continuità didattica è stata garantita».
Dopo giorni di cortei, scontri e dopo lo sciopero nazionale di ieri, dal Viminale arriva l'annuncio della linea dura. Sminuita inoltre la manifestazione: «Sento parlare di un milione di persone in piazza. C`è il vezzo di moltiplicare per dieci le cifre reali, anche se centomila persone non sono poche», sono i conti di Maroni [Perché sminuita? semplicemente riportata nei suoi numeri reali. Anche la matematica democratica s'è inventata Veltroni!]. Berlusconi poi, è lontanissimo dalla linea del dialogo. Contrattacca: «La manifestazione? Ancora una volta è emersa la scandalosa capacità della sinistra di mentire su cose di buonsenso, di dire il contrario della verità».
Il muro contro muro continua. E se la riforma Gelmini è blindata, la via per Walter Veltroni, per Di Pietro e per la sinistra antagonista (Sd, Prc, Pdci, Verdi) è quella del referendum abrogativo. La legge insomma, è da smantellare. Il segretario del Pd, tra i primi ad arrivare al corteo [che bravo! così non rischia di confondersi con gli altri], saluta i leader sindacali, i manifestanti che gli si fanno attorno e lo applaudono: «Il governo dovrebbe avere il desiderio di ascoltare la protesta che viene da una parte importante della società e dal mondo della scuola. Non trasformi questo momento in un fatto politico [dimentico evidentemente di trovarsi lì in testa al corteo]. La riforma contiene solo tagli al cuore del paese». Sulle firme per il referendum, annuncia: i Democratici sono «pronti» a raccoglierle. Come del resto, Antonio Di Pietro. I due, Walter e Tonino, si incontrano in piazza e si stringono la mano tra i flash dei fotografi e gli inviti della gente: «Uniti». Di Pietro alza i toni e parla di «regime»: «Questo sulla scuola è un altro tassello verso un viaggio che porta prima o poi alla dittatura». [del proletariato!]
In piazza c'è Rosy Bindi: per lei un bagno di folla. «Signora Bindi, è sempre con noi», la salutano un gruppo di insegnanti e la leader piddì scandisce con i manifestanti: «Referendum, referendum» [che grande momento]. Poco più avanti, sfila Paolo Ferrero il segretario di Rifondazione, distante dai compagni Nichi Vendola, Franco Giordano e Fausto Bertinotti [paura di contagio?]. Bertinotti parla di «risveglio», della possibilità di una «formidabile opposizione sociale» [sempre iperbolico il subcomandante dei salotti]. Come Diliberto (Pdci). E Fabio Mussi (Sd), l'ex ministro dell'Università usa un paragone efficace: «Riforma della scuola? E come se per fare la riforma della tv, Berlusconi cominciasse a trasmettere in bianco e nero» [arguto, una puntata a Zelig se l'è prenotata].
Beppe Fioroni, che è stato il predecessore della Gelmini all`Istruzione, è durissimo: «Gelmini e Tremonti escano dal bunker dei "no". La gente arriverà al referendum con la baionetta tra i denti e la bava alla bocca» [capisco che tra pochi giorni è il 4 novembre ed il ricordo dei nostri gloriosi fanti può evocare. Però... lo vogliamo dire alla gente che il referendum è una bufala, una delle tante di cui è maestro il Pd?].
L'articolo è accompagnato in coda da una sorta di mini-album di protagonisti con tanto di fotografie:
Tiziano Arboretti e Mariella Cantagalli sono entrambi di Teramo, ma Tiziano studia Storia Moderna a Firenze. Per mantenersi fa ricerche di mercato sugli autobus, ama i libri, vorrebbe fare il giornalista, e afferma che i tagli all'università sono uno scempio perché senza cultura non può esserci democrazia [mi sa anche con la dominante cultura di sinistra attuale... ops! questa m'è sfuggita proprio]. Daniele Palermo ha 18 anni, viene dal liceo Fermi di Cosenza, ha una faccia bella e uno sguardo ottimista sulla vita. "La Calabria è una terra difficile, molti di noi forse saranno costretti ad andarsene, ma i nostri prof sono bravi e preparati, ditelo alla Gelmini, quando insulta gli insegnanti del Sud..." [questa Gelmini, ed io che la facevo una brava ragazza...]. Maria Teresa Carbonara ha 26 anni, è di Adelfia, Bari. Insegnante di sostegno precaria, guadagna 1200 euro al mese. "Con questi tagli non ho più speranza di lavorare, ai bimbi con problemi non ci pensa più nessuno, e dire che l'integrazione dei disabili era uno dei fiori all'occhiello della nostra scuola" [hanno detto o no che il numero degli insegnanti di sostegno non cambia, non diminuisce... uffa, siamo sordi? vuoi vedere che ci vuole il sostegno anche per gli insegnanti di sostegno]. Si sono messi il casco che usano durante gli scavi in Italia e all'estero, ma sul loro futuro di archeologi più che scommettere, sorridono. Alessandra Guari, Serena Rasori e Antonio Manna, studenti de La Sapienza, sintetizzano così: "Studiamo tanto, abbiamo voti alti ma finiremo in un call center. È giusto?" [direi di no, ma ognuno si costruisce la propria strada come meglio crede, e guardate, anche se fuori piove, in questo il governo non è ladro. Perché non rivolgere la domanda ai baroni che li mandano in piazza?]. Roberta, Gianluca e Pietro Gambardella, arrivano da Venturina, Toscana. Roberta è insegnante alla scuola elementare di Riotorto, piccola ma vivacissima realtà. "Speriamo che le iscrizioni non calino altrimenti ci chiudono... Pensate che alla scuola di Sassetta i carabinieri sono entrati in classe a contare i bambini" [certo, è proprio una questione di cultura, radicata, quella del vivere di sussidi]. Nosa Otubu è nigeriano, ha 20 anni, da 5 è a Roma, e fa l`ultimo anno di istituto Nautico. "Mia madre lavorava qui e io avevo il sogno dell'Italia. Per studiare la sera vendo panini. Vengo da un paese dove quando ci sono i cortei i militari sparano... Qui c'è la democrazia, perché i politici non ascoltano la gente?" [speriamo che non t'ascoltino: sparare sui cortei... no, proprio no!]
Tiziano Arboretti e Mariella Cantagalli sono entrambi di Teramo, ma Tiziano studia Storia Moderna a Firenze. Per mantenersi fa ricerche di mercato sugli autobus, ama i libri, vorrebbe fare il giornalista, e afferma che i tagli all'università sono uno scempio perché senza cultura non può esserci democrazia [mi sa anche con la dominante cultura di sinistra attuale... ops! questa m'è sfuggita proprio]. Daniele Palermo ha 18 anni, viene dal liceo Fermi di Cosenza, ha una faccia bella e uno sguardo ottimista sulla vita. "La Calabria è una terra difficile, molti di noi forse saranno costretti ad andarsene, ma i nostri prof sono bravi e preparati, ditelo alla Gelmini, quando insulta gli insegnanti del Sud..." [questa Gelmini, ed io che la facevo una brava ragazza...]. Maria Teresa Carbonara ha 26 anni, è di Adelfia, Bari. Insegnante di sostegno precaria, guadagna 1200 euro al mese. "Con questi tagli non ho più speranza di lavorare, ai bimbi con problemi non ci pensa più nessuno, e dire che l'integrazione dei disabili era uno dei fiori all'occhiello della nostra scuola" [hanno detto o no che il numero degli insegnanti di sostegno non cambia, non diminuisce... uffa, siamo sordi? vuoi vedere che ci vuole il sostegno anche per gli insegnanti di sostegno]. Si sono messi il casco che usano durante gli scavi in Italia e all'estero, ma sul loro futuro di archeologi più che scommettere, sorridono. Alessandra Guari, Serena Rasori e Antonio Manna, studenti de La Sapienza, sintetizzano così: "Studiamo tanto, abbiamo voti alti ma finiremo in un call center. È giusto?" [direi di no, ma ognuno si costruisce la propria strada come meglio crede, e guardate, anche se fuori piove, in questo il governo non è ladro. Perché non rivolgere la domanda ai baroni che li mandano in piazza?]. Roberta, Gianluca e Pietro Gambardella, arrivano da Venturina, Toscana. Roberta è insegnante alla scuola elementare di Riotorto, piccola ma vivacissima realtà. "Speriamo che le iscrizioni non calino altrimenti ci chiudono... Pensate che alla scuola di Sassetta i carabinieri sono entrati in classe a contare i bambini" [certo, è proprio una questione di cultura, radicata, quella del vivere di sussidi]. Nosa Otubu è nigeriano, ha 20 anni, da 5 è a Roma, e fa l`ultimo anno di istituto Nautico. "Mia madre lavorava qui e io avevo il sogno dell'Italia. Per studiare la sera vendo panini. Vengo da un paese dove quando ci sono i cortei i militari sparano... Qui c'è la democrazia, perché i politici non ascoltano la gente?" [speriamo che non t'ascoltino: sparare sui cortei... no, proprio no!]
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