venerdì 31 ottobre 2008

Tra le ombre nella strada

Tra le cronache della giornata di ieri c'è una che eccelle nel riportare, mi si perdoni il termine, dei deliri raccolti da ombre "confuse tra la folla" come concretezza politica. È l'articolo di Giovanna Casadio su "Repubblica" di oggi. Lo riprendo volentieri qui nella sua interezza perché aiuta a capire anche chi ancora ha capito poco di tutta la vicenda, poco ha capito cosa c'entri tutto il casino fatto con alcune misure rétro. Forse è il caso che comunque sia dia una letta prima e una volta per tutte al decreto della Gelmini. Lo si trova in questo blog, qui. Qua e là nell'articolo della Casadio troverete delle note tra parentesi quadre, tranquilli sono mie.
In corteo i leader del centrosinistra. Alla spicciolata, confusi tra la folla [ci si dovrebbe però mettere d'accordo tra cronisti: non erano alla testa del corteo?]. E tutti chiedono al governo una retromarcia, di «ascoltare la protesta della società»[della società? questo mal vezzo di identificarsi con l'universo gli ex Ds proprio non lo perdono]. Ma la reazione del governo va nella direzione opposta. [nella direzione d'un Paese che a grande maggioranza gli ha affidato il compito di governare]
Il ministro dell`Interno, Roberto Maroni anzi, avvisa gli studenti che occupano: «Chi occupa le scuole abusivamente impedendo agli altri studenti di partecipare alle lezioni sarà denunciato alla magistratura».
Pugno di ferro, dunque.
[non è forse semplice difesa dei diritti degli altri? Anche gli altri, quelli che non gridano slogan hanno diritti... non si è mai pensato a questa possibilità? Bocciati in democrazia] Pur precisando che «finora il fenomeno delle occupazioni è stato contenuto in una fisiologica dimensione, la continuità didattica è stata garantita».
Dopo giorni di cortei, scontri e dopo lo sciopero nazionale di ieri, dal Viminale arriva l'annuncio della linea dura. Sminuita inoltre la manifestazione: «Sento parlare di un milione di persone in piazza. C`è il vezzo di moltiplicare per dieci le cifre reali, anche se centomila persone non sono poche», sono i conti di Maroni
[Perché sminuita? semplicemente riportata nei suoi numeri reali. Anche la matematica democratica s'è inventata Veltroni!]. Berlusconi poi, è lontanissimo dalla linea del dialogo. Contrattacca: «La manifestazione? Ancora una volta è emersa la scandalosa capacità della sinistra di mentire su cose di buonsenso, di dire il contrario della verità».
Il muro contro muro continua. E se la riforma Gelmini è blindata, la via per Walter Veltroni, per Di Pietro e per la sinistra antagonista (Sd, Prc, Pdci, Verdi) è quella del referendum abrogativo. La legge insomma, è da smantellare. Il segretario del Pd, tra i primi ad arrivare al corteo
[che bravo! così non rischia di confondersi con gli altri], saluta i leader sindacali, i manifestanti che gli si fanno attorno e lo applaudono: «Il governo dovrebbe avere il desiderio di ascoltare la protesta che viene da una parte importante della società e dal mondo della scuola. Non trasformi questo momento in un fatto politico [dimentico evidentemente di trovarsi lì in testa al corteo]. La riforma contiene solo tagli al cuore del paese». Sulle firme per il referendum, annuncia: i Democratici sono «pronti» a raccoglierle. Come del resto, Antonio Di Pietro. I due, Walter e Tonino, si incontrano in piazza e si stringono la mano tra i flash dei fotografi e gli inviti della gente: «Uniti». Di Pietro alza i toni e parla di «regime»: «Questo sulla scuola è un altro tassello verso un viaggio che porta prima o poi alla dittatura». [del proletariato!]
In piazza c'è Rosy Bindi: per lei un bagno di folla. «Signora Bindi, è sempre con noi», la salutano un gruppo di insegnanti e la leader piddì scandisce con i manifestanti: «Referendum, referendum» [che grande momento]. Poco più avanti, sfila Paolo Ferrero il segretario di Rifondazione, distante dai compagni Nichi Vendola, Franco Giordano e Fausto Bertinotti [paura di contagio?]. Bertinotti parla di «risveglio», della possibilità di una «formidabile opposizione sociale» [sempre iperbolico il subcomandante dei salotti]. Come Diliberto (Pdci). E Fabio Mussi (Sd), l'ex ministro dell'Università usa un paragone efficace: «Riforma della scuola? E come se per fare la riforma della tv, Berlusconi cominciasse a trasmettere in bianco e nero» [arguto, una puntata a Zelig se l'è prenotata].
Beppe Fioroni, che è stato il predecessore della Gelmini all`Istruzione, è durissimo: «Gelmini e Tremonti escano dal bunker dei "no". La gente arriverà al referendum con la baionetta tra i denti e la bava alla bocca»
[capisco che tra pochi giorni è il 4 novembre ed il ricordo dei nostri gloriosi fanti può evocare. Però... lo vogliamo dire alla gente che il referendum è una bufala, una delle tante di cui è maestro il Pd?].
L'articolo è accompagnato in coda da una sorta di mini-album di protagonisti con tanto di fotografie:
Tiziano Arboretti e Mariella Cantagalli sono entrambi di Teramo, ma Tiziano studia Storia Moderna a Firenze. Per mantenersi fa ricerche di mercato sugli autobus, ama i libri, vorrebbe fare il giornalista, e afferma che i tagli all'università sono uno scempio perché senza cultura non può esserci democrazia [mi sa anche con la dominante cultura di sinistra attuale... ops! questa m'è sfuggita proprio]. Daniele Palermo ha 18 anni, viene dal liceo Fermi di Cosenza, ha una faccia bella e uno sguardo ottimista sulla vita. "La Calabria è una terra difficile, molti di noi forse saranno costretti ad andarsene, ma i nostri prof sono bravi e preparati, ditelo alla Gelmini, quando insulta gli insegnanti del Sud..." [questa Gelmini, ed io che la facevo una brava ragazza...]. Maria Teresa Carbonara ha 26 anni, è di Adelfia, Bari. Insegnante di sostegno precaria, guadagna 1200 euro al mese. "Con questi tagli non ho più speranza di lavorare, ai bimbi con problemi non ci pensa più nessuno, e dire che l'integrazione dei disabili era uno dei fiori all'occhiello della nostra scuola" [hanno detto o no che il numero degli insegnanti di sostegno non cambia, non diminuisce... uffa, siamo sordi? vuoi vedere che ci vuole il sostegno anche per gli insegnanti di sostegno]. Si sono messi il casco che usano durante gli scavi in Italia e all'estero, ma sul loro futuro di archeologi più che scommettere, sorridono. Alessandra Guari, Serena Rasori e Antonio Manna, studenti de La Sapienza, sintetizzano così: "Studiamo tanto, abbiamo voti alti ma finiremo in un call center. È giusto?" [direi di no, ma ognuno si costruisce la propria strada come meglio crede, e guardate, anche se fuori piove, in questo il governo non è ladro. Perché non rivolgere la domanda ai baroni che li mandano in piazza?]. Roberta, Gianluca e Pietro Gambardella, arrivano da Venturina, Toscana. Roberta è insegnante alla scuola elementare di Riotorto, piccola ma vivacissima realtà. "Speriamo che le iscrizioni non calino altrimenti ci chiudono... Pensate che alla scuola di Sassetta i carabinieri sono entrati in classe a contare i bambini" [certo, è proprio una questione di cultura, radicata, quella del vivere di sussidi]. Nosa Otubu è nigeriano, ha 20 anni, da 5 è a Roma, e fa l`ultimo anno di istituto Nautico. "Mia madre lavorava qui e io avevo il sogno dell'Italia. Per studiare la sera vendo panini. Vengo da un paese dove quando ci sono i cortei i militari sparano... Qui c'è la democrazia, perché i politici non ascoltano la gente?" [speriamo che non t'ascoltino: sparare sui cortei... no, proprio no!]

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