venerdì 31 ottobre 2008

Il governo sui tafferugli in Piazza Navona

Questa mattina alla Camera dei Deputati il sottosegretario per l'interno, Nitto Francesco Palma, ha letto l'informativa urgente del Governo sugli incidenti verificatisi a Roma, in piazza Navona, il 29 ottobre 2008. Quanto segue è lo stenografico dell'esposizione del sottosegretario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli incidenti verificatisi a Roma, in piazza Navona, il 29 ottobre 2008.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
Ha facoltà di parlare il sottosegretario per l'interno, Nitto Francesco Palma.
NITTO FRANCESCO PALMA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, preliminarmente desidero ringraziare per l'opportunità datami di ricostruire, in modo dettagliato, gli avvenimenti accaduti nella giornata del 29 ottobre a Roma, in piazza Navona.
Come è noto, nella stessa giornata, l'Aula del Senato ha convertito in legge il cosiddetto decreto Gelmini. Tale approvazione ha suscitato proteste di appartenenti al mondo della scuola. In particolare, a Roma, attorno alle ore 9, in piazza Navona, dinanzi all'ingresso del Senato alla Repubblica, sono convenute circa 6 mila persone, per lo più delle scuole medie superiori e dell'università «La Sapienza» di Roma, nonché un centinaio di aderenti ai Cobas della scuola, che avevano regolarmente preavvisato un presidio. Preciso che le altre persone sono convenute spontaneamente e cioè senza che fosse stato presentato alcun regolare preavviso all'autorità di pubblica sicurezza.
Scopo dichiarato dell'iniziativa, come pubblicamente detto con slogan e megafoni la sera precedente, era quello di assediare il Senato, dove ci sarebbe stata la votazione del cosiddetto decreto Gelmini. La forza pubblica, pertanto, è stata disposta a tutela della citata sede istituzionale per garantire il regolare svolgimento dei lavori dell'Assemblea.
In particolare, un presidio di polizia, interessava, oltre alla corsia agonale, anche le due estremità di corso Rinascimento e le due piccole strade che collegano il corso con piazza Navona. Ciò si è reso necessario anche perché, nei giorni precedenti, si erano registrati tentativi di aggiramento degli sbarramenti, per avvicinarsi all'entrata del Senato.
Tra gli studenti convenuti in piazza Navona erano presenti anche un centinaio di ragazzi di Blocco studentesco, partecipanti alla manifestazione spontanea, arrivati tra gli altri studenti con un camioncino che si è posizionato nei pressi della corsia agonale, dove vi era un altro camion munito di altoparlanti che scandivano slogan contro l'attuale Governo e il Ministro della pubblica istruzione.
Il mezzo degli studenti di Blocco studentesco è quindi arrivato in piazza durante l'afflusso dei partecipanti all'iniziativa. Ricordo che è usuale che, durante le manifestazioni, i mezzi per l'amplificazione raggiungano piazza Navona.
Tornando alla ricostruzione degli eventi, intorno alle 11, si sono verificati momenti di tensione tra gli studenti di Blocco studentesco e altri di diversa fazione politica, che si lanciavano reciproche accuse di aggressione. Infatti, gli studenti di Blocco studentesco asserivano di essere stati circondati e fronteggiati per essere estromessi dalla manifestazione, mentre i giovani di estrema sinistra lamentavano un'aggressione ad un ragazzo, che sarebbe stato colpito alla testa da una cinghiata.
Risulta che all'ospedale Santo Spirito di Roma sono stati soccorsi un esponente della Sinistra Antagonista di 37 anni e un giovane di 25 anni, giudicati guaribili rispettivamente in dieci e sette giorni. I due hanno genericamente riferito di avere subito un'aggressione da parte di appartenenti a Blocco studentesco e hanno rifiutato di sporgere denuncia. Ad oggi, non risultano presentate altre denunce o querele per questo episodio.
Altri momenti di tensione si sono verificati più tardi, quando gli studenti, per lo più delle scuole superiori, si sono fronteggiati. In questa fase l'interposizione di personale di polizia in abiti civili ha evitato possibili tafferugli. Sottolineo che in questo frangente il personale di polizia non ha udito cori apologetici del fascismo, ma slogan contrapposti.
L'atteggiamento dei partecipanti alle proteste, che più volte hanno scandito slogan critici contro le forze dell'ordine, ha indotto a non impiegare direttamente queste ultime a piazza Navona, tra i numerosissimi e giovanissimi manifestanti, per evitare di acuire ulteriormente la tensione. Preciso che dopo queste tensioni, ridimensionate dell'intervento di polizia, molti studenti hanno iniziato ad allontanarsi da piazza Navona, in parte intenzionati a rientrare all'università, in parte, soprattutto gli studenti medi, a terminare la protesta.
Anche il gruppo di Blocco studentesco, raggruppato intorno al camioncino, e più volte invitato ad allontanarsi dalla piazza da parte della polizia, aveva iniziato lo spostamento, portandosi, sempre all'interno di piazza Navona, dallo spazio antistante corsia Agonale sino allo sbocco a piazza delle Cinque Lune, con l'intenzione di uscire, di raggiungere il lungotevere e da qui recarsi al Ministero della pubblica istruzione. Solo quando è giunto all'altezza di piazza delle Cinque Lune il gruppo ha deciso di fermarsi e, nonostante le ripetute sollecitazioni di personale di polizia, non ha abbandonato la piazza dove, comunque, erano ancora presenti altri studenti, circa 4 mila.
Nel frattempo, come è noto, da corso Vittorio, attraverso via della Cuccagna, sono giunte in piazza Navona circa 400-500 persone appartenenti ai Collettivi universitari e alla Sinistra antagonista, che si sono unite agli altri studenti. Questi 400-500 individui, però, alcuni dei quali indossanti caschi da motociclista, invece di attestarsi nella piazza a manifestare, si sono fatti largo tra i ragazzi e arrivati alla fine di piazza Navona, all'altezza di piazza delle Cinque Lune, si sono dapprima schierati, urlando slogan contro i fascisti, e poi hanno iniziato un fitto lancio di oggetti, tra cui sedie, tavolini, bottiglie e bicchieri reperiti dai bar sulla piazza.
Alcuni aderenti a Blocco studentesco, in numero molto minore, si sono schierati e hanno preso dei bastoni dal camioncino, dove evidentemente erano occultati. Altri sono fuggiti in piazza delle Cinque Lune, mentre gli aderenti ai Collettivi universitari sono avanzati venendo a contatto. L'intervento delle forze dell'ordine, confluite in piazza Navona da corso Rinascimento, ha separato i contendenti.
Ricordo che nella circostanza il dispositivo di ordine pubblico ha previsto l'impiego di 334 appartenenti alle forze dell'ordine, di cui 200 della Polizia di Stato, 104 carabinieri e 30 appartenenti alla Guardia di finanza.
Informo che sono state arrestate due persone, un uomo di 34 anni che ha dichiarato di essere un dipendente del partito della Rifondazione Comunista e un ragazzo di 19, appartenente al gruppo del Blocco studentesco, che ha asserito di passare per caso nel luogo degli incidenti e di essere uno studente universitario. Nella giornata di ieri i loro arresti sono stati convalidati dall'autorità giudiziaria, che ne ha poi disposto la remissione in libertà, fissando l'udienza del processo a loro carico il 17 novembre prossimo venturo. Sono in corso indagini per accertare le responsabilità degli altri partecipanti agli scontri.
Soggiungo che, sempre ieri, è stato diffuso in rete un filmato degli scontri, che indica un giovane con in mano un bastone tra gli elementi di destra, successivamente ripreso a bordo di un mezzo della Polizia, avanzandosi il sospetto che lo stesso fosse un infiltrato della Polizia. In realtà, lo stesso è un giovane di Blocco studentesco, fermato e accompagnato in questura, dove è stato identificato e rilasciato. La sua posizione è tuttora al vaglio degli inquirenti.
Signor presidente, onorevoli colleghi, in conclusione desidero sottolineare che dalla oggettiva ricostruzione dei fatti emerge come, anche in questa circostanza, l'operato delle forze dell'ordine sia stato ispirato a criteri di equilibrio e di prudenza, cercando di contemperare, da un lato, i diritti costituzionalmente garantiti di riunione e di libera espressione del pensiero e, dall'altro, quelli, ugualmente riconosciuti, della tutela della sicurezza e della pubblica e privata incolumità.

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