giovedì 16 ottobre 2008

Il consenso del Pd crolla? Non è bello

Ritorno sul sondaggio di Repubblica. Come ho sottolineato, il dato più eclatante è la continua discesa del PD, 38% in maggio, 36% in giugno, 34% in luglio, 30% in settembre, 29% oggi: una perdita di 9 punti percentuali che dice più di molte parole. E tutto questo «Nonostante la crisi economica, nonostante le pessime notizie che arrivano dal fronte della spesa pubblica, del costo della vita e dell'inflazione. Nonostante [Berlusconi] governi a colpi di decreti e fiducia, abbia traslocato Palazzo Chigi a palazzo Grazioli, la sua residenza privata, e tutto il modo di procedere di questo governo sia sempre più simile a una gestione aziendale e il consiglio dei ministri a un consiglio di amministrazione. Nonostante, ancora, i lodi che via via “salvano” lui [Berlusconi] in quanto premier (Alfano), i manager (lodo Cicolani-Paravia) e l'anziano giudice Corrado Carnevale, quello che in Cassazione “ammazzava” le sentenze di mafia, che definì Giovanni Falcone “un cretino” e che potrebbe diventare primo presidente della Cassazione». Certo il riferimento delle parole di Claudia Fusani non è quello dell’incipit di questo post: quello dell’articolo di commento su Repubblica.it recita “Un uomo solo al comando, si chiama Silvio Berlusconi: il 62 per cento degli italiani ha fiducia in lui come premier, come leader e come capo del governo”. Certo, “Nonostante tutto questo [l’elencazione di sopra], che sono i capi d'accusa secondo l'opposizione, il gradimento di Silvio Berlusconi cresce di due punti e non è mai stato così in alto dall'inizio della legislatura”. Sarebbe forse il caso di riunirsi attorno al caminetto del vecchio loft per riflettere cercando di prendere coscienza che forse l’Italia è un po’ diversa da come la si descrive nei salotti buoni dell’intellighenzia di sinistra. Altro che chiassate in piazza.
È difficile comprendere la realtà e l’articolista ha le sue difficoltà come Alice nel Paese delle Meraviglie. Vedi Brunetta: “A quanto pare possono di più i tornelli d'ingresso per i dipendenti di Palazzo Chigi, la campagna sui fannulloni e il piano di taglio dei costi della burocrazia che non la previsione di non assumere un terzo dei ricercatori con contratto a termine”. O la Gelmini: “È nata una stella. Proprio così, altro che grembiuli, maestri unici e otto miliardi di euro di taglio alla scuola pubblica. La giovane ministra della Pubblica Istruzione mette a segno in questo mese il balzo in avanti più consistente… [dopo] Tremonti. Eppure le città sono piene di cortei, manifestazioni e sit-in. Tutti contro «Santa Ignoranza» che ha il volto gentile del ministro”. O ancora la Carfagna: “Piacciono, invece, la legge sulla prostituzione e quella sullo stalking (minacce telefoniche), fiori all’occhiello del ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna che guadagna due punti”. Come a chiedersi: che strano, ma non incantava solo per i calendari?
Nel suo articolo ci dà altra informazione sui babau che non fanno dormire la notte democraticamente Veltroni e soci: “E nel dettaglio... Il sondaggio questa volta cerca di andare oltre la semplice fiducia e di individuarne i motivi sulla base di quattro indicatori: determinazione, sincerità, competenza e capacità comunicativa. Combinando i risultati, vince alla grande Renato Brunetta: è il più sincero e il più determinato; è al secondo posto per la competenza e al terzo per la capacità comunicativa. Un trionfo. Lo segue Maroni, grande comunicatore, semplice, schematico, la concessione dell'occhialino rosso che non guasta. Tremonti risulta il più competente ma resta in fondo (rilevate solo le prime cinque posizioni) su sincerità e comunicativa”. Vogliamo metterli con Veltroni, Fassino o Finocchiaro?
E veniamo ai partiti. Tutti i dati mettono il dito nella piaga: “Primo il partito del Popolo della Libertà (54%), seguito da Di Pietro il cui gradimento cresce di due punti (46%)”. L’Udc “il più premiato”, però “non c’era ancora la notizia del sindaco arrestato in Calabria per collusione con l'ndrangheta”. E la Fusani si consola: pur sempre “Il partito di Casini resta ultimo preceduto dalla Lega stabile al 30%”. E qui ti volevo! Quanta fatica dire, com’è in realtà, un “preceduto dal Pd, penultimo, al 29%”. Anche se il sondaggio mette Veltroni dopo Bossi e poco poco più su di Casini, la Fusani fa spallucce e chiude serenamente pacatamente così: “Perde invece un punto e va per la prima volta sotto il 30 per cento il Partito Democratico. A maggio era al 38 per cento. Non bello un anno dopo il trionfo delle primarie”. Già, è un vero disastro.

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