Quanta ignoranza costituzionale nel mondo della scuola verrebbe da dire leggendo dell’ipocrisia di chi dovrebbe formare i cittadini di domani che si rivolge al gigante ritenuto buono (fors’anche per il suo passato politico nelle fila di quel PCI buonanima che a suo tempo ha contribuito a generare l’eden dei questuanti della scuola pubblica, che mostra oggi appieno tutti i segni del proprio disfacimento) rivolgendogli un “pensaci tu”. Ma “il Capo dello Stato non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce”, puntualizzava ieri una nota del Quirinale in merito ai “democratici” appelli che in queste ore giungono alla presidenza della Repubblica e che invitano il capo dello Stato a non promulgare il decreto di riordino della scuola elementare, una volta approvato dal Parlamento. Insomma è il parlamento che decide, siamo nella democratica Italia, non nell’URSS di Stalin.
Dice la nota diffusa dall’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica: “Giunge in questi giorni al Presidente della Repubblica un gran numero di messaggi con i quali da parte di singoli, e in particolar modo di insegnanti, nonché da parte di talune organizzazioni, gli si chiede di non firmare il decreto legge 137 o, più propriamente, la legge di conversione di tale decreto. Pur nella viva attenzione e comprensione, da parte del Presidente, per le motivazioni di tali appelli, si deve rilevare innanzitutto che il Parlamento non ha ancora concluso l'esame del provvedimento in questione. Inoltre, secondo la Costituzione italiana, è il governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati e respinti, o modificati, solo nel Parlamento stesso. Il Capo dello Stato non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce: la stessa facoltà di chiedere alle Camere una nuova deliberazione sulle leggi approvate, incontra limiti temporali oggettivi nel caso della conversione di decreti-legge, e il Presidente ha in ogni caso l'obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo”.
Dice la nota diffusa dall’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica: “Giunge in questi giorni al Presidente della Repubblica un gran numero di messaggi con i quali da parte di singoli, e in particolar modo di insegnanti, nonché da parte di talune organizzazioni, gli si chiede di non firmare il decreto legge 137 o, più propriamente, la legge di conversione di tale decreto. Pur nella viva attenzione e comprensione, da parte del Presidente, per le motivazioni di tali appelli, si deve rilevare innanzitutto che il Parlamento non ha ancora concluso l'esame del provvedimento in questione. Inoltre, secondo la Costituzione italiana, è il governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati e respinti, o modificati, solo nel Parlamento stesso. Il Capo dello Stato non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce: la stessa facoltà di chiedere alle Camere una nuova deliberazione sulle leggi approvate, incontra limiti temporali oggettivi nel caso della conversione di decreti-legge, e il Presidente ha in ogni caso l'obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo”.
Una lezione non solo di diritto costituzionale quella della Presidenza della Repubblica ma anche di democrazia. Democrazia, così difficile da imparare, tanto che non da oggi una parte ha scelto la scorciatoia dell’epiteto, di facile uso ma di non scontata dimostrazione. Centralismo democratico, scuola democratica, magistratura democratica, democratici di sinistra, partito democratico, festa democratica, e chi più ne ha più ne metta. Anche l'ignoranza...
Nessun commento:
Posta un commento