martedì 21 ottobre 2008

Vatti a fidare dei comunisti

Vale la pena segnalare lo sfogo dell'ex governatore dell'Abruzzo, Ottaviano Del Turco, raccolto dal “Corriere della Sera” in un colloquio. Del Turco, che, come in precedenza mille altri “compagni” comunisti o diessini, vive ora sulla sua pelle la propria “caduta in disgrazia”, si sfoga attaccando i “democratici” dirigenti del Pd per come lo hanno e lo stanno trattando. Dice Del Turco: “Io sono un fondatore del Pd. Per il Pd ho pagato un prezzo: ho rotto con i compagni socialisti, amici di una vita, Boselli, Villetti, Intini. Ora vedo i loro sorrisetti. Capisco che mi stanno dicendo: ti avevamo avvisato, non fidarti dei comunisti. E capisco che avevano ragione loro. Leggo che l'Unità si schiera con la procura. E adombra che io vorrei candidarmi alle Europee con la destra. Questo è troppo. Agnosco stilum: è il consueto escamotage della scuola comunista. Quando vuoi scaricare qualcuno, lo additi come uno che sta per tradire. Forse è il momento che io racconti come si sono comportati i dirigenti del mio partito, mentre io stavo in galera. Sono stato trattato come un delinquente abituale. La linea di Veltroni è stata identica a quella di Di Pietro; al punto che non capisco perchè alle prossime regionali il Pd non sostenga il suo candidato, Costantini. Non una parola in mia difesa. Non pretendevo un trattamento di favore; solo il minimo che spetta non dico a un militante del Pd, ma a un qualsiasi cittadino. La presunzione d'innocenza, le garanzie costituzionali: nulla”.
Ma oltre alla denuncia d’un Pd fermo ancora su posizioni “togliattiane”, forse la sberla più forte alla serenamente pacata o pacatamente serena faccia, o per meglio dire, facciata veltroniana, superbamente e pesantemente imbellettata di “democrazia”, arriva da queste altre parole che si riferiscono a Berlusconi: “Non l'ho sentito, ma ho ascoltato le sue parole. E ne sono stato felice. Berlusconi si è espresso come il premier di un paese democratico. È possibile che la destra sia garantista pensando a se stessa. Ma le parole di solidarietà sono state così poche: perché dovrei rifiutare quelle di uomini che io ho combattuto?”. Già, perché?

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