Ancora un'aggiunta sul sondaggio di Repubblica. A Berlusconi mercoledì, mentre lasciava il vertice del Partito popolare europeo a Bruxelles, i giornalisti hanno chiesto un commento sul sondaggio che vede il 62% degli italiani attribuirgli “molta/abbastanza” fiducia. La sua risposta è stata: “Io ho dei sondaggi affidabili che sono quelli che hanno sempre avuto ragione che mi danno al 70,2%. Francamente è imbarazzante. Lo so. Da qui non si può che scendere”. Con un partito democratico in caduta libera nel consenso degli italiani dall’8 maggio ad oggi, sceso al 29%, un punto dietro la Lega e superiore (di soli 4 punti) soltanto a Casini, un Idv di Di Pietro che per contro di consenso ne raccoglie il 46%, risulta evidente che Veltroni appaia ondivago nelle posizioni non riuscendo a concretizzare una linea politica originale che possa invertire la tendenza. Né lo aiuta lo spirito egemonico, supponente, quel “sapere” di avere la verità in tasca, di essere i soli ad averla, che si avverte in ogni discorso degli esponenti del partito, da Veltroni via via a scendere, e nei suoi sostenitori diretti o indiretti nei media. Una supponenza continuamente espressa in televisione che risulta irritante, controproducente. Veltroni un retore patetico, Bersani che sfrutta malamente la sua ironia piacentina per dissimulare l’irritazione di non convincere, Franceschini sempre noiosamente stridulo, per non dire di Fassino che contestando “la rappresentazione di un Pd allo sbando e senza bussola” non sa altro che riproporre l’antico centralismo democratico (“Le correnti sono utili se ciascuno ha chiare due cose: che non sostituiscono il partito, ma ne sono parte e che è obiettivo di ciascuno concorrere alla costruzione di una sintesi comune”), la Finocchiaro, Rosy Bindi, che ieri ad Annozero ha mostrato tutti i suoi limiti nonostante fosse una puntata scialba.
Non meravigliano frasi che descrivono la situazione, come quella di Berlusconi quando sottolinea: “Non ho interlocutori credibili”. E smascherati, nel Pd ci si irrita sbottando un “Neanche noi abbiamo interlocutori credibili”, non cogliendone l’ironia d’una doppia possibilità di lettura della frase stessa. Ha buon gioco poi Paolo Bonaiuti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, a dire, come ha fatto ieri: “Dopo avere programmato due film di fantascienza come «L’Italia sull’orlo della dittatura» e «La democrazia a rischio», Veltroni preannuncia oggi su «La Stampa» un nuovo polpettone di ispirazione sovietica: «La centrale dei veleni». Di fronte a queste assurdità noi non rispondiamo come avrebbe fatto Veltroni: «Accuse gravissime e inaudite», perché ci soccorrono il sorriso, l'ironia, la forza della verità e la comprensione verso le difficoltà degli altri”.
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