venerdì 24 ottobre 2008

I media e la protesta

La volontà dei media, che fanno direttamente o indirettamente riferimento a forze del centro-sinistra, di cavalcare la tigre di carta della protesta studentesca è sempre più evidente. Lo si nota nell’esaltazione che traspare dalle cronache anche di sparute manifestazioni, che se fossero di operai padri di famiglia troverebbero con difficoltà spazio tra gli altri articoli o servizi televisivi. Certo la scuola interessa. Ma interessa che funzioni, che si metta fine allo sfascio e agli sprechi, alle ingerenze politiche da repubblica delle banane che la rendono oggi un’istituzione da quarto mondo. Il top lo ha toccato ieri Rai3, ritornata al suo “bel tempo antico” di TeleKabul, già prima con la chiusa della telepromozione della Dandini, dove la propaganda ha sopraffatto definitivamente la satira spesso anche buona di cui gli autori della trasmissione sono maestri, per finire con il Tg3 comizio di Antonio Di Bella. Non è a caso che la pagina del TG dibelliano, l’homepage del sito, ancora questa mattina di venerdì, fosse ferma a mercoledì 22 con queste notizie: “Berlusconi: polizia contro le occupazioni – Cresce la protesta negli atenei contro i tagli della finanziaria. occupata l'università di Torino. Berlusconi: ora basta mando la polizia” e “Parole gravissime – Pd: dal premier parole gravissime. Minaccia lo stato di polizia e alimenta un clima di tensione. Il governo piuttosto ritiri il decreto Gelmini”. Al di là dei toni più da centro sociale che da servizio pubblico pagato col denaro di tutti, una polemica che purtroppo non porta gente in piazza, la cosa rimarcabile è che il tempo per il Tg3 si è fermato, congelato dalle parole del premier e di Veltroni. Il mondo insomma che prosegue, anche quello della politica, si è perso alle spalle l’intera redazione intenta a pensare a nuovi tazebao per vivere un momento di dialettica politica, un boccone racimolato tra la spazzatura da gustare fino in fondo in questi mesi di chiari di luna. Ma TeleKabul e i suoi rossi talebani a parte, si possono cogliere altre perle altrove. Qui ne cito a chiudere una sola. Si legge, manco fosse stata realizzata un’altra meraviglia del mondo, che ieri gli studenti triestini, qualche centinaio, hanno costruito in piazza San Giacomo un muro di libri. L’idea può trovare molte esegesi; la più facile è quella che le forze che li hanno trascinato in piazza non si siano ancora liberate dall’imprinting ricevuto a suo tempo da chi ha costruito un altro muro ben più consistente, che sembrava essere stato abbattuto più o meno una ventina d’anni fa. E ritornano, poi, parole come “autogestione” manco fossero significanti chissà che cosa di diverso da un giorno di vacanza insolito vissuto nella convinzione di contare almeno per poche ore qualcosa nel non-luogo dei media. Insomma niente di nuovo sotto il sole da quando ragazzotto era trascinato fuori con i compagni dal Dante Alighieri a gridare per le vie di Trieste: “Alto Adige, Alto Adige”. Certo altra era la politica allora, ma tra fascisti e sfascisti, come ho già detto, c’è solo una “s” che fa la differenza.

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