Sinceramente non riesco ad entusiasmarmi per la corsa presidenziale americana. Vinca Obama, vinca McCain, il vincitore sarà sempre e comunque il presidente degli Stati Uniti. Con quello che ciò significa. Non riesco ad entusiasmarmi forse perché nella mia gioventù ho vissuto il mito di Kennedy, il presidente della nuova era che portò l’America nella più disastrosa guerra della sua storia. Anche se la visione tradizionale della vicenda afferma che il reale coinvolgimento statunitense nella Guerra del Vietnam non avvenne fino al 1964, sotto la presidenza Johnson, Noam Chomsky sostiene che Kennedy (che già nella campagna per la presidenza del 1960, della percepita minaccia sovietica e l'erosione della posizione statunitense a livello mondiale ne fece una questione fondamentale) ordinò all'Aviazione USA di iniziare a bombardare il Vietman del Nord già nel 1962, usando insegne sudvietnamite, per mascherare il coinvolgimento statunitense. Sempre secondo Chomsky fu Kennedy ad autorizzare l’uso del napalm, assieme ad altri programmi di distruzione delle coltivazioni, sempre in quella data, piuttosto che in una fase successiva della guerra. Il progressismo ed il “democraticismo” non sono insomma una garanzia “casco” contro il “male”. Del resto, per restare da noi, non fu forse il “progressista” D’Alema ad autorizzare i bombardamenti in Serbia motivandoli come un intervento umanitario?
Ma veniamo al punto. Due notizie del giorno certamente confortano i democraticisti nostrani in crisi di consenso. La prima: Scott McClellan, ex portavoce del presidente George W. Bush e autore di un libro di memorie durissimo contro l'amministrazione, si è schierato con Barack Obama. In un’intervista alla Cnn ha spiegato: “Sin dall'inizio ho detto che avrei sostenuto il candidato che ha le migliori possibilità di cambiare il modo in cui Washington lavora e di fare le cose e io voterò per Barack Obama”. La seconda: consensi a valanga, ci dicono le agenzie, Barack Obama raccoglierebbe nei principali Paesi europei, tra cui in Italia, dove potrebbe contare sul 66% dei consensi. Attenzione, consenso non degli elettori americani presenti in Italia, ma degli italiani, quegli italiani che attribuiscono a Berlusconi una percentuale analoga se non maggiore. Di cosa insomma ci si rallegri a sinistra non è chiaro. Il dato emerge da un sondaggio condotto da Harris Interactive per l’International Herald Tribune e per France 24, dal quale risulta tra l'altro che in Francia solo l’1% degli interpellati voterebbe per il candidato repubblicano John McCain. Oltretutto da noi McCain secondo il sondaggio può vantare il 12% delle preferenze che rappresenta la percentuale più alta fra i cinque Paesi europei presi in considerazione.
2 commenti:
Che modo assurdo e cieco di commentare gli eventi. A me non piaci proprio, in tutta onestà, e tifo per Obama perchè essendo l'Italia lo strascico di ciò che succede in America venti anni prima, spero in una persona che miracolosamente faccia politica per le persone. Posso vantarmi di non aver mai votato per berluschino, così potrò raccontare senza sensi di colpa come è avvenuta la distruzione dello stato sociale italiano, coperto da una crisi economica mondiale che giustifica tutto e tutto copre, soprattutto gli interessi personali dei padroni. Tu sosterrai le imprese, è evidente, io spero nella rivloluzione. Adios.
A sinistra c'è una gran satira ma scarsa ironia. E forse anche, come si è visto ieri, l'illusione che pure i numeri siano un'opinione. Il tutto condito con un acritico adagiarsi sugli stereotipi offerti dal partito o movimento, il cervello collettivo cui si abdica per comodità o pigrizia, convenienza, illusione di sentirsi massa, qualcuno. So che questo può non piacere. Ma è questo un motivo valido per tacere?
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