martedì 28 ottobre 2008

Parola d'ordine: difendere l'indifendibile

Per tutti i gusti riporto qui dalle rassegne stampa il testo di due articoli, quello di Luigi Illiano su “Il Sole 24 Ore”, e quello di M. Antonietta Calabrò sul “Corriere della Sera”. Argomento d’entrambi la scuola. Utili per un aggiornamento su vicenda e posizioni. Vediamo il primo:
Il testo del decreto Gelmini sulla scuola domani sarà approvato, in via definitiva, dal Senato nella versione che ha ottenuto il via libera alla Camera, lo hanno garantito ieri i capigruppo del Pdl di Montecitorio e Palazzo Madama, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri.
Proprio sul decreto ieri è intervenuto il settimanale cattolico “Famiglia cristiana” che nel prossimo editoriale chiede di ritirare, o sospendere, il provvedimento «per il bene della scuola e del Paese».
“Non chiamiamo riforma un semplice taglio di spesa” è il titolo dell’editoriale di “Famiglia cristiana” che non fa sconti: «Studenti e professori hanno seri motivi per protestare. E non per il voto in condotta o il grembiulino (che possono anche andar bene), ma per i tagli indiscriminati». Nel mirino – continua il settimanale – c’è una legge approvata di corsa, in piena estate. E di fronte alle proteste nelle scuole non «si potrà pensare di ricorrere a vie autoritarie o a forze di polizia. Un Paese che guarda al futuro investe nella scuola e nella formazione, razionalizzando la spesa, eliminando sprechi, privilegi e baronie, nonché le allegre e disinvolte gestioni».
«Un Paese in crisi trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola? – domanda il settimanale cattolico –. Si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti». Quello di “Famiglia cristiana” ieri non è stato l’unico intervento sul decreto da parte del mondo cattolico. «E una scelta difficile procedere su questi problemi a colpi di decreti legge, ma dall’altra parte mi sembra inutile se non addirittura dannoso intervenire agitando le piazze», ha affermato monsignor Diego Coletti, presidente della commissione Cei per la scuola, intervistato dalla Radio vaticana. «Il problema dei risparmi è certamente sul tavolo ed è ineccepibile, – ha detto Coletti – però bisogna anche dire che le riforme che si sono susseguite negli anni passati non hanno avuto la possibilità di una verifica e alcune questioni come il maestro prevalente o il controllo della disciplina e del profitto sono state abbandonate a qualche intuizione. Bene ha fatto il ministro – ha rimarcato ancora Coletti – a mettere i puntini sulle “i” su queste questioni. La risposta poteva essere anche un po’ più ragionata e pacata da parte di chi non fosse d’accordo».
Intanto, proseguono le contestazioni nelle scuole e negli atenei. Il Pd ha convocato per oggi il Governo ombra proprio per discutere di scuola e università. E, con una scansione tambureggiante, il giorno dopo l’approvazione del decreto ci sarà lo sciopero generale della scuola. I sindacati fanno sapere che è tutto pronto per la manifestazione unitaria (promossa da FlcCgil, Cisl, Uil, Snals-Confsal e Gilda degli insegnanti) in programma giovedì 30 ottobre. Le organizzazioni rivendicano il valore dello sciopero come strumento di lotta e di democrazia, di fronte alle dichiarazioni del ministro Gelmini che ha definito la mobilitazione generale «il solito vecchio rito di chi difende l’indifendibile».
E veniamo al secondo. Lo riporto intero, per gli appassionati di analisi testuale che non mancheranno di notare le sfumature sui contenuti coincidenti. L’articolo contiene anche una cronaca sulla protesta a Roma. Istruttiva.
Le è bastato citare come esempio da seguire Barack Obama per finire in mezzo a un fuoco di polemiche. Ma anche le dichiarazioni sull’imminente sciopero generale nella scuola, definito dal ministro Gelmini nella sua intervista al Corriere, «il solito vecchio rito di chi difende l’indifendibile» hanno scatenato dure reazioni da parte dei sindacati. «Non è una gita fuori porta, ma un sacrificio per i lavoratori che perdono un giorno di stipendio» hanno replicato insieme ad esponenti dell’opposizione. Per Sergio D`Antoni, vicepresidente della commissione Finanze della Camera, quelle della Gelmini sono «parole di un’arroganza e di una gravità inaudita: lo sciopero è un diritto riconosciuto dalla Costituzione». Stessa posizione del segretario dell’Ugl, Mascolo. Per quello della Cisl scuola, Serima, la Gelmini «rifiuta l’ascolto e il dialogo». Dietro «lo sciopero di giovedì – assicura Di Menna, della Uil – ci sono obiettivi chiari e concreti e un fortissimo disagio». Il ministro «lancia messaggi propagandistici» secondo Di Meglio segretario nazionale della Gilda.
Tutto questo mentre nella Capitale va «in onda» un’inedita alleanza di kefiah e teste rasate, stelle rosse e magliette nere che fermano il traffico del centro. Forte tensione e qualche spintone solo dopo che qualcuno con il riflesso condizionato, in piazza Venezia, invoca il Duce. Il corteo si divide ma alla fine arrivano insieme. L’onda intera si incanala nella Corsia Agonale, la strada che da piazza Navona sbocca davanti al Senato. Trova una sponda insperata in Famiglia Cristiana, il settimanale dei paolini che negli ultimi mesi ha aumentato la voga antigovernativa, che ha chiesto con forza «la sospensione o il ritiro» del decreto puntando l’indice contro i privilegi che «squalificano il Parlamento». «Un Paese in crisi trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola?», si è domandata. «Si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti». Su tutt’altra posizione, però, il responsabile scuola della Conferenza episcopale, Diego Coletti, vescovo di Como intervistato da Radio Vaticana. «Il problema dei risparmi è certamente sul tavolo ed è ineccepibile», sottolinea monsignor Coletti, per il quale «bene ha fatto il ministro» a porre questioni come quella del «maestro unico». In ogni caso, secondo il vescovo, per risolvere i problemi della scuola italiana, risulta «inutile se non addirittura dannoso intervenire agitando le piazze». Anche il presidente Schìfani, da Palermo, ha speso parole di dialogo: «Tutte le volte in cui si cerca di riformare la scuola ci sono sempre state proteste nel nostro Paese, poi però si è sempre trovato un momento di sintesi», ha detto la seconda carica dello Stato, «fiducioso» che la Gelminí manterrà l’impegno per un confronto con gli studenti.
I ragazzi hanno annunciato che forse dormiranno davanti al Senato questa notte, aspettando che l’Aula ricominci a discutere, per poi votare, domani, il decreto, proprio alla vigilia dello sciopero generale. In ogni caso, comunque, si va verso il «sì» (definitivo «e senza modifiche», come ha annunciato il capogruppo Pdl alla Camera, Cicchitto) al provvedimento, mentre crescono i gruppi di studenti su Facebook e sui siti che appoggiano il ministro.
D`Alema ha ribadito che se il decreto non viene ritirato non è possibile il dialogo, ma oggi a Palazzo Madama ci si aspetta qualche colpo di teatro soprattutto da parte del partito di Di Pietro. Ieri il senatore dell’Idv Pedica è riuscito a calare uno striscione «Siamo con voi» da una finestra che affaccia proprio sopra l’ingresso principale. E l’ex pm, a Milano, ha varcato di persona i portoni della Statale proclamando che gli studenti «sono la diga contro questo straripare dittatoriale».

Il commentatore che dà le pagelle d'un noto programma sportivo direbbe, commentandolo l'ex pm, "allucinato".

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