Diciamocelo. Da quanto si è capito e letto, a voler ricostruire le cose si può tracciare questa linea politico-temporale. Si parte da Veltroni che annuncia un autunno caldo. Smentita meteorologica a parte, l’appiglio per dare un senso alla manifestazione del 25 ottobre lo si trova nel decreto Gelmini portando nelle piazze i bambini a gridare slogan sui lecca-lecca e bomboni vari. Questa lotta “spontanea” viene usata per sputare il boccone amaro della finanziaria di Tremonti e dunque sollevando un gran polverone si mescolano università e elementari in un tutt’uno, tanto non c’è poi grande differenza in termini d’istruzione, mi ha scritto uno. E, dunque, si può anche pensare al grembiule per gli universitari e al voto di condotta. Insomma, inventata dalla sinistra prima (va detto) e subito egemonizzata dal Pd, la tigre di carta della protesta gonfia. E c’è chi col mantice provvede a mantenerla gonfia per darle un aspetto terrificante. Tutto l’apparato del conservatorismo tout court degli sprechi e dei privilegi si mobilita, trovando negli studenti gli ingenui, quelli che credono ancora alle favole. E, dunque, disposti, perché i problemi del degrado creati dai loro mentori li vivono sulla propria pelle, a protestare acriticamente individuando nel detto “piove, governo ladro” il colpevole dello sfascio. E ci si bea delle lezioni in piazza, invece di andare a dire a quei signori che le tengono, che loro sono la causa della desolazione della università italiana.
Se può consolare è difficile sfasciare una cosa già da tempo sfasciata. E, dunque, di danno la protesta non ne fa, se non aumentare lo smog nell’aria per il gran polverone sollevato. Se il governo popolare di Berlusconi andrà avanti per la sua strada con fermezza, dimostrando che con la piazza si protesta ma non si sovverte un voto democraticamente espresso, la cosa non tarderà a rientrare. Fino al prossimo assalto allo Zimniy Dvorets, al Palazzo d’Inverno. Già, e questo perché per alcuni – è il loro dna, inutile che lo nascondano – la democrazia altro non è che una continua rivoluzione d’ottobre.
Se può consolare è difficile sfasciare una cosa già da tempo sfasciata. E, dunque, di danno la protesta non ne fa, se non aumentare lo smog nell’aria per il gran polverone sollevato. Se il governo popolare di Berlusconi andrà avanti per la sua strada con fermezza, dimostrando che con la piazza si protesta ma non si sovverte un voto democraticamente espresso, la cosa non tarderà a rientrare. Fino al prossimo assalto allo Zimniy Dvorets, al Palazzo d’Inverno. Già, e questo perché per alcuni – è il loro dna, inutile che lo nascondano – la democrazia altro non è che una continua rivoluzione d’ottobre.
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