Ripeto, non mi entusiasma così tanto l’attuale corsa per la Casa Bianca e le regioni almeno un paio di volte le ho indicate. Certo non mi sentirò orfano del presidente Cespuglio, di Bush. Ciò non significa che non butti l’occhio anche su quella vicenda che terminerà il giorno che, per uno strano scherzo del calendario, qui in Italia è il giorno in cui si festeggiano le forze armate nel ricordo d’una lontana vittoria che fu l’inizio di una storia che il nostro Paese, se avesse potuto scegliere, avrebbe negato. E buttando l’occhio di qua e buttandolo di là, mi sono reso conto che in molta parte dei costruttori dell’opinione pubblica nostrani c’è una sorta di velata isteria dovuta alla paura che anche il Veltroni americano non c’è la faccia nonostante il grosso aiuto – com’è stato del resto per Veltroni – di influenti organi della carta stampata e delle televisioni.
E dunque capita di leggere notizie come questa, che riprendo da un’agenzia di ieri, che per quanto squallide tradiscono la paura di aver puntato su un altro Kennedy destinato al sacrificio. “Un cappio di forca su un cartello per Barack Obama in un giardino di una cittadina della Florida. Il simbolo dell’odio ed il terrorismo razzista del Ku Klux Klan è stato trovato dalla famiglia democratica che aveva messo il cartello a sostegno del candidato afroamericano”. Dopo i nazisti in abito bianco e cilindro eccone dunque un’altra. La notizia è stata riportata dal “Sentinel” di Orlando, che è un giornale, non certo il New York Times o il Washington Post - un altro segno questo di una spasmodica ricerca, che si riscontra tra gli operatori dei media, di ogni piccola scheggia che può aiutare a costruire il puzzle della vittoria, almeno nella mente propria e dei propri lettori, di Obama. Anche se con occhio neutro uno potrebbe dentro di sé a fronte di notizie di attentati e minacce meditare se valga la pena di votare un candidato dal possibile mandato breve, e valutare se vale di più il vice o il candidato dell’altra sponda. Sto ovviamente scherzando. Lo sceriffo della contea di Orlando John Herrell, rispondendo alle preoccupazioni di chi vede nel gesto un segno della presenza di gruppi di suprematisti bianchi nella zona ha detto: "Mettere un cappio su un cartello non costituisce un crimine". Già, è arte moderna.
E dunque capita di leggere notizie come questa, che riprendo da un’agenzia di ieri, che per quanto squallide tradiscono la paura di aver puntato su un altro Kennedy destinato al sacrificio. “Un cappio di forca su un cartello per Barack Obama in un giardino di una cittadina della Florida. Il simbolo dell’odio ed il terrorismo razzista del Ku Klux Klan è stato trovato dalla famiglia democratica che aveva messo il cartello a sostegno del candidato afroamericano”. Dopo i nazisti in abito bianco e cilindro eccone dunque un’altra. La notizia è stata riportata dal “Sentinel” di Orlando, che è un giornale, non certo il New York Times o il Washington Post - un altro segno questo di una spasmodica ricerca, che si riscontra tra gli operatori dei media, di ogni piccola scheggia che può aiutare a costruire il puzzle della vittoria, almeno nella mente propria e dei propri lettori, di Obama. Anche se con occhio neutro uno potrebbe dentro di sé a fronte di notizie di attentati e minacce meditare se valga la pena di votare un candidato dal possibile mandato breve, e valutare se vale di più il vice o il candidato dell’altra sponda. Sto ovviamente scherzando. Lo sceriffo della contea di Orlando John Herrell, rispondendo alle preoccupazioni di chi vede nel gesto un segno della presenza di gruppi di suprematisti bianchi nella zona ha detto: "Mettere un cappio su un cartello non costituisce un crimine". Già, è arte moderna.
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