A parte il fatto che lo spam si sta evolvendo vestendo la veste di tool di propaganda o contropropaganda politica, un minimo commento su una e-mail ricevuta mi sembra doveroso, direi quasi inevitabile.
CUB, COBAS e SDL del pubblico impiego mi annunciano oggi che hanno indetto per il 17 ottobre, venerdì ovviamente, uno sciopero generale di tutto il giorno per la salvaguardia del “loro” praticello dove si pascono beati nell’inefficienza alle spalle dei pantalon-contribuenti. Attenzione, scioperare è legittimo ed insindacabile, ma per giuste e motivate ragioni, non per isterismo o semplicemente perché qualcuno finalmente minaccia di rompere il giocattolo con cui sono stati fatti danni gravissimi al Paese. Per favore, sulla questione non si evochino idiozie.
E che siano idiozie a costituire il fondamento del partorito sciopero bastano gli slogan a testimoniarlo e a confermarlo: passi il generico “contro la politica economica del governo Berlusconi-Brunetta-Sacconi” – ci può stare nella logica del “io grido contro comunque” – ma per favore non offendete l’intelligenza di chi riceve le vostre grida telematiche, con parole d’ordine quali “per forti aumenti salariali che recuperino almeno l' inflazione reale”, “per la reintroduzione della scala mobile”, “per la riduzione dei prezzi dei beni di prima necessità”, “per l’abolizione della legge Treu e della legge Biagi (no al precariato!)”, “per difendere tutti i diritti acquisiti”, “per difendere la scuola pubblica dall’aggressione del governo e dei clericali!”. Un massimalismo di “privilegiati” che offende gli altri lavoratori, quelli che non possono contare su una agguerrita corporazione o lobby che dir si voglia. Ma ancora attenzione: quelle che possono sembrare “anche” giuste rivendicazioni, anche se ben si sposino nella situazione economica attuale col detto “volere la luna”, sono sic et simpliciter buttate lì solo “per combattere e boicottare nei fatti la legge Brunetta sul pubblico impiego”, “per impedire la controriforma autoritaria del modello contrattuale nel settore privato”, cioè per ostacolare quanto più possibile la perdita dei propri privilegi, del proprio “scansafatichismo”, della propria costosa inefficienza che succhia euro quotidianamente dalle nostre tasche in cambio di un servizio pessimo molte volte aggravato da “arrivati” impiegati che non sanno cosa sia lo spirito di servizio verso la comunità. Non certo con queste premesse, l’obiettivo può essere l’ultimo della lista della spesa degli slogan: “per difendere e rilanciare i servizi pubblici”. Perché ciò che importa, ciò che veramente conta per “questi” dipendenti pubblici è “partecipare per non venire sconfitti! Reagiamo alle ingiustizie sociali [come quella di tentare di parificarli agli altri lavoratori – n.d.r.]. Fermiamoli prima che sia troppo tardi!”. Un appello corporativo autoesplicativo!
Naturalmente l’e-mail non è solo slogan. Arringa anche il popolo. In grassetto le grasse esasperazioni: “Lo sciopero generale vuole costituire anche un primo segnale di risposta contro l’attacco ossessivo e strumentale ai lavoratori della Pubblica Amministrazione, attraverso il quale si vogliono in realtà colpire i servizi pubblici, facilitandone ed accelerandone il processo di privatizzazione e di esternalizzazione, spianando la strada allo smantellamento delle protezioni sociali”. E ancora: “Con la legge 133 (ex decreto 112) si supera il limite della tollerabilità: Brunetta vuole introdurre un controllo totalitario e sbirresco sull’attività lavorativa e sulla vita privata dei lavoratori”. “Ha aperto una campagna contro i pubblici dipendenti, attribuendo loro tutte le inefficienze del settore pubblico. Egli sceglie di ignorare le vere responsabilità del cattivo funzionamento della macchina statale, che vanno ricondotte al ceto politico e al ceto burocratico dirigenziale che negli ultimi decenni hanno ridisegnato dal punto di vista organizzativo tutta la struttura della Pubblica Amministrazione”. La casta insomma che “clientelarmente” ha assunto nel tempo buona parte dei dipendenti P.A. è la sola e unica responsabile. Ma per piacere… basta mettersi dalla parte opposta del bancone per capire che la gente è con Brunetta. Ma andiamo avanti: “Fa di tutta l’erba un fascio! Non distingue ruoli, funzioni e responsabilità gerarchiche. Mente, sapendo di mentire e crea un polverone propagandistico e strumentale con l’appoggio di giornali e televisioni e di quella parte di opinione pubblica (la più qualunquista e menefreghista, cioè la base elettorale del governo Berlusconi [cioè oltre il 60% dell’Italia insomma! – n.d.r.]) che ignora completamente le disastrose condizioni materiali (bassi stipendi) e normative dei lavoratori del Pubblico Impiego”. E vai col pianto greco! “Il ministro sottopone i lavoratori pubblici al «pubblico ludibrio», per attaccarne i diritti e per distogliere l’attenzione dai problemi reali che sono i bassi stipendi, la precarietà sociale e le pensioni di fame”. A questo proposito continuo a domandarmi perché i dipendenti pubblici debbano avere un contratto differente rispetto ai lavoratori privati, e privilegi che i lavoratori privati che li mantengono non hanno. Ma proseguiamo ancora: “Le sue scelte si inseriscono all’interno di un processo di imbarbarimento generale, che caratterizza l’attività di questo governo reazionario e autoritario, sempre più avviato verso una rapida fascistizzazione dello stato senza che vi sia una reale opposizione parlamentare”. Osservazione stranamente preoccupata per una “corporazione” che ha molte caratteristiche di quelle di stampo fascista del buon tempo [si fa per dire] che fu. Comunque, solo a questo punto il tazebao si ricorda che esistono gli altri lavoratori, ma giusto così, per fare “massa”: “Noi, insieme ai lavoratori di altri settori, dobbiamo costruire una forte opposizione sul piano sociale”. Ma una opposizione allo sviluppo del paese i lavoratori della PA, o meglio una loro parte, col loro menefreghismo non la stanno già attuando? E a questo punto godiamoci il ritratto di Brunetta fatto da siffatti massimal-sindacalisti: “L’attuale ministro della funzione Pubblica, ex-consulente di Craxi e deputato europeo assenteista, denigra e diffama i pubblici dipendenti, dimostrando di essere un piccolo uomo mediocre che dà sfogo alle sue frustrazioni, alle sue insicurezze e al suo livore represso, attaccando le condizioni di vita di milioni di lavoratori, alcuni dei quali, magari, lo hanno pure votato. Egli trasforma coscientemente problemi secondari, o inesistenti, in problemi principali (confonde coscientemente le assenze per malattia documentate per assenteismo ecc.ecc. ). Ha una mentalità punitiva al limite dell’idiotismo farsesco. La sua spudorata strumentalità, basata su luoghi comuni, contribuisce a creare confusione, sconcerto e paura, oltre che garantirne un’alta ed egocentrica esposizione mediatica. In sintesi: attraverso la denigrazione e la demonizzazione dei lavoratori si vogliono ridimensionare i servizi pubblici e si giustifica la cessione ai privati degli stessi”. Proprio un impeccabile esempio di cameratesca oratoria. In sintesi il risultato di tanto sproloquio è: “si vuole devastare il pubblico per garantire gli affari ai privati”. Peccato che così proprio non sembri, ma piuttosto si cerchi di porre rimedio a ciò che già devastato è per una storia della pubblica amministrazione che ha visto il sindacato uno dei maggiori artefici dello sconquasso.
Che fare?, famoso quello di Lenin. Veniamo a quello dei Cobas: “Che cosa fare di fronte a questo attacco, che non ha precedenti? [Finalmente, insomma, qualcuno che prova a mettere le cose a posto s’è trovato, lo riconoscono anche loro! – n.d.r.] Le lamentele impotenti non servono o, peggio, favoriscono la subordinazione e la passivizzazione dei lavoratori. Gli scioperi tradizionali e rituali rischiano di essere sempre meno efficaci, quindi è necessario che si individuino anche forme di lotta più incisive in aggiunta allo sciopero. Occorre rialzare la testa e prendere in mano il proprio destino! Costruiamo organismi auto-organizzati al di fuori dei sindacati confederali che, attraverso la "concertazione", sono oggettivamente complici delle politiche governative”. E l’e-mail-volantino prosegue indicando misure “lavorative” da attuare, piccoli boicottaggi per inceppare ulteriormente la macchina della pubblica amministrazione, per aumentare i disagi, le disfunzioni, i ritardi dell’iter burocratico delle pratiche, per portare all’esasperazione la gente. Sfascismo insomma. Sfascismo cercato e voluto: “Se si riusciranno ad applicare su vasta scala queste indicazioni, non solo si contrasteranno nei fatti i paranoici provvedimenti del ministro, ma si favorirà l’auto-organizzazione dei lavoratori e la preparazione dello sciopero generale del 17 ottobre 2008”. Perché va fatta “nessuna mediazione sulla legge 133. Va abrogata e resa inapplicabile nei fatti!”. “La libertà non si contratta” dicono a conclusione ovviamente intendendo quella di fare i propri "porci" comodi a spese di Pantalone. Ma anche noi vorremmo avere la libertà, una libertà: quella di liberare la pubblica amministrazione di questi "non-lavoratori". Forza, Brunetta! Sei sulla strada giusta.
CUB, COBAS e SDL del pubblico impiego mi annunciano oggi che hanno indetto per il 17 ottobre, venerdì ovviamente, uno sciopero generale di tutto il giorno per la salvaguardia del “loro” praticello dove si pascono beati nell’inefficienza alle spalle dei pantalon-contribuenti. Attenzione, scioperare è legittimo ed insindacabile, ma per giuste e motivate ragioni, non per isterismo o semplicemente perché qualcuno finalmente minaccia di rompere il giocattolo con cui sono stati fatti danni gravissimi al Paese. Per favore, sulla questione non si evochino idiozie.
E che siano idiozie a costituire il fondamento del partorito sciopero bastano gli slogan a testimoniarlo e a confermarlo: passi il generico “contro la politica economica del governo Berlusconi-Brunetta-Sacconi” – ci può stare nella logica del “io grido contro comunque” – ma per favore non offendete l’intelligenza di chi riceve le vostre grida telematiche, con parole d’ordine quali “per forti aumenti salariali che recuperino almeno l' inflazione reale”, “per la reintroduzione della scala mobile”, “per la riduzione dei prezzi dei beni di prima necessità”, “per l’abolizione della legge Treu e della legge Biagi (no al precariato!)”, “per difendere tutti i diritti acquisiti”, “per difendere la scuola pubblica dall’aggressione del governo e dei clericali!”. Un massimalismo di “privilegiati” che offende gli altri lavoratori, quelli che non possono contare su una agguerrita corporazione o lobby che dir si voglia. Ma ancora attenzione: quelle che possono sembrare “anche” giuste rivendicazioni, anche se ben si sposino nella situazione economica attuale col detto “volere la luna”, sono sic et simpliciter buttate lì solo “per combattere e boicottare nei fatti la legge Brunetta sul pubblico impiego”, “per impedire la controriforma autoritaria del modello contrattuale nel settore privato”, cioè per ostacolare quanto più possibile la perdita dei propri privilegi, del proprio “scansafatichismo”, della propria costosa inefficienza che succhia euro quotidianamente dalle nostre tasche in cambio di un servizio pessimo molte volte aggravato da “arrivati” impiegati che non sanno cosa sia lo spirito di servizio verso la comunità. Non certo con queste premesse, l’obiettivo può essere l’ultimo della lista della spesa degli slogan: “per difendere e rilanciare i servizi pubblici”. Perché ciò che importa, ciò che veramente conta per “questi” dipendenti pubblici è “partecipare per non venire sconfitti! Reagiamo alle ingiustizie sociali [come quella di tentare di parificarli agli altri lavoratori – n.d.r.]. Fermiamoli prima che sia troppo tardi!”. Un appello corporativo autoesplicativo!
Naturalmente l’e-mail non è solo slogan. Arringa anche il popolo. In grassetto le grasse esasperazioni: “Lo sciopero generale vuole costituire anche un primo segnale di risposta contro l’attacco ossessivo e strumentale ai lavoratori della Pubblica Amministrazione, attraverso il quale si vogliono in realtà colpire i servizi pubblici, facilitandone ed accelerandone il processo di privatizzazione e di esternalizzazione, spianando la strada allo smantellamento delle protezioni sociali”. E ancora: “Con la legge 133 (ex decreto 112) si supera il limite della tollerabilità: Brunetta vuole introdurre un controllo totalitario e sbirresco sull’attività lavorativa e sulla vita privata dei lavoratori”. “Ha aperto una campagna contro i pubblici dipendenti, attribuendo loro tutte le inefficienze del settore pubblico. Egli sceglie di ignorare le vere responsabilità del cattivo funzionamento della macchina statale, che vanno ricondotte al ceto politico e al ceto burocratico dirigenziale che negli ultimi decenni hanno ridisegnato dal punto di vista organizzativo tutta la struttura della Pubblica Amministrazione”. La casta insomma che “clientelarmente” ha assunto nel tempo buona parte dei dipendenti P.A. è la sola e unica responsabile. Ma per piacere… basta mettersi dalla parte opposta del bancone per capire che la gente è con Brunetta. Ma andiamo avanti: “Fa di tutta l’erba un fascio! Non distingue ruoli, funzioni e responsabilità gerarchiche. Mente, sapendo di mentire e crea un polverone propagandistico e strumentale con l’appoggio di giornali e televisioni e di quella parte di opinione pubblica (la più qualunquista e menefreghista, cioè la base elettorale del governo Berlusconi [cioè oltre il 60% dell’Italia insomma! – n.d.r.]) che ignora completamente le disastrose condizioni materiali (bassi stipendi) e normative dei lavoratori del Pubblico Impiego”. E vai col pianto greco! “Il ministro sottopone i lavoratori pubblici al «pubblico ludibrio», per attaccarne i diritti e per distogliere l’attenzione dai problemi reali che sono i bassi stipendi, la precarietà sociale e le pensioni di fame”. A questo proposito continuo a domandarmi perché i dipendenti pubblici debbano avere un contratto differente rispetto ai lavoratori privati, e privilegi che i lavoratori privati che li mantengono non hanno. Ma proseguiamo ancora: “Le sue scelte si inseriscono all’interno di un processo di imbarbarimento generale, che caratterizza l’attività di questo governo reazionario e autoritario, sempre più avviato verso una rapida fascistizzazione dello stato senza che vi sia una reale opposizione parlamentare”. Osservazione stranamente preoccupata per una “corporazione” che ha molte caratteristiche di quelle di stampo fascista del buon tempo [si fa per dire] che fu. Comunque, solo a questo punto il tazebao si ricorda che esistono gli altri lavoratori, ma giusto così, per fare “massa”: “Noi, insieme ai lavoratori di altri settori, dobbiamo costruire una forte opposizione sul piano sociale”. Ma una opposizione allo sviluppo del paese i lavoratori della PA, o meglio una loro parte, col loro menefreghismo non la stanno già attuando? E a questo punto godiamoci il ritratto di Brunetta fatto da siffatti massimal-sindacalisti: “L’attuale ministro della funzione Pubblica, ex-consulente di Craxi e deputato europeo assenteista, denigra e diffama i pubblici dipendenti, dimostrando di essere un piccolo uomo mediocre che dà sfogo alle sue frustrazioni, alle sue insicurezze e al suo livore represso, attaccando le condizioni di vita di milioni di lavoratori, alcuni dei quali, magari, lo hanno pure votato. Egli trasforma coscientemente problemi secondari, o inesistenti, in problemi principali (confonde coscientemente le assenze per malattia documentate per assenteismo ecc.ecc. ). Ha una mentalità punitiva al limite dell’idiotismo farsesco. La sua spudorata strumentalità, basata su luoghi comuni, contribuisce a creare confusione, sconcerto e paura, oltre che garantirne un’alta ed egocentrica esposizione mediatica. In sintesi: attraverso la denigrazione e la demonizzazione dei lavoratori si vogliono ridimensionare i servizi pubblici e si giustifica la cessione ai privati degli stessi”. Proprio un impeccabile esempio di cameratesca oratoria. In sintesi il risultato di tanto sproloquio è: “si vuole devastare il pubblico per garantire gli affari ai privati”. Peccato che così proprio non sembri, ma piuttosto si cerchi di porre rimedio a ciò che già devastato è per una storia della pubblica amministrazione che ha visto il sindacato uno dei maggiori artefici dello sconquasso.
Che fare?, famoso quello di Lenin. Veniamo a quello dei Cobas: “Che cosa fare di fronte a questo attacco, che non ha precedenti? [Finalmente, insomma, qualcuno che prova a mettere le cose a posto s’è trovato, lo riconoscono anche loro! – n.d.r.] Le lamentele impotenti non servono o, peggio, favoriscono la subordinazione e la passivizzazione dei lavoratori. Gli scioperi tradizionali e rituali rischiano di essere sempre meno efficaci, quindi è necessario che si individuino anche forme di lotta più incisive in aggiunta allo sciopero. Occorre rialzare la testa e prendere in mano il proprio destino! Costruiamo organismi auto-organizzati al di fuori dei sindacati confederali che, attraverso la "concertazione", sono oggettivamente complici delle politiche governative”. E l’e-mail-volantino prosegue indicando misure “lavorative” da attuare, piccoli boicottaggi per inceppare ulteriormente la macchina della pubblica amministrazione, per aumentare i disagi, le disfunzioni, i ritardi dell’iter burocratico delle pratiche, per portare all’esasperazione la gente. Sfascismo insomma. Sfascismo cercato e voluto: “Se si riusciranno ad applicare su vasta scala queste indicazioni, non solo si contrasteranno nei fatti i paranoici provvedimenti del ministro, ma si favorirà l’auto-organizzazione dei lavoratori e la preparazione dello sciopero generale del 17 ottobre 2008”. Perché va fatta “nessuna mediazione sulla legge 133. Va abrogata e resa inapplicabile nei fatti!”. “La libertà non si contratta” dicono a conclusione ovviamente intendendo quella di fare i propri "porci" comodi a spese di Pantalone. Ma anche noi vorremmo avere la libertà, una libertà: quella di liberare la pubblica amministrazione di questi "non-lavoratori". Forza, Brunetta! Sei sulla strada giusta.
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