Il deputato della Lega Nord, Giovanni Fava, nella foto, ha presentato l'8 ottobre un'interrogazione a risposta in Commissione (5-00424) al Al Ministro dell’interno che prende le mosse da fatti di cronaca che hanno interessato il Lodigiano. La riporto qui sotto per i miei lettori lodigiani.
Per sapere – premesso che:
le problematiche di ordine e sicurezza relative alle rapine perpetrate ai danni degli istituti di credito sono tornate prepotentemente d’attualità, visto il loro sensibile aumento, negli ultimi anni, su tutto il territorio nazionale ed in particolare nella Regione Lombardia;
i dati indicano che la Lombardia detiene il record italiano, avendo registrato lo scorso anno 755 rapine su un totale di 2.894; in Italia si verificano il 50 per cento di tutte le rapine che avvengono in Europa;
l’emergenza è particolarmente sentita nel territorio del Lodigiano dove le rapine a danno degli istituti di credito sono state 11 negli anni 2005 e 2006 e ben 17 nel 2007;
in molti casi, le rapine sono riconducibili a fenomeni di microcriminalità e sono frutto dell’opera di dilettanti e disperati, spesso di origine extracomunitaria, portatori di culture criminali molto violente;
mentre il danno economico risulta, ad oggi, limitato, i danni maggiori ricadono sugli operatori del sistema e sui clienti stessi, i quali devono essere maggiormente tutelati attraverso l’adozione da parte degli istituti di credito di idonei strumenti di sicurezza;
già prima del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, aziende e sindacati della provincia di Lodi si sono occupati della problematica con posizioni diverse e spesso contrastanti, anche per la mancanza di precise norme che impongano un’uniformità nella valutazione del rischio di rapina;
la definizione del rischio di rapina come di un rischio specifico, rappresenta un punto di partenza indispensabile alla ricerca di tutte le soluzioni possibili, anche in termini di security, per ridurre il rischio stesso;
una risposta concreta potrebbe arrivare dall’impiego di strumenti di deterrenza tecnologicamente avanzati da installarsi all’interno degli istituti di credito sulla base di appositi protocolli di intesa che debbano necessariamente coinvolgere le aziende, i sindacati e le forze dell’ordine –:
se voglia favorire la redazione di specifici protocolli d’intesa tra aziende, sindacati e forze dell’ordine in tutto il territorio nazionale, ai fini dell’adozione di una comune valutazione di rischio di rapina specifico che abbia come diretta conseguenza l’adozione di valide misure di sicurezza per la tutela dell’integrità fisica e psichica dei dipendenti e della clientela.
le problematiche di ordine e sicurezza relative alle rapine perpetrate ai danni degli istituti di credito sono tornate prepotentemente d’attualità, visto il loro sensibile aumento, negli ultimi anni, su tutto il territorio nazionale ed in particolare nella Regione Lombardia;
i dati indicano che la Lombardia detiene il record italiano, avendo registrato lo scorso anno 755 rapine su un totale di 2.894; in Italia si verificano il 50 per cento di tutte le rapine che avvengono in Europa;
l’emergenza è particolarmente sentita nel territorio del Lodigiano dove le rapine a danno degli istituti di credito sono state 11 negli anni 2005 e 2006 e ben 17 nel 2007;
in molti casi, le rapine sono riconducibili a fenomeni di microcriminalità e sono frutto dell’opera di dilettanti e disperati, spesso di origine extracomunitaria, portatori di culture criminali molto violente;
mentre il danno economico risulta, ad oggi, limitato, i danni maggiori ricadono sugli operatori del sistema e sui clienti stessi, i quali devono essere maggiormente tutelati attraverso l’adozione da parte degli istituti di credito di idonei strumenti di sicurezza;
già prima del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, aziende e sindacati della provincia di Lodi si sono occupati della problematica con posizioni diverse e spesso contrastanti, anche per la mancanza di precise norme che impongano un’uniformità nella valutazione del rischio di rapina;
la definizione del rischio di rapina come di un rischio specifico, rappresenta un punto di partenza indispensabile alla ricerca di tutte le soluzioni possibili, anche in termini di security, per ridurre il rischio stesso;
una risposta concreta potrebbe arrivare dall’impiego di strumenti di deterrenza tecnologicamente avanzati da installarsi all’interno degli istituti di credito sulla base di appositi protocolli di intesa che debbano necessariamente coinvolgere le aziende, i sindacati e le forze dell’ordine –:
se voglia favorire la redazione di specifici protocolli d’intesa tra aziende, sindacati e forze dell’ordine in tutto il territorio nazionale, ai fini dell’adozione di una comune valutazione di rischio di rapina specifico che abbia come diretta conseguenza l’adozione di valide misure di sicurezza per la tutela dell’integrità fisica e psichica dei dipendenti e della clientela.
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