venerdì 10 ottobre 2008

Salvaguardare il diritto all'integrazione

Mercoledì 8, il capogruppo della Lega al Senato, Federico Bricolo, diceva: “Sbaglia chi critica le proposte della Lega nord come non rispettose degli stranieri che vivono sul nostro territorio. Al contrario, vogliamo tutelare anche quegli immigrati onesti che si vogliono integrare. L’obiettivo è identificare gli stranieri che invece non intendono seguire questo percorso e che non rispettano le leggi. Tanto per essere chiari chi è venuto a casa nostra e si comporta onestamente non ha nulla da temere”.
Si sente da molte parti facile irrisione, quando non è demonizzazione gratuita d’un razzismo inesistente, del punto di vista della Lega sulla questione dell’immigrazione. Posizioni che non diventano dubitative neppure di fronte a fatti come quello reso noto oggi, accaduto a Reggio Emilia dove i carabinieri hanno denunciato per maltrattamenti in famiglia e violenza privata due coniugi del Marocco, di 57 anni lui e 48 la moglie, abitanti in città. Non accettavano il fatto che la loro figlia, una giovane marocchina di 20 anni, avesse scelto uno stile di vita troppo “all’occidentale” e per questo la maltrattavano e la picchiavano. È stata la giovane a rivolgersi ai militari e a chiedere aiuto, dopo che, avendo trovato un lavoro che la rendeva autonoma, è stata minacciata dal padre e dalla madre che volevano farla desistere dal lavorare. La ragazza ha cercato rifugio presso l’abitazione di un’amica, che però è stata invitata dai genitori a metterla alla porta. Anche al datore di lavoro la coppia ha chiesto di licenziare la figlia. Una mattina l’hanno addirittura raggiunta alla fermata del bus e obbligata a salire in macchina davanti agli occhi sbigottiti dei presenti. I carabinieri, raccolti elementi sufficienti a sostegno dell’accusa della ragazza, hanno dunque denunciato i genitori alla Procura reggiana.
Non mi sembra proprio, quella dei due genitori, una espressione d’una volontà di integrarsi né di rispettare le leggi del nostro paese. E non è ignoranza, capiamoci bene.

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