L’assenza della sinistra antagonista in parlamento e la facilità ad usurparne il ruolo ha dato ormai alla testa a “vota Antonio” Di Pietro. Non passa giorno che non batta il suo precedente record nel Guinness dei primati di chi la spara più grossa contro Berlusconi. Oggi ci raccontano che per Di Pietro Silvio Berlusconi è come Adolf Hitler. Già perché Di Pietro accosta il presidente del Consiglio al dittatore tedesco nella sua autobiografia “Il guastafeste”, un'intervista rilasciata a Gianni Barbacetto che Ponte alle Grazie, ci dicono e così facciamo anche qui una marketta, pubblicherà giovedì, anticipata oggi dal “Corriere della sera”. Tra gli argomenti di Di Pietro i giudici: «I magistrati? Rappresentano per Berlusconi ciò che gli ebrei rappresentavano per Hitler: razza infame da eliminare, anzi dementi da mandare al manicomio. Non lo dico io, lo ha affermato lui stesso... Non credo che bisognerà aspettare molto, la “soluzione finale” è vicina per i giudici».
Lapidario sulla questione dei soldati nelle città: «Neanche sotto il regime fascista si era tentato di infinocchiare l’opinione pubblica in tal modo. Neanche Mussolini con le sue otto milioni di baionette aveva osato tanto». E per ultimo il delirio, Antonio nazionale afferma senza ridere né sorridere (del resto come si può ridere o sorridere da un foglio di carta): ''il mio partito viene sempre più visto come la vera, unica opposizione al modello fascistoide di governo berlusconiano, fatto di furbizie, favoritismi, leggi ad hoc, manganelli e accenni di xenofobia». Certo, un emoticon ci stava, almeno quello.
Che ne pensa Maurizio Gasparri? “Avendo letto una pagella scolastica di Di Pietro ho la conferma della sua scarsa dimestichezza con la lingua italiana. Forse questa evidente e perdurante difficoltà può spiegare gli errori continui. Ma se questo spiega la grammatica carente, altrove vanno ricercate le ragioni della allucinante portata di alcune affermazioni. Di Pietro non perde occasione per confermarsi incompatibile con un quadro di regole democratiche”.
E a proposito dell’olocausto dei giudici, ieri, a Teramo al Palascapriano per sostenere il candidato del Pdl alle regionali in Abruzzo, Gianni Chiodi, il Cavaliere ha detto: “Non voglio parlare della giustizia penale perché se no poi dicono e scrivono che Berlusconi attacca i giudici, ma chi ha un minimo di obbiettività sa che è il contrario”. Ma il buon Silvio, pur dicendo di non voler affrontare il suo caso personale, alla fine non si trattiene, è più forte di lui, e dice: “14 anni fa io non sapevo nemmeno che esistessero i magistrati”. E giù il Cavaliere a snocciolare i processi in cui è stato coinvolto in tutti questi anni e a sottolineare che: "ho avuto 18 assoluzioni perché il fatto non sussiste. Sono stati 14 anni di sacrifici e spese. Non sono io quindi ad essere contro i giudici, ma loro contro di me. Ho fatto un conto e diciamo che io ho speso in tutto questo tempo per i miei legali 181 milioni di euro, pari a 350 miliardi di vecchie lire”. Questo sì che è un record da Guinness dei primati, altro che quello rincorso da Di Pietro.
Non è superfluo qui ricordare che giovedì la seconda sezione penale della Cassazione ha annullato senza rinvio, perché il fatto non sussiste, la sentenza con la quale al Corte d’Appello di Milano, il 28 marzo scorso, aveva condannato per falsa testimonianza la segretaria di Berlusconi, Marinella Brambilla, insieme all’ex collaboratore Nicolò Querci. Per la Cassazione non c’è stato nessun incontro tra Massimo Maria Berruti, ex capitano della Guardia di Finanza e il premier Silvio Berlusconi l’8 giugno del 1994 per discutere di presunte tangenti alla Gdf. Uno dei tanti paragrafi nei libri di Travaglio.
Per dirla con Brunetta, così nel suo intervento al Consiglio nazionale di FI: «Io non sono credente, ma ricordo bene cosa disse un giorno don Verzè: “Dio fa solo imprese difficili”. Io non ho la fortuna di avere la fede, piuttosto credo nel senso della storia, nel senso del dovere. Credo che il governo stia facendo questo, cose difficili ma che la gente vuole». Il consenso della gente al governo è ciò che proprio non va giù. Già, ma piaccia o non piaccia, Silvio Berlusconi, arrivato oggi al Palacongressi di Montesilvano, in provincia di Pescara per chiudere la due giorni elettorale abruzzese a favore del candidato del Pdl alla regione Gianni Chiodi, tra cori da stadio e applausi, sale sul palco insieme a Chiodi e tenendo il braccio alzato del candidato saluta i presenti: “Siamo avanti di 11 punti. Lo dicono i sondaggi fatti in quest'ultimo week end”. “Grazie per il vostro tributo e la vostra calorosa accoglienza", dice il Cavaliere invitando quelli che non hanno trovato posto a venire sotto il palco per seguire meglio il comizio. Secondo gli organizzatori sono presenti circa 4.000 persone.
Ancora ieri a Teramo ha detto: “Mi accusano di fare la politica del cucù perché ho fatto il cucù al cancelliere Merkel [in piazza Unità a Trieste]. Mi accusano di fare la politica della pacca sulle spalle ma io non faccio altro che la politica della vita, basata sulla cordialità, l'amicizia, la stima e, qualche volta, l'affetto”. Dal palco del Palascapriano, Berlusconi ha replicato punto per punto alle accuse dell'opposizione alla sua politica estera: “Io vado avanti con il mio carattere di sempre. Sono un imprenditore che fa politica ma non rinuncia ad essere se stesso. Io continuo sempre ad essere sempre quello di prima”. Ma lo scontro con Di Pietro è rovente, soprattutto perché “le elezioni in Abruzzo saranno un test nazionale”, e si può sintetizzare in questi due aforismi: (Berlusconi) “Di Pietro è uomo di violenza”; (il leader Idv) “È il bue che dà del cornuto all’asino”. A far scoccare la scintilla tra i due erano state le critiche del premier al Palasport di Teramo prima del comizio a sostegno del candidato del Pdl Gianni Chiodi: “Quella tra il Pd e l’Italia dei Valori è un'alleanza da vecchia politica con Di Pietro che spadroneggia rispetto agli altri partiti che si inginocchiano. È un uomo di violenza, ed è il contrario di ciò che un politico dovrebbe essere e dovrebbe fare”. Immediata era stata la replica di Di Pietro che accusava “Berlusconi di essere come il bue che dà del cornuto all’asino”, appunto. “Se c’è qualcuno che si comporta da padrone è proprio lui che non solo ha umiliato il Parlamento espropriandolo di tutti i suoi poteri, ma ha anche imbavagliato l’informazione, sia perché è da tempo proprietario di quella privata, sia perché vuole appropriarsi di quella pubblica, tanto è vero che si è comprato anche Villari”, così l’ormai trabordante Di Pietro a valanga. Per contro Silvio Berlusconi affrontantando lo spinoso tema della Vigilanza Rai, respinge al mittente le critiche dell’Idv sulla gestione della vicenda Rai. E così quando una giornalista gli chiede di replicare all’esponente dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando che ha parlato della Rai come “una stalla di Arcore”, il Cavaliere liquida: "Questi signori non hanno pudore. L’altra domenica che ero libero e ho potuto vedere la televisione mi sono accorto che ben sei programmi mi prendevano in giro oltraggiandomi. Basta aprire la Rai e vedere. Ma gli italiani hanno testa per giudicare”.
Berlusconi ha replicato anche, senza citarlo, al leader dei centristi Lorenzo Cesa che ha parlato di accordi elettorali stracciati. Il presidente del Consiglio non vuol sentire parlare di strappo con l’Udc: “non esiste nessun patto. È finito il tempo della politica politicante, delle convenienze locali, e degli accordi basati sulle clientele”.
Riguardo alle prossime elezioni in Abruzzo, Berlusconi ha sottolineato di avere particolarmente a cuore questo test elettorale, di non apprezzare l’idea di uno slittamento della consultazione, prevista in un primo tempo a fine novembre e ora fissata probabilmente per il 14 e 15 dicembre: “Ho deciso di venire qui perché considero questo voto importante anche a livello nazionale. Con la mia presenza posso aiutare” a far vincere il centrodestra e a non “disperdere i voti”, perché quelli dati a piccoli partiti come Udc e La Destra sono voti regalati alla sinistra. “Sono convinto che l’Abruzzo possa diventare il laboratorio politico per il centrodestra”.
Lapidario sulla questione dei soldati nelle città: «Neanche sotto il regime fascista si era tentato di infinocchiare l’opinione pubblica in tal modo. Neanche Mussolini con le sue otto milioni di baionette aveva osato tanto». E per ultimo il delirio, Antonio nazionale afferma senza ridere né sorridere (del resto come si può ridere o sorridere da un foglio di carta): ''il mio partito viene sempre più visto come la vera, unica opposizione al modello fascistoide di governo berlusconiano, fatto di furbizie, favoritismi, leggi ad hoc, manganelli e accenni di xenofobia». Certo, un emoticon ci stava, almeno quello.
Che ne pensa Maurizio Gasparri? “Avendo letto una pagella scolastica di Di Pietro ho la conferma della sua scarsa dimestichezza con la lingua italiana. Forse questa evidente e perdurante difficoltà può spiegare gli errori continui. Ma se questo spiega la grammatica carente, altrove vanno ricercate le ragioni della allucinante portata di alcune affermazioni. Di Pietro non perde occasione per confermarsi incompatibile con un quadro di regole democratiche”.
E a proposito dell’olocausto dei giudici, ieri, a Teramo al Palascapriano per sostenere il candidato del Pdl alle regionali in Abruzzo, Gianni Chiodi, il Cavaliere ha detto: “Non voglio parlare della giustizia penale perché se no poi dicono e scrivono che Berlusconi attacca i giudici, ma chi ha un minimo di obbiettività sa che è il contrario”. Ma il buon Silvio, pur dicendo di non voler affrontare il suo caso personale, alla fine non si trattiene, è più forte di lui, e dice: “14 anni fa io non sapevo nemmeno che esistessero i magistrati”. E giù il Cavaliere a snocciolare i processi in cui è stato coinvolto in tutti questi anni e a sottolineare che: "ho avuto 18 assoluzioni perché il fatto non sussiste. Sono stati 14 anni di sacrifici e spese. Non sono io quindi ad essere contro i giudici, ma loro contro di me. Ho fatto un conto e diciamo che io ho speso in tutto questo tempo per i miei legali 181 milioni di euro, pari a 350 miliardi di vecchie lire”. Questo sì che è un record da Guinness dei primati, altro che quello rincorso da Di Pietro.
Non è superfluo qui ricordare che giovedì la seconda sezione penale della Cassazione ha annullato senza rinvio, perché il fatto non sussiste, la sentenza con la quale al Corte d’Appello di Milano, il 28 marzo scorso, aveva condannato per falsa testimonianza la segretaria di Berlusconi, Marinella Brambilla, insieme all’ex collaboratore Nicolò Querci. Per la Cassazione non c’è stato nessun incontro tra Massimo Maria Berruti, ex capitano della Guardia di Finanza e il premier Silvio Berlusconi l’8 giugno del 1994 per discutere di presunte tangenti alla Gdf. Uno dei tanti paragrafi nei libri di Travaglio.
Per dirla con Brunetta, così nel suo intervento al Consiglio nazionale di FI: «Io non sono credente, ma ricordo bene cosa disse un giorno don Verzè: “Dio fa solo imprese difficili”. Io non ho la fortuna di avere la fede, piuttosto credo nel senso della storia, nel senso del dovere. Credo che il governo stia facendo questo, cose difficili ma che la gente vuole». Il consenso della gente al governo è ciò che proprio non va giù. Già, ma piaccia o non piaccia, Silvio Berlusconi, arrivato oggi al Palacongressi di Montesilvano, in provincia di Pescara per chiudere la due giorni elettorale abruzzese a favore del candidato del Pdl alla regione Gianni Chiodi, tra cori da stadio e applausi, sale sul palco insieme a Chiodi e tenendo il braccio alzato del candidato saluta i presenti: “Siamo avanti di 11 punti. Lo dicono i sondaggi fatti in quest'ultimo week end”. “Grazie per il vostro tributo e la vostra calorosa accoglienza", dice il Cavaliere invitando quelli che non hanno trovato posto a venire sotto il palco per seguire meglio il comizio. Secondo gli organizzatori sono presenti circa 4.000 persone.
Ancora ieri a Teramo ha detto: “Mi accusano di fare la politica del cucù perché ho fatto il cucù al cancelliere Merkel [in piazza Unità a Trieste]. Mi accusano di fare la politica della pacca sulle spalle ma io non faccio altro che la politica della vita, basata sulla cordialità, l'amicizia, la stima e, qualche volta, l'affetto”. Dal palco del Palascapriano, Berlusconi ha replicato punto per punto alle accuse dell'opposizione alla sua politica estera: “Io vado avanti con il mio carattere di sempre. Sono un imprenditore che fa politica ma non rinuncia ad essere se stesso. Io continuo sempre ad essere sempre quello di prima”. Ma lo scontro con Di Pietro è rovente, soprattutto perché “le elezioni in Abruzzo saranno un test nazionale”, e si può sintetizzare in questi due aforismi: (Berlusconi) “Di Pietro è uomo di violenza”; (il leader Idv) “È il bue che dà del cornuto all’asino”. A far scoccare la scintilla tra i due erano state le critiche del premier al Palasport di Teramo prima del comizio a sostegno del candidato del Pdl Gianni Chiodi: “Quella tra il Pd e l’Italia dei Valori è un'alleanza da vecchia politica con Di Pietro che spadroneggia rispetto agli altri partiti che si inginocchiano. È un uomo di violenza, ed è il contrario di ciò che un politico dovrebbe essere e dovrebbe fare”. Immediata era stata la replica di Di Pietro che accusava “Berlusconi di essere come il bue che dà del cornuto all’asino”, appunto. “Se c’è qualcuno che si comporta da padrone è proprio lui che non solo ha umiliato il Parlamento espropriandolo di tutti i suoi poteri, ma ha anche imbavagliato l’informazione, sia perché è da tempo proprietario di quella privata, sia perché vuole appropriarsi di quella pubblica, tanto è vero che si è comprato anche Villari”, così l’ormai trabordante Di Pietro a valanga. Per contro Silvio Berlusconi affrontantando lo spinoso tema della Vigilanza Rai, respinge al mittente le critiche dell’Idv sulla gestione della vicenda Rai. E così quando una giornalista gli chiede di replicare all’esponente dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando che ha parlato della Rai come “una stalla di Arcore”, il Cavaliere liquida: "Questi signori non hanno pudore. L’altra domenica che ero libero e ho potuto vedere la televisione mi sono accorto che ben sei programmi mi prendevano in giro oltraggiandomi. Basta aprire la Rai e vedere. Ma gli italiani hanno testa per giudicare”.
Berlusconi ha replicato anche, senza citarlo, al leader dei centristi Lorenzo Cesa che ha parlato di accordi elettorali stracciati. Il presidente del Consiglio non vuol sentire parlare di strappo con l’Udc: “non esiste nessun patto. È finito il tempo della politica politicante, delle convenienze locali, e degli accordi basati sulle clientele”.
Riguardo alle prossime elezioni in Abruzzo, Berlusconi ha sottolineato di avere particolarmente a cuore questo test elettorale, di non apprezzare l’idea di uno slittamento della consultazione, prevista in un primo tempo a fine novembre e ora fissata probabilmente per il 14 e 15 dicembre: “Ho deciso di venire qui perché considero questo voto importante anche a livello nazionale. Con la mia presenza posso aiutare” a far vincere il centrodestra e a non “disperdere i voti”, perché quelli dati a piccoli partiti come Udc e La Destra sono voti regalati alla sinistra. “Sono convinto che l’Abruzzo possa diventare il laboratorio politico per il centrodestra”.
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