Quello che segue è uno degli articoli della mia personale rassegna stampa rimasto in sospeso ieri. È un pezzo di Antonella Coppari su QN “Il Giorno – Il Resto del Carlino – La Nazione”, titolo: “«Premier e leader del Pdl, le figure devono coincidere». Intervista a Verdini: «Modello che funziona in tutta la Ue»".
Dice Fini che il Pdl rischia la deriva cesarista. «Assolutamente no: qui non c’è nessun Cesare, solo tanti senatori che lavorano sotto la leadership carismatica di Berlusconi».
In altre parole, sta dicendo che il partito si identifica nel Cavaliere... «E meno male che è così rilancia Denis Verdini, coordinatore nazionale di Forza Italia Lo dico non solo per la mia simpatia di iscritto ma anche in senso storico: quando abbiamo cambiato strategia nel 2006 utilizzando le tre punte abbiamo perso le elezioni per 24 mila voti. È stata una dimostrazione significativa di quello che è una leadership».
Esemplare pure ciò che è successo venerdì: Berlusconi ha chiuso la bottega di Forza Italia con un discorso frettoloso, senza concedere attenzione agli alleati. «Non è un atto di trascuratezza, ma un atto di attenzione verso noi di Forza Italia che, nel consiglio nazionale, avevamo preso una decisione storica deliberando la confluenza all’interno del Pdl».
Il Pdl è la continuazione di Forza Italia? «Non credo che il Pdl sia Forza Italia ma contiene la sua anima, la sua storia, la sua funzione innovatrice della politica e la capacità di mettere insieme forze diverse come è successo dal ’94 ad oggi. Questo spirito, assieme alla leadership di Berlusconi, sono il collante nella costruzione del Pdl».
Fini ne fa una questione di regole: perché non è stato ancora approvato lo statuto? «È facile mettere insieme il 38% dell’elettorato, più difficile mettere insieme una classe dirigente con esperienze diverse. Lo statuto sarà pronto per il congresso di metà marzo. Ora faremo un’altra grande stagione di gazebo: ne alzeremo 10mila con gli alleati in tutta Italia nei weekend del 13-14 e 20-21 dicembre per scegliere i delegati al congresso».
A proposito: esclude che al congresso ci saranno mozioni contrapposte? «Sono gli elettori che l’hanno escluso, dato che il 13 aprile hanno decretato Berlusconi premier e leader della coalizione. Del resto, in tutte le democrazie occidentali avanzate – dall’Inghilterra alla Francia passando per la Spagna il ruolo di leader coincide con quello di capo del governo. Se vogliamo somigliare a queste democrazie, dobbiamo procedere su questo percorso».
La regola sarà condificata nello statuto? Le figure di leader e premier devono coincidere. «C’è una commissione per lo statuto che non voglio superare: ma se vogliamo somigliare a quelle democrazie, dobbiamo ragionare come loro».
Quale sarà il ruolo di Fini nel Pdl? «Ha un ruolo straordinario: è la terza carica dello Stato, il presidente della Camera. Resta un uomo convinto delle sue opinioni ma nel fare politica è limitato dalla veste super-partes assunta».
Dice Fini che il Pdl rischia la deriva cesarista. «Assolutamente no: qui non c’è nessun Cesare, solo tanti senatori che lavorano sotto la leadership carismatica di Berlusconi».
In altre parole, sta dicendo che il partito si identifica nel Cavaliere... «E meno male che è così rilancia Denis Verdini, coordinatore nazionale di Forza Italia Lo dico non solo per la mia simpatia di iscritto ma anche in senso storico: quando abbiamo cambiato strategia nel 2006 utilizzando le tre punte abbiamo perso le elezioni per 24 mila voti. È stata una dimostrazione significativa di quello che è una leadership».
Esemplare pure ciò che è successo venerdì: Berlusconi ha chiuso la bottega di Forza Italia con un discorso frettoloso, senza concedere attenzione agli alleati. «Non è un atto di trascuratezza, ma un atto di attenzione verso noi di Forza Italia che, nel consiglio nazionale, avevamo preso una decisione storica deliberando la confluenza all’interno del Pdl».
Il Pdl è la continuazione di Forza Italia? «Non credo che il Pdl sia Forza Italia ma contiene la sua anima, la sua storia, la sua funzione innovatrice della politica e la capacità di mettere insieme forze diverse come è successo dal ’94 ad oggi. Questo spirito, assieme alla leadership di Berlusconi, sono il collante nella costruzione del Pdl».
Fini ne fa una questione di regole: perché non è stato ancora approvato lo statuto? «È facile mettere insieme il 38% dell’elettorato, più difficile mettere insieme una classe dirigente con esperienze diverse. Lo statuto sarà pronto per il congresso di metà marzo. Ora faremo un’altra grande stagione di gazebo: ne alzeremo 10mila con gli alleati in tutta Italia nei weekend del 13-14 e 20-21 dicembre per scegliere i delegati al congresso».
A proposito: esclude che al congresso ci saranno mozioni contrapposte? «Sono gli elettori che l’hanno escluso, dato che il 13 aprile hanno decretato Berlusconi premier e leader della coalizione. Del resto, in tutte le democrazie occidentali avanzate – dall’Inghilterra alla Francia passando per la Spagna il ruolo di leader coincide con quello di capo del governo. Se vogliamo somigliare a queste democrazie, dobbiamo procedere su questo percorso».
La regola sarà condificata nello statuto? Le figure di leader e premier devono coincidere. «C’è una commissione per lo statuto che non voglio superare: ma se vogliamo somigliare a quelle democrazie, dobbiamo ragionare come loro».
Quale sarà il ruolo di Fini nel Pdl? «Ha un ruolo straordinario: è la terza carica dello Stato, il presidente della Camera. Resta un uomo convinto delle sue opinioni ma nel fare politica è limitato dalla veste super-partes assunta».
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