Anche “Il Giornale” ieri mattina intervistava Italo Bocchino. L’articolo è di Vincenzo La Manna, titolo: “Gli ho solo prestato foglio e penna”.
Un «pizzino» scuote il Palazzo. «Già».
Presidente Bocchino, tocca fare chiarezza con urgenza. «E facciamola».
Bene. Si è fatto suggerire o no in diretta tv dal democratico Nicola Latorre? Si è fatto aiutare o no per attaccare il capogruppo dell’Idv alla Camera, Massimo Donadi, che sarebbe all’opposizione come il presunto suggeritore? «Assolutamente no».
È sicuro? «Certo che lo sono».
Ma davvero non ha letto nulla di quanto il senatore del Pd scriveva accanto a lei sul giornale che poi le ha passato, sotto lo sguardo delle telecamere di «Omnibus»? «Ripeto, non ho letto nulla. Non c’è stato nessun pizzino. Non c’è stato nessun suggerimento».
E allora com’è andata? «È tutto molto più semplice di come sembra».
Ci spieghi. «Mentre stavo scrivendo, Latorre mi ha preso il giornale e la penna che avevo in mano».
Perché? «Perché doveva appuntarsi delle cose per lui. E credo che in quel momento non avesse a disposizione della carta».
E lei davvero non ha letto le due domande che stavano lì sopra. Tipo: “Io non posso dirlo. E la corte costituzionale? E Pecorella?”. Con un chiaro invito ad attaccare il dipietrista sul mancato passo indietro di Leoluca Orlando per la presidenza della Vigilanza Rai? «Guardavo…».
Cosa? «Niente, così, in generale. Ma lo ripeto per l’ennesima volta, non ho letto il suo appunto. È successo questo. Punto».
E perché Latorre ha strappato la parte del giornale «incriminata»? Che motivo aveva di farlo? «Non lo so. A me ha chiesto solo l’autorizzazione a farlo, visto che era mio».
Va be’, mi pare che ci sia poco da aggiungere. «Ma sì, e poi…».
E poi? «Sinceramente, non avremmo certo bisogno di pizzini…»
No? «No».
Perché? «Perché ci capiremmo anche senza parlare…»
In ogni caso, nessun inciucio? «Ci sono state solo alcune coincidenze che fanno apparire per vero ciò che non lo è».
Sarà… «No, è così. È la solita storia».
Quale? «Ancora una volta è stato tutto utilizzato ad arte».
Una strumentalizzazione? «Secondo me, l’episodio va ricondotto alle difficoltà interne al Partito democratico».
Quindi davvero Latorre è stato preso come capro espiatorio? «Dico solo che si deve guardare al rapporto tra veltroniani e dalemiani».
E perché mai? «Perché attorno alla questione della Commissione di vigilanza Rai si è aperto il terreno di scontro principale».
Insomma, questione tra comunisti? «Vecchi comunisti».
Ma nessuno le ha chiesto spiegazioni? «Dove?».
Dentro Alleanza nazionale, dentro il Pdl. Faccia lei… «E perché mai?».
Be’, lei che legge… «Ancora con questa storia! Guardi, anche se fosse vero, anche se la tesi di Striscia la notizia o di altri fosse corretta, dimentica un particolare importante».
Quale? «In ogni caso, io sarei solo il destinatario del pizzino…»
Un «pizzino» scuote il Palazzo. «Già».
Presidente Bocchino, tocca fare chiarezza con urgenza. «E facciamola».
Bene. Si è fatto suggerire o no in diretta tv dal democratico Nicola Latorre? Si è fatto aiutare o no per attaccare il capogruppo dell’Idv alla Camera, Massimo Donadi, che sarebbe all’opposizione come il presunto suggeritore? «Assolutamente no».
È sicuro? «Certo che lo sono».
Ma davvero non ha letto nulla di quanto il senatore del Pd scriveva accanto a lei sul giornale che poi le ha passato, sotto lo sguardo delle telecamere di «Omnibus»? «Ripeto, non ho letto nulla. Non c’è stato nessun pizzino. Non c’è stato nessun suggerimento».
E allora com’è andata? «È tutto molto più semplice di come sembra».
Ci spieghi. «Mentre stavo scrivendo, Latorre mi ha preso il giornale e la penna che avevo in mano».
Perché? «Perché doveva appuntarsi delle cose per lui. E credo che in quel momento non avesse a disposizione della carta».
E lei davvero non ha letto le due domande che stavano lì sopra. Tipo: “Io non posso dirlo. E la corte costituzionale? E Pecorella?”. Con un chiaro invito ad attaccare il dipietrista sul mancato passo indietro di Leoluca Orlando per la presidenza della Vigilanza Rai? «Guardavo…».
Cosa? «Niente, così, in generale. Ma lo ripeto per l’ennesima volta, non ho letto il suo appunto. È successo questo. Punto».
E perché Latorre ha strappato la parte del giornale «incriminata»? Che motivo aveva di farlo? «Non lo so. A me ha chiesto solo l’autorizzazione a farlo, visto che era mio».
Va be’, mi pare che ci sia poco da aggiungere. «Ma sì, e poi…».
E poi? «Sinceramente, non avremmo certo bisogno di pizzini…»
No? «No».
Perché? «Perché ci capiremmo anche senza parlare…»
In ogni caso, nessun inciucio? «Ci sono state solo alcune coincidenze che fanno apparire per vero ciò che non lo è».
Sarà… «No, è così. È la solita storia».
Quale? «Ancora una volta è stato tutto utilizzato ad arte».
Una strumentalizzazione? «Secondo me, l’episodio va ricondotto alle difficoltà interne al Partito democratico».
Quindi davvero Latorre è stato preso come capro espiatorio? «Dico solo che si deve guardare al rapporto tra veltroniani e dalemiani».
E perché mai? «Perché attorno alla questione della Commissione di vigilanza Rai si è aperto il terreno di scontro principale».
Insomma, questione tra comunisti? «Vecchi comunisti».
Ma nessuno le ha chiesto spiegazioni? «Dove?».
Dentro Alleanza nazionale, dentro il Pdl. Faccia lei… «E perché mai?».
Be’, lei che legge… «Ancora con questa storia! Guardi, anche se fosse vero, anche se la tesi di Striscia la notizia o di altri fosse corretta, dimentica un particolare importante».
Quale? «In ogni caso, io sarei solo il destinatario del pizzino…»
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