domenica 23 novembre 2008

Tutta la Padania canta con Bossi

La rassegna stampa di martedì scorso era ricca di ritagli interessanti. Questo ripreso qui è tratto da “La Padania”. È un articolo di Paola Pellai. Titolo: “Umberto Bossi da Turate rilancia: «Il Nord non è imbecille. Siamo pronti a tutto per vincere la nostra partita». Niente Casini sul Federalismo. Siamo pronti a piegare la storia”.

I soliti Casini all’italiana. Facciano pure, ma niente Casini sul federalismo. Domenica sera Umberto Bossi arriva al Teatro comunale di Turate per la finale interregionale di Miss Padana e ha solo voglia di stare in mezzo al suo popolo.
A lui di quello che il Pier Ferdinando ha dichiarato qualche ora prima sui costi del federalismo importa come il due di picche. «Non gli replico - ha detto - Non è certo lui che deve darci i voti». Il casinsta dell’Udc aveva suggerito a maggioranza e governo di riflettere seriamente se la cura federalista fosse la medicina giusta per «l’ammalata Italia che si porta dietro un debito pubblico spaventoso». Umberto Bossi alza le spalle, ma non abbassa il tiro. «Non è certo Casini - tuona - che ci deve dare il federalismo fiscale. Dire queste cose significa la morte del suo partito. Chi conta qui non è 1’Udc, ma sono i veneti e i lombardi. Vogliamo il federalismo. Se vogliono provare a fare un braccio di ferro, lo facciamo. Noi siamo pronti».
Parla da leader di una Lega che si è fatta partito per «risvegliare le coscienze». «Io e tutti noi del Carroccio promette Bossi - non ce ne andremo dalla politica fino a quando non avremo conquistato la libertà dei popoli. E quella libertà passa dal federalismo. Noi questa partita vogliamo giocarcela. Lombardia, Veneto e Piemonte sono sempre state considerate regioni ricche che dovevano pagare anche per chi era solo capace di sprecare. Ci hanno considerato ricchi perché pagavamo le tasse. Ci hanno rapinato, ma non siamo più disposti a fare i pirla e a farci mettere sotto i piedi da Roma».
Sono in tanti, tra i presenti nel Teatro di Turate, che in questi anni hanno dovuto fare i conti con un centralismo romano sempre più affamato e “furbo”. «Già spiega il Senatur -, hanno sempre fatto credere che al Nord i soldi crescono sulle piante e quindi era giusto portar via molti di quei frutti. Gli imbecilli del Nord. La musica è finita. Sapete qual è stata la causa reale del disastro? Che prima tutti votavano Dc. Se siamo ridotti così è perché per troppi anni è andata avanti questa storia».
Troppe storie sono andate avanti per troppi anni. Come quello dell’invasione degli immigrati. «Grazie alla sinistra - spiega Bossi - il nostro Paese è riuscito a far spazio a tutto il mondo, tranne che a noi. È giunto il momento di mettere un freno anche a questo». Ed è quello che ha proposto qualche giorno fa il Carroccio: porte chiuse all’ingresso di stranieri in Italia per i prossima due anni in seguito alla crisi economica internazionale.
Padroni a casa nostra, anche questa è una realtà di cui bisogna riappropriarsi. Il federalismo è una chiave per riuscirci. «Siamo riusciti - assicura il Senatur - a mettere insieme un buon prodotto e lo porteremo alla realizzazione. Ci hanno lasciato in mutande, ma non intendiamo restarci a lungo. Non ci faremo più rapinare, d’ora in poi dovranno dirci dove finiscono i nostri soldi. E non smetterò mai di dire al nostro popolo che non bisogna mai dare soldi a un politico, che finirebbe per spenderli e spanderli». La Lega Nord ha risvegliato le coscienze e ora la Padania sa che non esiste un progetto impossibile. «Proseguiremo sulla strada del dialogo - avverte Bossi - ma sapendo che abbiamo un esercito di decine di milioni di persone pronte a tutto se non ci stanno ad ascoltare. Il Nord ha preso coscienza di quello che vuole e questa è la nostra forza. Non ci sottraiamo ai nostri doveri, ma vogliamo che anche i diritti siano uguali per tutti. Scenderemo in piazza, faremo tante manifestazioni fino a quando saremo certi di poter vivere in una terra libera».
Una catena d’idee e d’ideali che abbraccerà tutte le piazze dei Nord, ma anche una presenza forte e significativa a Roma quando sarà il momento. «Sì - anticipa il ministro -, quando andrò a fare la mia battaglia, quel giorno davanti al Parlamento voglio che ci sia tanta gente, voglio vedere tanti di voi. E voglio che ci vedano gli avversari. Devono capire che il Nord è compatto e determinato». Questa è la forza che può rivoluzionare la storia.
I1 leader del Carroccio si aggrappa alle parole del grande poeta siciliano Ignazio Buttitta («Me lo ha fatto conoscere mio padre, ho ancora un libro di poesie regalatomi da lui»): «Chi cammina curvato piega la schiena, se è un popolo piega la storia. E noi siamo un popolo pronto a piegare la storia. A fare la storia». Il teatro rimbomba di applausi. Anche le 30 ragazze che sono qui per conquistare un posto in semifinale di Miss Padania, raccontano che le tradizioni, famiglia e il crocifisso sono simboli da difendere da ogni tipo d’invasione.
Bossi spiega che, sempre Buttitta, aveva spiegato come «un popolo diventa povero e servo quando gli rubano la lingua dei padri. E noi quella lingua, i nostri dialetti dobbiamo difenderli sempre. Ci mancano solo i turchi... Se nell’Ue entra la Turchia, crolla l’Europa». A chi gli ha chiesto quali siano le priorità alla luce anche della Finanziaria, lui ha risposto senza esitazione: «In questo momento storico, bisogna salvare le banche». E aggiunge: «Noi senza un qualche protezionismo subiamo la Cina, la subiscono le nostre imprese che stanno chiudendo». Per il bene della nostra economia, auspica anche una soluzione per la situazione di Alitalia, «altrimenti dice - è facile prevedere la fine di tanti rapporti di lavoro. Come si fa a conciare il Paese così, come se fosse nel terzo mondo? Il discorso vale per tutti quelli che pigliano soldi, troppo soldi». Poi ha un pensiero affettuoso e un ricordo per monsignor Maggiolini, scomparso qualche giorno fa: «Un amico, un grande amico. Nei momenti di difficoltà, mi è sempre stato vicino. Uno di quei preti che credevano nella loro missione. Un esempio per tanti». Poi la commozione si scioglie in una canzone. “O mia bella Madonnina, che te brillet de lontan tutta dòra e piscinina, Ti te dòminet Milan...”: in pochi secondi tutto il Teatro canta con lui. Voce di popolo, tanto per non smentirsi.

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