Fabio Poletti oggi su “La Stampa” intervista il Governatore del Veneto Giancarlo Galan. Titolo: “Se tutto si decide a Roma scordiamoci gli Obama”
Sergio Chiamparino sta al Pd, come Giancarlo Galan sta al centrodestra. Sul Nord, l’idea è sempre quella. Sul modello di partito più attento al territorio, pure. E il Governatore del Veneto che ha appena annunciato di volersi ricandidare nel 2010, promuove con lode il sindaco di Torino: «Chiamparino non a caso è stato tra i leader del Pd il più attento alle vicende del federalismo. Penso alle trattative con i ministri Calderoli, Tremonti, Bossi...».
Governatore Galan, già dicono che c’è un asse tra lei, Cacciari e Illy. Adesso ci mettiamo pure Chiamparino... «Per onore di Nord Est, Cacciari e stato il primo a parlare di certe cose. Però in questo asse ci mettiamo anche Mercedes Bresso, Roberto Formigoni, Renzo Tondo in Friuli ma anche Lorenzo Dellai a Trento. È cambiato il mondo. Non è che non si capisca più qual è la destra e qual è la sinistra, ma c’è la necessità di avere una mobilità di progetti e obiettivi che facciano saltare tutti gli schemi. Non è qualunquismo. Non è antipolitica».
Intanto Umberto Bossi se la ride. E dice che tutti hanno scoperto il Nord perché «senza il Nord non si prendono voti, non si vince, non si governa». Guardando alle ultime elezioni, sembra avere ragione il leader della Lega? «La Lega ha ragione quando dice che un partito del Nord c’è già. Farne un altro sarebbe solo un errore grave. Pd e Pdl sono due partiti diversi, ognuno con la propria storia. Programmi e obiettivi devono essere nazionali. Ma quando si parla di federalismo non si può avere la lingua biforcuta come nei fumetti di Tex Willer. Io in Veneto, Formigoni in Lombardia, la presidente Bresso in Piemonte parliamo di federalismo solidale proprio perché non vogliamo un partito che si fermi al Nord. Vogliamo che alle regioni siano trasferiti alcuni poteri dello Stato. Se guardiamo a quello che è successo con il Lazio, con Roma, con Catania, le attenzioni di questo dibattito sul federalismo non guardano verso il Nord. Vogliamo giustizia fiscale uguale per tutti».
Tornando a Chiamparino. C’è chi sostiene che l’uscita del sindaco di Torino, possa essere il tentativo di trovare un’altra via allo scontro che contrappone Veltroni e D’Alema nel Pd. Come la vede, da Nord Est? «Talvolta mi sono trovato d’accordo con la schiettezza antipatica di D’Alema. Meno con l’incomprensibile mollezza di Veltroni. Detto questo spero che non ci siano giochi di partito dietro l’uscita di Chiamparino. Già non mi ritrovo nei giochi del centrodestra, figuriamoci in quelli del centrosinistra... Ma so che Chiamparino è una persona cresciuta nell’amministrazione, ha tutto il buon senso del bravo amministratore».
Lo dice anche Bossi. A lei invece non risparmia le critiche, anche sull’Irpef... «La Lega ha il copyright sul federalismo. Ha rilanciato certi temi. Io non inseguo la Lega. Ma il sottoscritto ha mantenuto il punto sul federalismo da anni non sospetti. Il movimento dei sindaci del Nord Est che spingono per trattenere l’Irpef è trasversale, tocca il centrosinistra come il centrodestra. È indispensabile accelerare il federalismo fiscale. È necessario dare tutto il sostegno al lavoro che stanno compiendo su questo i ministri Umberto Bossi e Roberto Calderoli».
Torniamo al modello di partito. Lei l’altro giorno a Roma ha ricevuto una standing ovation quando è intervenuto all’atto di fondazione del Pdl... Nessuna critica a priori, dopo tutte quelle che ha fatto a Forza Italia? «Io nel Pdl ci credo. Credo negli uomini che stanno lavorando e lavorano a questo progetto. Quando sento chi parla di un partito solo del Nord, del Centro o del Sud, mi viene la pelle d’oca. Non può essere buttato via tutto. C’è bisogno di un partito che si dia una struttura nazionale. Vale per il Pdl ma vale pure per il Pd. Ma non si possono dimenticare le esigenze del territorio. Sono gli iscritti che decidono sul territorio. Se tutto viene verticalizzato e deciso a Roma non c’è più spazio per gli Obama. Il modello? Se non fosse troppo drastico, il modello giusto sarebbe quello che vede il rapporto tra Csu bavarese e Cdu tedesca. Ma a questo punto mi faccia citare Palmiro Togliatti».
Che c’entra Togliatti? «Diceva: "Noi veniamo da lontano, ma siamo un partito malizioso". Un po’ maliziosi dobbiamo esserlo. Adesso abbiamo fatto la frittata. Assaggiamola e vediamo com’è venuta. Spero che il Partito della libertà non venga burocratizzato sin dal primo momento. Io ho molta fiducia. Ma che Dio ce la mandi buona».
Sergio Chiamparino sta al Pd, come Giancarlo Galan sta al centrodestra. Sul Nord, l’idea è sempre quella. Sul modello di partito più attento al territorio, pure. E il Governatore del Veneto che ha appena annunciato di volersi ricandidare nel 2010, promuove con lode il sindaco di Torino: «Chiamparino non a caso è stato tra i leader del Pd il più attento alle vicende del federalismo. Penso alle trattative con i ministri Calderoli, Tremonti, Bossi...».
Governatore Galan, già dicono che c’è un asse tra lei, Cacciari e Illy. Adesso ci mettiamo pure Chiamparino... «Per onore di Nord Est, Cacciari e stato il primo a parlare di certe cose. Però in questo asse ci mettiamo anche Mercedes Bresso, Roberto Formigoni, Renzo Tondo in Friuli ma anche Lorenzo Dellai a Trento. È cambiato il mondo. Non è che non si capisca più qual è la destra e qual è la sinistra, ma c’è la necessità di avere una mobilità di progetti e obiettivi che facciano saltare tutti gli schemi. Non è qualunquismo. Non è antipolitica».
Intanto Umberto Bossi se la ride. E dice che tutti hanno scoperto il Nord perché «senza il Nord non si prendono voti, non si vince, non si governa». Guardando alle ultime elezioni, sembra avere ragione il leader della Lega? «La Lega ha ragione quando dice che un partito del Nord c’è già. Farne un altro sarebbe solo un errore grave. Pd e Pdl sono due partiti diversi, ognuno con la propria storia. Programmi e obiettivi devono essere nazionali. Ma quando si parla di federalismo non si può avere la lingua biforcuta come nei fumetti di Tex Willer. Io in Veneto, Formigoni in Lombardia, la presidente Bresso in Piemonte parliamo di federalismo solidale proprio perché non vogliamo un partito che si fermi al Nord. Vogliamo che alle regioni siano trasferiti alcuni poteri dello Stato. Se guardiamo a quello che è successo con il Lazio, con Roma, con Catania, le attenzioni di questo dibattito sul federalismo non guardano verso il Nord. Vogliamo giustizia fiscale uguale per tutti».
Tornando a Chiamparino. C’è chi sostiene che l’uscita del sindaco di Torino, possa essere il tentativo di trovare un’altra via allo scontro che contrappone Veltroni e D’Alema nel Pd. Come la vede, da Nord Est? «Talvolta mi sono trovato d’accordo con la schiettezza antipatica di D’Alema. Meno con l’incomprensibile mollezza di Veltroni. Detto questo spero che non ci siano giochi di partito dietro l’uscita di Chiamparino. Già non mi ritrovo nei giochi del centrodestra, figuriamoci in quelli del centrosinistra... Ma so che Chiamparino è una persona cresciuta nell’amministrazione, ha tutto il buon senso del bravo amministratore».
Lo dice anche Bossi. A lei invece non risparmia le critiche, anche sull’Irpef... «La Lega ha il copyright sul federalismo. Ha rilanciato certi temi. Io non inseguo la Lega. Ma il sottoscritto ha mantenuto il punto sul federalismo da anni non sospetti. Il movimento dei sindaci del Nord Est che spingono per trattenere l’Irpef è trasversale, tocca il centrosinistra come il centrodestra. È indispensabile accelerare il federalismo fiscale. È necessario dare tutto il sostegno al lavoro che stanno compiendo su questo i ministri Umberto Bossi e Roberto Calderoli».
Torniamo al modello di partito. Lei l’altro giorno a Roma ha ricevuto una standing ovation quando è intervenuto all’atto di fondazione del Pdl... Nessuna critica a priori, dopo tutte quelle che ha fatto a Forza Italia? «Io nel Pdl ci credo. Credo negli uomini che stanno lavorando e lavorano a questo progetto. Quando sento chi parla di un partito solo del Nord, del Centro o del Sud, mi viene la pelle d’oca. Non può essere buttato via tutto. C’è bisogno di un partito che si dia una struttura nazionale. Vale per il Pdl ma vale pure per il Pd. Ma non si possono dimenticare le esigenze del territorio. Sono gli iscritti che decidono sul territorio. Se tutto viene verticalizzato e deciso a Roma non c’è più spazio per gli Obama. Il modello? Se non fosse troppo drastico, il modello giusto sarebbe quello che vede il rapporto tra Csu bavarese e Cdu tedesca. Ma a questo punto mi faccia citare Palmiro Togliatti».
Che c’entra Togliatti? «Diceva: "Noi veniamo da lontano, ma siamo un partito malizioso". Un po’ maliziosi dobbiamo esserlo. Adesso abbiamo fatto la frittata. Assaggiamola e vediamo com’è venuta. Spero che il Partito della libertà non venga burocratizzato sin dal primo momento. Io ho molta fiducia. Ma che Dio ce la mandi buona».
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