Per quanto concerne i provvedimenti presi dal Consiglio dei Ministri, riporto da “La Stampa” di oggi l’articolo di Alessandro Barbera “Bonus-tredicesima a 8 milioni di famiglie. Sui mutui variabili tetto al 4% e aggancio ai tassi Bce”.
Trentacinque articoli, quasi 60 pagine di norme fittissime e minuziose, circa sei miliardi di euro complessivi. La manovra è così complicata che quando all’ora di pranzo Giulio Tremonti scende in sala stampa per presentare il provvedimento anti-crisi del governo, si mette in maniche di camicia e parla per quasi due ore. Il ministro dell’Economia parla di «sette strumenti» messi a disposizione per affrontare una crisi che «non è ciclica»: «Detassazione, trasferimenti netti, risparmi sottoforma di minori costi, finanziamenti, garanzie, investimenti, accelerazione di alcuni tipi di investimenti». Dentro c’è di tutto: dal bonus famiglie che arriverà a gennaio ad una complicato meccanismo di rivalutazione contabile dei beni delle imprese, dal blocco delle tariffe alla norma che riporterà i tassi sui mutui a tasso variabile al loro valore originario. È una mini-manovra economica: ci sono nuove entrate e nuove spese: fra le prime, oltre alle rivalutazioni (che finanzieranno il bonus per le famiglie), un aumento della tassazione per i servizi televisivi digitali, la introduzione della vecchia porno-tax (norma che già esisteva ma mai attuata), una stretta sui controlli fiscali sulle grandi imprese. Fra le spese ci sono l’aumento per circa un miliardo dei fondi per finanziare la cassa integrazione in deroga (sarà estesa ai precari), l’eventuale copertura dello Stato per gli aumenti dei mutui delle famiglie, ma anche altre voci: 960 milioni per le Ferrovie, 65 milioni a favore della ristrutturazione della Tirrenia, 110 milioni per i lavoratori socialmente utili della scuola.
La parte che più sta a cuore del governo è quella che riguarda gli aiuti alle famiglie: anzitutto il bonus da 200 a 1000 euro per le famiglie fino a 22mila euro di reddito, soglia che sale fino a 35.000 se in famiglia c’è un portatore di handicap. Secondo i calcoli del governo, sarà distribuito fra otto milioni di italiani. Poi la norma sui mutui, modificata in corsa all’ultimo momento. In buona sostanza le famiglie con mutuo a tasso variabile potranno ottenere di pagare un ribasso fino al limite di Euribor al 4%. Ancora: c’è la conferma della detassazione del salario di produttività (non degli straordinari) che, su pressione dei ministri La Russa e Maroni viene allargato a tutte le forze dell’ordine; il blocco delle tariffe per tutto il 2009, tranne che per l’acqua. In alcuni casi le bollette scenderanno spontaneamente (quelle energetiche) per via del calo del prezzo del petrolio, in altri casi il governo ha imposto una moratoria, che per le autostrade varrà 4 mesi. Anche nel caso dell’energia ci sarà però un intervento «spintaneo»: il ministro leghista Roberto Calderoli ha presentato un complicato intervento per allineare i costi industriali dell’elettricità.
Le imprese più piccole (si ipotizza sino a 200mila euro di fatturato) potranno contare su una norma che sposterà gli oneri Iva al momento dell’incasso, tutte insieme avranno una detassazione dell’Irap dalla base imponibile Ires. Slitta invece ancora una volta il provvedimento salva-banche: nella manovra c’è la «cornice generale» dell’intervento, ma sul tipo di obbligazioni da emettere tutto è rimandato ad un decreto ministeriale del Tesoro. Infine c’è il capitolo infrastrutture, caro soprattutto a Berlusconi. Due le novità principali: è stato introdotto il principio per il quale verrà impedito di bloccare le opere pubbliche con ricorsi ai tribunali; se dovesse accadere, l’opera procederà, salvo risarcire il danno al ricorrente in caso di vittoria di fronte al giudice. Arriva inoltre il commissario ad hoc per le opere pubbliche: vigilerà sul rispetto dei tempi in tutte le fasi realizzative delle grandi opere pubbliche.
Trentacinque articoli, quasi 60 pagine di norme fittissime e minuziose, circa sei miliardi di euro complessivi. La manovra è così complicata che quando all’ora di pranzo Giulio Tremonti scende in sala stampa per presentare il provvedimento anti-crisi del governo, si mette in maniche di camicia e parla per quasi due ore. Il ministro dell’Economia parla di «sette strumenti» messi a disposizione per affrontare una crisi che «non è ciclica»: «Detassazione, trasferimenti netti, risparmi sottoforma di minori costi, finanziamenti, garanzie, investimenti, accelerazione di alcuni tipi di investimenti». Dentro c’è di tutto: dal bonus famiglie che arriverà a gennaio ad una complicato meccanismo di rivalutazione contabile dei beni delle imprese, dal blocco delle tariffe alla norma che riporterà i tassi sui mutui a tasso variabile al loro valore originario. È una mini-manovra economica: ci sono nuove entrate e nuove spese: fra le prime, oltre alle rivalutazioni (che finanzieranno il bonus per le famiglie), un aumento della tassazione per i servizi televisivi digitali, la introduzione della vecchia porno-tax (norma che già esisteva ma mai attuata), una stretta sui controlli fiscali sulle grandi imprese. Fra le spese ci sono l’aumento per circa un miliardo dei fondi per finanziare la cassa integrazione in deroga (sarà estesa ai precari), l’eventuale copertura dello Stato per gli aumenti dei mutui delle famiglie, ma anche altre voci: 960 milioni per le Ferrovie, 65 milioni a favore della ristrutturazione della Tirrenia, 110 milioni per i lavoratori socialmente utili della scuola.
La parte che più sta a cuore del governo è quella che riguarda gli aiuti alle famiglie: anzitutto il bonus da 200 a 1000 euro per le famiglie fino a 22mila euro di reddito, soglia che sale fino a 35.000 se in famiglia c’è un portatore di handicap. Secondo i calcoli del governo, sarà distribuito fra otto milioni di italiani. Poi la norma sui mutui, modificata in corsa all’ultimo momento. In buona sostanza le famiglie con mutuo a tasso variabile potranno ottenere di pagare un ribasso fino al limite di Euribor al 4%. Ancora: c’è la conferma della detassazione del salario di produttività (non degli straordinari) che, su pressione dei ministri La Russa e Maroni viene allargato a tutte le forze dell’ordine; il blocco delle tariffe per tutto il 2009, tranne che per l’acqua. In alcuni casi le bollette scenderanno spontaneamente (quelle energetiche) per via del calo del prezzo del petrolio, in altri casi il governo ha imposto una moratoria, che per le autostrade varrà 4 mesi. Anche nel caso dell’energia ci sarà però un intervento «spintaneo»: il ministro leghista Roberto Calderoli ha presentato un complicato intervento per allineare i costi industriali dell’elettricità.
Le imprese più piccole (si ipotizza sino a 200mila euro di fatturato) potranno contare su una norma che sposterà gli oneri Iva al momento dell’incasso, tutte insieme avranno una detassazione dell’Irap dalla base imponibile Ires. Slitta invece ancora una volta il provvedimento salva-banche: nella manovra c’è la «cornice generale» dell’intervento, ma sul tipo di obbligazioni da emettere tutto è rimandato ad un decreto ministeriale del Tesoro. Infine c’è il capitolo infrastrutture, caro soprattutto a Berlusconi. Due le novità principali: è stato introdotto il principio per il quale verrà impedito di bloccare le opere pubbliche con ricorsi ai tribunali; se dovesse accadere, l’opera procederà, salvo risarcire il danno al ricorrente in caso di vittoria di fronte al giudice. Arriva inoltre il commissario ad hoc per le opere pubbliche: vigilerà sul rispetto dei tempi in tutte le fasi realizzative delle grandi opere pubbliche.
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