venerdì 21 novembre 2008

FI, fine di un percorso

Scrive Tommaso Montesano oggi su “Libero” (titolo: “Fine di un’era. In attesa del Pdl, chiude Forza Italia. Oggi il congresso darà a Berlusconi i poteri per sciogliere il partito nato nel 1994 e portarlo nel Popolo della Libertà”):

Alfredo Biondi, presidente del consiglio nazionale del partito, non riesce a nascondere l’emozione: «Siamo di fronte a un fatto storico». Come definire, del resto, la fine di Forza Italia? Perché questo succederà oggi pomeriggio, quando lo stesso consiglio nazionale, dopo l’intervento di Silvio Berlusconi, voterà la mozione che di fatto mette fine all’avventura politica iniziata nel 1994. Certo, nel 2009 (a marzo) nascerà ufficialmente il Popolo della libertà, e il Cavaliere, da presidente del consiglio, ne sarà il leader indiscusso.
Ma il momento, come lascia trasparire proprio Berlusconi nella lettera spedita ai coordinatori regionali del partito due giorni fa, è solenne. «Non è un appuntamento come tutti gli altri», scrive il premier, «è un evento che ci è stato chiesto con forza e con chiarezza dagli elettori con il voto». Quando «milioni di italiani», ricorda con orgoglio, «hanno stabilito che il Popolo della Libertà doveva essere il futuro».
Da Fini al predellino
Tecnicamente il funerale di Forza Italia sarà celebrato nel 2009. Ma è oggi che il partito nato il 18 gennaio 1994 imboccherà la strada senza ritorno della confluenza nel PdL. Succederà quando i cinquecento consiglieri nazionali voteranno - e approveranno - la mozione che «fino al 31 dicembre 2009» affida al consiglio nazionale, e al presidente del movimento (Berlusconi), i poteri «di definire e indirizzare la linea politica e programmatica di Forza Italia» in vista del primo congresso costituente del nuovo soggetto politico. Ovvero il Popolo della Libertà. Il consiglio nazionale, in pratica, nella fase di transizione acquisisce i poteri che normalmente spetterebbero al congresso.
«È stato lo stesso congresso di Assago, nel 2004, ad affidare al maggiore organo collegiale del partito, appunto il consiglio nazionale, le attribuzioni del congresso quando quest’ultimo non è convocato», precisa Biondi. Oggi sarà un giorno storico anche per lui: «Antonio Martino ha la tessera numero due di Forza Italia, io ho la numero tre. Ho avuto la soddisfazione di seguirne tutto il percorso. Adesso è arrivato il momento di lanciare il partito verso una nuova frontiera. Il PdL vuole diventare la formazione di maggioranza relativa più grande mai esistita in Italia». Un obiettivo annunciato da Berlusconi giusto un anno fa.
Ora il nuovo partito
Era il 18 novembre 2007 quando a Milano, in piazza San Babila, dal predellino della sua automobile il Cavaliere lanciò la sfida di «un nuovo grande partito del popolo» in grado di dare ospitalità a «tutti gli italiani che non si riconoscono nella sinistra». E sempre a novembre, scherzo del destino, Berlusconi irruppe nella vita politica italiana. «Se il centro moderato non dovesse organizzarsi, non potrei non intervenire direttamente», disse il Cavaliere il 23 novembre 1993 a margine dell’inaugurazione di un ipermercato a Casalecchio di Reno. Ma fu soprattutto l’ammissione che lui, il numero 1 di Fininvest, nella corsa a sindaco di Roma avrebbe votato per Gianfranco Fini, allora segretario del Movimento sociale italiano, a cambiare per sempre la politica italiana. Due mesi dopo, il 26 gennaio 1994, sarebbe stata la volta del messaggio televisivo con l’annuncio formale della “discesa in campo”, apripista per la prima vittoria - ne sarebbero seguite altre due, nel 2001 e nel 2008 - alle elezioni politiche del 27 e 28 marzo.
Numeri cui vanno aggiunti, alla faccia del “partito di plastica”, i circa 400mila iscritti raggiunti nel 2007. Adesso manca l’ultimo tassello: l’addio a Forza Italia e l’atto fondativo, insieme ad Alleanza nazionale, del PdL. «Il nostro prossimo passo sarà eleggere i delegati al congresso del nuovo partito», spiega Biondi. Fino ad allora, gli organi nazionali resteranno in carica nel pieno delle loro funzioni.

Un analogo articolo lo si trova anche su “Il Giornale” a firma di Vincenzo La Manna (“Le mosse del centrodestra. Forza Italia ultimo atto: subito nel Pdl. «Questo è soltanto l’inizio del viaggio». Dopo il primo via libera dal Consiglio nazionale, oggi il partito vara la svolta verso il nuovo soggetto politico con An. Scajola: «Non è il disarmo, ma il punto di partenza»”):

A due passi da San Pietro, Forza Italia prova a porre la sua prima pietra con il via libera del Consiglio nazionale alla confluenza nel Popolo della libertà. Un passaggio importante, anche se già ampiamente condiviso, che segna in maniera formale l’avvicinamento al grande partito unico dei moderati a cui aspira da anni Silvio Berlusconi. E sarà proprio il premier oggi a chiudere l’assise convocata all’Auditorium della Conciliazione. Per sancire il percorso verso il nuovo soggetto politico, che dovrebbe nascere a marzo, forse già a febbraio.
«Forza Italia resterà Forza Italia fino al Congresso fondativo del Pdl», che sarà composto da 6.000 delegati (4.000 tra Fi e altri alleati, 2.000 di An), spiega intanto Alfredo Biondi, presidente del Consiglio nazionale, massimo organo collegiale. Detto questo, scrive ai circa 700 consiglieri l’ex parlamentare di lungo corso - che salirà sul palco per i saluti prima del coordinatore Denis Verdini - in queste ore il partito è «chiamato ad assumersi la piena responsabilità per accompagnare la transizione verso il Pdl». Un appuntamento «molto importante e significativo», aggiunge, «non per sciogliere Fi, ma per rinnovare e rafforzarne il suo ruolo in un nuovo grande orizzonte politico che si apre di fronte a noi». Con l’obiettivo di «non portare avanti una fusione a freddo, come avvenuto nel Pd, con due o più oligarchie riunite». Tra l’altro, avverte Biondi, «non dovrà essere un partito monolitico», ma il risultato di «un grande viaggio, in cui ciascuno, sia esso liberale, cattolico o altro, porti con sé il proprio bagaglio». Per dare seguito alle «intuizioni del rabdomante Berlusconi, che ha scoperto un giacimento dove nessuno pensava potesse esistere».
E così, tocca poi a Claudio Scajola dire la sua. «Oggi non finisce la storia di Forza Italia - sottolinea il ministro per lo Sviluppo economico -. Si compie invece un processo iniziato nel 1993, quando Berlusconi scese in campo per cambiare la politica italiana. C’è riuscito: adesso abbiamo in Italia finalmente un bipolarismo di tipo europeo, nel quale i moderati, i popolari, fra storici e laici, sono uniti nel Pdl». Questo «non significa il disarmo di Forza Italia», rimarca Scajola. Perché «le donne e gli uomini che per 15 anni sono stati protagonisti sul territorio delle battaglie di libertà, saranno anche i protagonisti del nuovo soggetto politico voluto da Berlusconi».
«Ci troviamo dinanzi a un punto d’arrivo, ma al tempo stesso a un punto di partenza», analizza dal canto suo Sandro Bondi. Convinto che «bisogna proseguire sulla strada già segnata, per dare una configurazione stabile e duratura, attraverso il radicamento territoriale, a un soggetto unitario che per gli elettori già esiste. Per l’ex coordinatore azzurro, oggi titolare ai Beni culturali, il nuovo partito «dovrà aprirsi più possibile alla società civile». E anche agli «elettori di centro». Visto che, se «è impossibile che Casini possa ricredersi», non lo è per chi ora vota Udc.
«La strada che abbiamo percorso fino a oggi, dall’annuncio di San Babila alla formazione di una squadra politica e di governo capace di largo consenso», commenta invece Franco Frattini, «non rappresenta l’arrivo di una comoda tappa, ma piuttosto un monito a spingerci sempre oltre». «Un cammino, appunto - rimarca il ministro degli Esteri - verso ulteriori percorsi di crescita strategica e rafforzamento della nostra progettualità politica». E «se vogliamo essere innovativi, nel senso di stare sempre al passo con i cambiamenti sociali - prosegue - il Pdl dovrà sempre più guardare al modello-partito delle grandi democrazie». Cioè, quello «governato dagli elettori, senza segni distintivi al suo interno, ma non per questo a corto di idee di dibattito o di militanti e tecnici della politica».
Chi si augura inoltre di riuscire nella «difficile operazione di mantenere l’azione politica e sociale finora ricoperte» da Fi e An è Fabrizio Cicchitto. Per il capogruppo del Pdl a Montecitorio, l’impegno che deve caratterizzare tutti è portare avanti una «riflessione sui modelli di partito che hanno caratterizzato sia chi stava in An che in Forza Italia,. Va trovata dunque una sintesi nella «formula». E attorno alla leadership di Berlusconi va creata una «realtà che lo sorregga, affinché non ci si abbandoni a lui». Ed è anche per superare il «paradosso» che vede gli elettori più avanti, rispetto ai suoi rappresentanti, che oggi, a due passi da San Pietro, Forza Italia pone la sua prima pietra.

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