Ancora da “Il Giornale” un articolo sullo scioglimento di Forza Italia. Il testo è di Adalberto Signore. Titolo: “Berlusconi: «È un passo avanti nella nostra battaglia di libertà». Il premier: «Sono commosso, continua l’avventura iniziata nel ’94. I programmi di allora sono ancora validi e li porteremo fino in fondo».
C’è un filo conduttore che va dal 26 gennaio del 1994 al 18 novembre 2007. Dal giorno della cosiddetta «discesa in campo», quando annunciò la nascita di Forza Italia, al discorso del predellino in piazza San Babila, quando spiazzò avversari e alleati lanciando il Popolo della libertà. Episodio, quest’ultimo, che Silvio Berlusconi evita di ricordare, forse per non riaprire vecchie ferite con An. Ma che il nesso ci sia e sia forte lo certifica la scelta del Cavaliere di dedicare buona parte dei suoi sedici minuti d’intervento davanti al Consiglio nazionale di Forza Italia proprio al discorso di quasi quindici anni fa, letto per intero a certificare che rispetto al passato «nulla cambia».
Il premier parla lo stretto indispensabile, ma le sue parole sono inequivocabili: anche davanti alla nascita del Pdl, Forza Italia resta «il baluardo di democrazia e libertà». Avanti con il progetto del Popolo della libertà, dunque, ma nella piena continuità con il passato. Perché lo scioglimento di Forza Italia è solo «un passo in avanti nella nostra battaglia». Un passo comunque importante, se il Cavaliere - che dai delegati riceve un’accoglienza calorosissima - si commuove davanti agli applausi della sala. «Data l’età - scherza prendendo un fazzoletto - sono facile alla commozione».
Un discorso breve, tutto concentrato sull’identità del partito. Al punto che qualcuno arriva a ipotizzare che la scelta di non citare mai An sia stata fatta in chiave polemica. In verità, l’impressione è esattamente opposta, visto che anche Ignazio La Russa quando parlò davanti alle assise del suo partito si concentrò sulle cose di casa sua. Che poi Berlusconi abbia voluto sottolineare il ruolo centrale del suo partito e della sua esperienza politica è altra cosa, peraltro piuttosto scontata visto che sarà lui il presidente del neonato Pdl. Anche se, ci tiene a sottolineare La Russa, «questo non vuol dire che non ci siano altri leader» come per esempio Gianfranco Fini che «quando non avrà più un ruolo istituzionale» ricoprirà nel Pdl «un incarico di prestigio».
Così è nelle cose che il premier parli direttamente al cuore del popolo azzurro puntando a quella continuità che lui stesso rappresenta. Un modo per dire alla platea di ministri, parlamentari e dirigenti azzurri di ogni livello presenti all’auditorium della Conciliazione che non ci saranno traumi e che il Pdl è sì un altro contenitore ma con gli stessi obiettivi di prima. Eloquente in questo senso l’incipit del Cavaliere: «Questa notte avevo scritto un discorso, stamattina l’ho riletto e data l’età mi sono commosso, per questo ho deciso di non leggerlo. Ma ho trovato in una cartellina un passo datato gennaio ’94 che inizia così: "L’Italia è il Paese che amo... "». E via a rileggere per intero le due cartelle pronunciate dietro alla scrivania di Arcore quel 26 gennaio del 1994 e poi inviate con una cassetta a tutte le emittenti televisive italiane. Pagine, spiega, che «non hanno bisogno di alcuna modifica» perché «non c’è da cambiare una sola parola e un solo aggettivo».
«Credo che la battaglia che abbiamo iniziato quattordici anni fa - dice - debba avere il coraggio di fare questo passo. E credo che i programmi che nel ’94 ci hanno portato fin qua dimostrano che quello che volevamo allora non ha bisogno di alcun cambiamento. In quattordici anni abbiamo dato al Paese qualcosa di indispensabile perché Forza Italia è stata e sarà il vero baluardo della libertà e della democrazia in questo Paese».
Forza Italia, dunque, chiude i battenti. Ma il messaggio di continuità è chiaro: da leader del Pdl il Cavaliere farà la stessa politica e le stesse battaglie portate avanti in questi anni da Forza Italia.
C’è un filo conduttore che va dal 26 gennaio del 1994 al 18 novembre 2007. Dal giorno della cosiddetta «discesa in campo», quando annunciò la nascita di Forza Italia, al discorso del predellino in piazza San Babila, quando spiazzò avversari e alleati lanciando il Popolo della libertà. Episodio, quest’ultimo, che Silvio Berlusconi evita di ricordare, forse per non riaprire vecchie ferite con An. Ma che il nesso ci sia e sia forte lo certifica la scelta del Cavaliere di dedicare buona parte dei suoi sedici minuti d’intervento davanti al Consiglio nazionale di Forza Italia proprio al discorso di quasi quindici anni fa, letto per intero a certificare che rispetto al passato «nulla cambia».
Il premier parla lo stretto indispensabile, ma le sue parole sono inequivocabili: anche davanti alla nascita del Pdl, Forza Italia resta «il baluardo di democrazia e libertà». Avanti con il progetto del Popolo della libertà, dunque, ma nella piena continuità con il passato. Perché lo scioglimento di Forza Italia è solo «un passo in avanti nella nostra battaglia». Un passo comunque importante, se il Cavaliere - che dai delegati riceve un’accoglienza calorosissima - si commuove davanti agli applausi della sala. «Data l’età - scherza prendendo un fazzoletto - sono facile alla commozione».
Un discorso breve, tutto concentrato sull’identità del partito. Al punto che qualcuno arriva a ipotizzare che la scelta di non citare mai An sia stata fatta in chiave polemica. In verità, l’impressione è esattamente opposta, visto che anche Ignazio La Russa quando parlò davanti alle assise del suo partito si concentrò sulle cose di casa sua. Che poi Berlusconi abbia voluto sottolineare il ruolo centrale del suo partito e della sua esperienza politica è altra cosa, peraltro piuttosto scontata visto che sarà lui il presidente del neonato Pdl. Anche se, ci tiene a sottolineare La Russa, «questo non vuol dire che non ci siano altri leader» come per esempio Gianfranco Fini che «quando non avrà più un ruolo istituzionale» ricoprirà nel Pdl «un incarico di prestigio».
Così è nelle cose che il premier parli direttamente al cuore del popolo azzurro puntando a quella continuità che lui stesso rappresenta. Un modo per dire alla platea di ministri, parlamentari e dirigenti azzurri di ogni livello presenti all’auditorium della Conciliazione che non ci saranno traumi e che il Pdl è sì un altro contenitore ma con gli stessi obiettivi di prima. Eloquente in questo senso l’incipit del Cavaliere: «Questa notte avevo scritto un discorso, stamattina l’ho riletto e data l’età mi sono commosso, per questo ho deciso di non leggerlo. Ma ho trovato in una cartellina un passo datato gennaio ’94 che inizia così: "L’Italia è il Paese che amo... "». E via a rileggere per intero le due cartelle pronunciate dietro alla scrivania di Arcore quel 26 gennaio del 1994 e poi inviate con una cassetta a tutte le emittenti televisive italiane. Pagine, spiega, che «non hanno bisogno di alcuna modifica» perché «non c’è da cambiare una sola parola e un solo aggettivo».
«Credo che la battaglia che abbiamo iniziato quattordici anni fa - dice - debba avere il coraggio di fare questo passo. E credo che i programmi che nel ’94 ci hanno portato fin qua dimostrano che quello che volevamo allora non ha bisogno di alcun cambiamento. In quattordici anni abbiamo dato al Paese qualcosa di indispensabile perché Forza Italia è stata e sarà il vero baluardo della libertà e della democrazia in questo Paese».
Forza Italia, dunque, chiude i battenti. Ma il messaggio di continuità è chiaro: da leader del Pdl il Cavaliere farà la stessa politica e le stesse battaglie portate avanti in questi anni da Forza Italia.
Nessun commento:
Posta un commento