venerdì 28 novembre 2008

Il dibattito alla Camera sui fatti di Mumbai [2]

Dopo gli interventi di Marco Zacchera (Pdl) e Piero Fassino (Pd), il resoconto stenografico della discussione in aula alla Camera sui fatti di Mumbai. Gli interventi di Stefano Stefani (Lega Nord) e Luca Volontè (Udc).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.
STEFANO STEFANI. Signor Presidente, un argomento come questo forse avrebbe necessitato una maggiore attenzione e anche un po' più di tempo, comunque cercherò di essere telegrafico e di restare nei tempi a me assegnati.
L'inopinato attacco a Mumbai (ma amo ancora chiamarla Bombay per i miei ricordi di gioventù) sembra non aver fine dalle notizie che continuano a pervenire dal Paese circa ulteriori esplosioni (addirittura sembra che la città non sia stata ancora completamente liberata da questi gruppi di terroristi).
La Lega esprime il massimo cordoglio per le numerose vittime innocenti e la massima preoccupazione per gli ostaggi che sono ancora in mano ai terroristi e per la sorte dei nostri connazionali. Purtroppo la struttura del nostro Ministero degli esteri - ma anche degli altri Ministeri degli esteri - non può assolutamente controllare quanti italiani sono presenti in quel Paese. Come può controllarlo quando questi non si registrano, quando abbiamo uomini d'affari che vanno su e giù dall'India, anche settimanalmente, che non hanno il tempo e la voglia di registrarsi? Speriamo, comunque, che il numero delle vittime non aumenti.
Nella mia qualità di presidente della Commissione esteri ho già telefonato, riscontrando la massima disponibilità, al nostro ambasciatore a Delhi che sta seguendo con la massima attenzione l'evolversi della situazione. Signor sottosegretario, desidero veramente esprimere il massimo apprezzamento - la prego di riportarlo anche al Ministro - per la nostra unità di crisi. Poche ore fa, ho telefonato a due mie concittadine (si chiamano Carla Padovan e Rossella Bergamo), che sono lì a rappresentare un ente pubblico vicentino di promozione, che hanno avuto la fortuna di sfuggire all'attentato e di rifugiarsi a casa del nostro console. Anche il loro capo a Vicenza mi ha confermato la massima operatività e capacità della nostra unità di crisi; pertanto, la prego di riportare al Ministro queste mie osservazioni.
I principali obiettivi colpiti sono proprio il cuore di Bombay, di Mumbai. Il Taj e l'Oberoi sono i due simboli dell'occidentalizzazione di quel Paese, sono i luoghi di ritrovo della comunità internazionale, i punti nevralgici della presenza internazionale a Mumbai. L'India è stata colpita nel cuore della sua economia laddove dialoga con il resto del mondo, e la chiusura dell'aeroporto, così come la chiusura dei mercati internazionali, è allarmante. Credo che sia evidente la strategia terroristica: colpire un Paese più che emergente per la sua economia, uno dei Paesi che è previsto sia il fulcro dello sviluppo internazionale.
L'attacco - per quello che ne sappiamo - si è svolto dal mare con l'utilizzo di gommoni e con delle truppe addestrate ed armate. Reputo che non si possa dire che si tratti di gente
Pag. 86locale; è chiaro che in India vi è una forte componente musulmana. ma per quello che ne so io, quelle truppe, che hanno un inquietante addestramento militare, non hanno attinto da questi cittadini. Non è la prima volta che l'India è oggetto di attacchi. Alcuni anni fa, fu lo stesso Parlamento ad essere luogo di una sanguinaria strage; ve ne è stata un'altra il 13 settembre a Delhi, e poi il 30 ottobre nel nord est con oltre 100 morti.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
STEFANO STEFANI. Esprimiamo con forza la nostra solidarietà al popolo e al Governo indiano. L'India costituisce - voglio ricordarlo, visto che ci riempiamo la bocca della parola democrazia - una delle democrazie più grandi del mondo. L'India è una nazione amica dell'Italia, è legata a noi da vincoli saldi e antichi, e sappiamo e che saprà reagire a questo difficilissimo momento. La matrice dell'attentato ancora non è ben definita, ma credo francamente che, alla luce di quello che si sente e si vede, e anche in ragione delle considerazioni che ho testé svolto sulla loro preparazione militare, si possa ben attribuire a una chiara linea (e vedremo che sarà confermata questa mia, e non solo mia, supposizione).
Lo ha osservato d'altra parte anche il Presidente della Federazione russa, Medvedev, con una battuta a caldo. Ancora una volta percepiamo l'attuale indivisibilità della sicurezza internazionale e troviamo conferma per la scelta di una solidarietà globale nella lotta al terrore. Tuttavia, se non cambiamo i presupposti e il nostro approccio, tale lotta non potrà mai essere vinta. Dobbiamo mettere al bando e dobbiamo sanzionare qualunque Paese del globo che offre un supporto finanziario o anche logistico a questi terroristi. Dobbiamo cambiare la nostra strategia...
PRESIDENTE. Deve concludere.
STEFANO STEFANI. Concludo, signor Presidente. Credo che si possa pensare ad una matrice fondamentalista che si richiama ad Al-Qaeda. La difficile situazione dell'Afghanistan è una delle componenti e - guarda caso - proprio in queste ore ci informano di un attacco suicida nei pressi dell'ambasciata americana in Afghanistan: credo che non sia un caso. Purtroppo sembra di rivivere, amici e colleghi, le ore drammatiche dell'11 settembre 2001 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, cari colleghi, anche noi ci uniamo al dolore della famiglia De Lorenzo e anche noi invitiamo il Governo, con la sua unità di crisi, a lavorare sempre più celermente affinché i sette italiani ancora nelle mani dei rapitori, o comunque segregatati in uno degli hotel, possano ritornare presto non solo nella disponibilità della loro libertà ma anche all'affetto delle proprie famiglie.
Non è questo il momento per fare grandi analisi di geopolitica, ma forse è bene che noi contribuiamo a dare una qualche memoria storica. Più di un anno fa in Pakistan si andava alle elezioni presidenziali ed uno dei candidati, anzi la candidata che tutti davano per vincente, fu uccisa, e l'attuale Presidente del Pakistan è il marito di quella candidata. A distanza di dodici mesi in India in cinque Stati si vota, e non è assolutamente escluso - ieri sera eravamo con il collega Gozi ad un incontro con l'ambasciatore indiano quando sono arrivate queste notizie - che nei prossimi mesi, oltre ai cinque Stati i cui organi si vanno a rinnovare nel mese di dicembre, vi possano essere addirittura le elezioni politiche per tutta la democrazia indiana. Questo è un altro elemento che ci deve far riflettere sul salto di qualità del terrorismo di matrice fondamentalista islamica. Penso - lo dico senza pudore - che l'attentato di un anno fa in Pakistan e gli attentati che si stanno susseguendo ormai frequentemente, purtroppo, in India, ci facciano capire che il terrorismo islamico, follemente, immagina di poter conquistare una democrazia che abbia in suo possesso l'arma nucleare.
Dico anche di più. Il collega Stefani si diceva prima inquietato e preoccupato dal fatto che l'attentato di Mumbai possa essere stato portato dal mare. Ricordiamoci che negli ultimi mesi l'Occidente ha chiuso gli occhi colpevolmente, e spero - anche se non è questo l'argomento della discussione di oggi - che il nostro comandante delle forze NATO che controlla il Corno d'Africa, invece di parlare ai giornali, cominci anche ad usare le armi che sono state messe a disposizione delle navi che proteggono i commerci.
Va ricordato che uno dei punti fondamentali dei commerci internazionali oggi è in pericolo, tant'è che molte imbarcazioni commerciali stanno immaginando di fare la vecchia rotta di circumnavigazione dell'Africa, tornando indietro di 500 anni. Mi sembra un fatto di cui dobbiamo essere consapevoli se vogliamo affrontare il problema del terrorismo. Va ricordato inoltre - si è già detto dell'incontro NATO che si terrà tra qualche giorno - che il nostro Governo e i Governi dell'Europa occidentale hanno colpevolmente dimenticato gli appelli che il Segretario generale della NATO ha rivolto negli ultimi diciotto mesi, in particolare quello per mandare più uomini in Afghanistan.
Immagino che tutto quello che abbiamo ascoltato oggi porti poi ad un voto favorevole, dopo che la riunione della NATO che si terrà fra qualche giorno e quella soprattutto che si terrà nel mese di gennaio, con il consenso della Presidenza americana (che sarà non di Bush, ma di Obama), chiederanno ancora all'Italia per l'ennesima volta di inviare altri 1.000-1.500 uomini. Infatti, parlare di terrorismo, del pericolo globalizzato, dell'insicurezza e del dispiacere che ognuno di noi sente e prova e non fare alcuna azione che vada incontro a quello che tutti i Paesi riconoscono come il punto cruciale di una sconfitta di Al-Qaeda, che è appunto l'Afghanistan, significa fare bei discorsi, assolutamente onorevoli, meritori anche di grandi applausi, ma che non risolvono alcun tipo di problema, neanche si avvicinano alla soluzione del problema.
La tragedia che è accaduta in India in questi giorni ha un precedente chiaro negli attentati in India ed ha un precedente chiaro nel tentativo di modificare l'esito delle urne nelle elezioni del Pakistan di un anno e mezzo fa. Vi è un problema di controllo del territorio, che riguarda certo l'Afghanistan e la solidarietà che dobbiamo dare alla prossima azione NATO che ci verrà chiesta, ma che riguarda anche la responsabilità, direttamente sotto la guida italiana, dei mari e delle rotte commerciali.
Concludo ribadendo tutta la nostra solidarietà al popolo indiano e alla famiglia De Lorenzo e la nostra vicinanza anche all'azione del Governo per portare in salvo questi sette nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di centro e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Nessun commento:

Archivio blog